lunedì 1 ottobre 2018

FRANCO CAMPEGIANI LEGGE: "DALLA PARTE DEL TEMPO" DI SONIA GIOVANNETTI


Presentato il 28 settembre presso la sede romana della "Dante Alighieri"
"Dalla parte del tempo" il nuovo testo poetico di Sonia Giovannetti



Franco Campegiani,
collaboratore di Lèucade


Poesia   pensosa,   problematica,   questa   di   Sonia   Giovannetti.   Poesia anche lieve, fresca e zampillante, che prende sulle proprie ali il lettore, ma sa tenerlo ancorato alla terra, nella crudezza della realtà. Poesia dove la dualità è di casa. Ossimorica  potremmo anche dire, usando un termine inflazionato che tuttavia rende l'idea. Un realismo lirico che vuole stare, e sta, dalla parte del tempo, con i piedi per terra, pertanto, ma con la criniera al vento, perché la realtà è un misto di cielo e terra, di assolutezza e di caducità.
Sonia è ispirata da questa visione duale della realtà. Ad essa dichiara espressamente   di   aderire   fin   dalla   dedica   iniziale,   il   cui   destinatario   è nientemeno che Giano bifronte: "In ogni istante del tuo divenire altro - gli dice - non fai che rimanere sempre te stesso". Divenire ed essere, non in chiave antitetica, ma fusi in un solo respiro. Unità eraclitea di opposti, armonia di contrari. "Sono ciò che fui sempre, / futuro di una memoria", lei scrive. Un fuoco a trecentosessanta gradi. Stare dalla parte del tempo, allora, significa anche tendere verso quei principi immutabili da cui il tempo viene e che vengono ciclicamente riscoperti nella temporalità. C'è insomma un rapporto di complicità fra essere e tempo, e   ciò   è   magnificamente   detto,   in   metrica   perfetta   e   in   perfetto   stile sapienziale,   nella   prima   composizione   del   testo:   "giacché   nel   tempo   ha dimora il vero / che non trasmuta e non conosce mete / ma sempre torna a sé lungo un sentiero // ove infinito il ciclo si ripete / come in quel fato, amico del mistero, / che porta al riapparir delle comete".
Che il tempo possa essere dimora del vero    è pensiero davvero inusuale in una cultura che da sempre vede nel tempo, nel relativo, una contraddizione dell'eterno, dell'assoluto. Il nichilismo attuale lo conferma: la verità eterna ed immutabile   non   esiste,   è   pura   illusione   in   quanto   tutto   è   temporalità,   è mutamento,   è   dominio   del   caos.   Invece   Sonia   afferma   candidamente   - sfacciatamente, direi - che nel tempo ha dimora il vero      . Non dice – attenzione - che la verità è il tempo, ma dice che la verità vive segretamente nel tempo, partecipe del tempo, seppure da esso distaccata.
Ed è posizione di pensiero coraggiosa. Non è un caso che Plinio Perilli, nella   sua   colta   e   come   al   solito   brillante   prefazione,   sottolinei   ed   elogi l'inattualità      di questa poesia, sia pure adducendo altre motivazioni. Qui si puntano i fari su di un tempo interno allo scorrere del tempo: quel tempo della coscienza di cui facilmente perdiamo contezza, naufraghi come siamo nel vorticoso   e   dilaniante   oceano   del   divenire.   Ma   è   un   tempo,   quello coscienziale, che esiste realmente, un tempo che sempre si spegne e sempre si accende, e non ha nulla a che vedere con la lineare durata 
bergsoniana.
Un tempo - abbiamo già citato questi versi - che "sempre torna a sé lungo un sentiero / ove infinito il ciclo si ripete". Stare dalla parte del tempo, allora, significa stare sospesi, come Giano appunto, tra tempo e non-tempo, tra divenire ed essere, in un viaggio perenne fatto di approdi e partenze, di risvegli e di oblii. Morire e rinascere, rinascere e morire in un altalena infinita.
Stare in bilico, in equilibrio: è questa la legge del tempo che difficilmente, vivendo nel tempo, riusciamo ad accettare.
Quando   però   l'oscurità   si   fa   totale,   non   può   che   far   bene   affidare all'aquilone, come fa la poetessa, le conchiglie raccolte sulla sabbia. Fuor di metafora, offrire i frammenti dispersi della nostra esistenza all'essere alare che ci vive dentro e che è nostro sodale. Egli sta insieme a noi dalla parte del tempo, non aldilà del tempo, come è luogo comune pensare. Vive con noi nel tempo, refrattario alle offese del tempo, che colpiscono noi mortalmente nel piano sensoriale. Le flessioni certo non mancano, la fede (questo tipo di fede) vacilla e si trasforma in dubbio mortale, ma i momenti di grazia, seppure rari, esistono realmente, non sono chimere.
Sicché, sulle ali dell'aquilone, finalmente Sonia può dire: "Il mio volo, questa notte, / ha rimosso l'ingiuria del tempo". Come questo accada è un mistero, ma c'è un "tempo nascosto della vita", lei dice, da cui sempre riparte ogni avventura festosa. L'inverno, ad esempio, la stagione "in cui i semi abitano la terra" "e gli alberi celano la loro identità", non è il tempo della morte, come potrebbe sembrare, ma appunto il "tempo nascosto della vita" che annuncia l'appressarsi di una nuova estate.
Ed ama la notte, Sonia, patria per lei di sogni felici e non di fantasmi paurosi. Tanto che in una giocosa e rimata poesia di tre distici, può scrivere:
"Vorrei che mai venisse il far del giorno / a far cessare questa mia follia // che il giorno porta seco, mentre intorno / la notte rende vera la pazzia. // So che non è mai vero / quello che al sogno chiude ogni sentiero". Niente è a senso unico, tutto si chiude e si apre continuamente, giacché il finito, ciò che è caduco, porta  dentro di sé l'immortale, l'infinito.
Questo   significa   stare  dalla parte del tempo.   Significa   sperimentare l'equilibrio   nella   sua   carica   esplosiva   di   luci   e   tenebre:   "Quando   tutto s'annebbia / e non vedo cieli tersi // quando il mio gatto si nasconde / e il sentiero si fa incerto / tra orizzonte e oscurità // mi volgo ad altro sole / - che di   sicuro   c'è   -   a   dar   luce   /   alla   notte   e   a   questo   delirio.   //   Altri   occhi m'indicheranno   /   la   strada   ed   anche   la   croce   /   si   farà   coriandolo".   Un ottimismo non ingenuo, che si fa strada attraverso la macerazione interiore.
Struggente l'immagine della "clessidra del tempo", dove "scorre il sangue /goccia a goccia", "a scandire questo lungo esilio".
E l'amore non salva: o è perduto per sempre, o è atteso invano. Amore tradito,  o   forse   mai avuto,   o  solo  sfiorato...    La   pienezza   è  impossibile:
"S'affaccia sempre quel tempo, / la stagione di quell'Uno che fummo, / che mai più siamo stati. / ... / Ho te dall'altra parte del mondo / e solo un po' di stelle in tasca. // Il silenzio ci divide, la candela è quasi spenta". "La mia cometa s'incammina altrove. / Stanca e fatta cenere, riprende la scia / e fugge da ciò che non è stato / verso il luogo dove, in qualche / modo, continuerà a brillare".
Manca sempre qualcosa e deve mancare, altrimenti si cessa di vivere e di credere, si cessa di lottare. La tentazione è forte in tal senso e si è sempre sul punto di cedere, di gettare le armi, così come si è sempre sul punto di aprire le ali. Ed ecco improvvisa la luce: "T'indovino in ogni ombra. / Amo perfino la tua assenza / se così vuoi tenermi vicina". "Un lampo di sole il nostro incontro / nel grigio autunno dei miei giorni. / ... / Per vivere e per morire / basterà quel momento". "Vorrei imparare ad accontentarmi / della finitezza di ogni cosa / e cogliere l'infinito in un attimo".
Grande saggezza. Eterno è l'attimo, non è la durata. Il vero amore non è quello che dura cent'anni, ma quello di un bacio o di un semplice sguardo che ti   rapisce   e   ti   catapulta   al   centro   dell'universo,   nel   cuore   delle   galassie lontane.   Ciò   non   toglie   che   si   possano   vivere   cent'anni   di   questi   attimi favolosi, divini, ma ogni attimo è a sé, ed è unico. La poesia di Sonia ha il potere di evocare questa fede nell'invisibile proprio in quanto orgogliosamente attaccata al visibile,        dalla parte del tempo. Cito a sostegno dei versi, perché è molto meglio far parlare la poesia:
"Quando il mio profumo sarà svanito / e la poltrona non avrà più il mio calco / quando soffierai sull'ultima candela accesa / e impetuosa scenderà la notte / io sarò ancora lì / tra le tende mosse dal vento". Poi: "Te ne sei andata lasciandomi   /   la   nostalgia   dei   nostri   giorni   densi   /   delle   parole   solo nostre. / ... / Quel nostro tempo senza tempo / di madre e figlia nell'eternità".
E' una poesia che scava nell'interiorità,in quel territorio dell'anima che si estende oltre i confini dell'ego,  dell'io, e che pertanto non ha nulla a che vedere con l'intimismo, con le emozioni superficiali. Il verso vola alto: "Ho cercato negli attimi astrali / la creazione, il mistero, la voce / inconosciuta di tutte le cose".
"Un tempo nel tempo" conferma ampiamente il viaggiare della poetessa in regioni sconosciute a Crono, il dio del tempo che scorre, a una sola dimensione, ma invece pienamente note a Giano, dio del tempo duale. E' inevitabile che l'alto  e il basso  spesso finiscano per bisticciare tra di loro, ma l'equilibrio è possibile: "C'è un luogo incantato / dove ci incontriamo. / Ho un corpo inerte da portare / al tuo cospetto, mente mia. / ... / Solo lì, finalmente, diventiamo una cosa sola". La partita è comunque aperta e non si pensi ad una   vittoria   definitiva.   Lo   sconforto   bussa   costantemente   alla   porta,   ma neppure la sconfitta è definitiva.
Quello che finora abbiamo detto riguarda la prima parte della silloge, Il tempo dell'Io       C'è una seconda parte, Il tempo del Noi, e una terza parte, Il tempo dei luoghi, dove la tensione verticale lascia il campo all'orizzontalità, dando vita ad una poesia civile particolarissima, strettamente legata ai temi metafisici di cui abbiamo parlato, che qui si traducono nel tema del contrasto fra utopia e realtà. Così, nel diario che ricorda. La tregua di Natale       durante la guerra del 15/18, la poetessa racconta la sospensione delle ostilità: "Sotto lo sguardo delle stelle / assaporammo il profumo antico / del pane della pace. //Fu un attimo! / Poi, all'ordine, tornammo indietro". Ed ecco di nuovo tornare l'attimo, il magico attimo in cui realtà e sogno fanno tutt'uno. Sonia dedica versi meravigliosi e struggenti alla tragedia di una madre (la nonna Anna) che perde il proprio figlio in battaglia; alla Shoah, ad Auschwitz; al terremoto di Norcia; alla tragedia dei migranti e ad altre situazioni consimili.
L'ultimo capitolo,  Il tempo dei luoghi, si apre con una lieta sorpresa.
Fanno la loro apparizione quattro disegni della poetessa, che mostrano un versante sconosciuto della sua creatività, la sua mano felice nel tratteggiare paesaggi con una freschezza ed un'abilità inusuali. Sono schizzi di luoghi a lei   cari,   ai   quali   dedica   altrettante   poesie,   testimoniando   un   senso   di appartenenza alla terra davvero commovente.

Franco Campegiani


7 commenti:

  1. Sono molto grata a Franco Campegiani, oltre che ammirata per il suo colto commento al mio ultimo libro “Dalla parte del tempo”, che egli ha voluto affettuosamente presentare lo scorso venerdì al pubblico, nella splendida cornice della Soc. Dante Alighieri. Le sono grata perché, ascoltandolo, ho avuto subito la gratificante sensazione che il senso di questa mia ultima raccolta di poesie sia stato da lui esattamente còlto e compiutamente svelato. A me per prima, aggiungo, più e meglio di quanto avrei saputo dire io stessa in proposito. Franco ha parlato con ragione di una “visione duale della realtà” che pervade la raccolta. E’ vero, è proprio questo dualismo che mi ha ispirato e che vedo rappresentato nel sentimento che avverto del tempo, grande regolatore della nostra vita e nostro maestro; capace, pensandolo, di darci conto della complessità del nostro sentire quali abitatori del mondo: di questo mondo, e al tempo stesso di quell’ altro che custodiamo in noi e che sovente sentiamo diverso dal primo, da quello che abbiamo intorno. Una dualità che sempre è convivenza, e talvolta anche ossimoro, paradosso di senso: come quando, nei cosiddetti “momenti perfetti” che a molti è dato provare, ci capita di avvertire in un attimo l’eterno. Sento acutamente questa dualità come cifra dell’umano e, insieme, come una sorta di soffio divino, come rivelazione della verità della nostra vita, e credo che questo, a ben vedere, sia anche il messaggio più autentico che ho voluto trapelasse dalla mia poesia. Ancora grazie a Franco per avermi aiutato a capirlo e grazie a Nazario Pardini per la possibilità offerta di rendere pubblico il grande dono di Campegiani.
    Sonia Giovannetti

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  2. Tutti i miei complimenti a S. Giovanetti per il suo “ Dalla parte del tempo” presentato a settembre presso la sede romana della "Dante Alighieri". Una sede prestigiosa, accompagnata da relatori fuori dal comune che valorizzano e approfondiscono questa ultima fatica poetica di Sonia.
    Varie recensioni sono comparse più volte nel tempo su Leucade. A memoria ricordo: quella firmata da N. Pardini, la mia e quella di F. Campegiani.
    Ammira e riporta il sonetto incipitario “di elegante struttura classica, legato alla più vera tradizione italiana, che mette i puntini sulle i per quanto riguarda la visione che la Poetessa nutre sul passare dei giorni… una nuova plaquette densa di humanitas; di spirito odissaico, di indagine sul mondo e sul senso del divenire. Una profonda e inquieta ricerca alla scoperta di se stessa…” il nostro Ospite-Guida.
    Insistevo io stessa sulla matura, elaborata struttura della plaquette: “ in tre parti: “il tempo dell’io”, che si astrae dalla cronologia storica individuale per approdare al sentimento più profondo ed autentico di sè, “il tempo del noi”, l’aspetto più storico-sociale della poesia che, lontano da ogni completezza cronologica, riscopre i momenti che possono davvero diventare patrimonio collettivo, “il tempo dei luoghi”, in cui il tempo si sposa con lo spazio evocandone la memoria e rinforzando la nostra identità”, vale a dire la ricerca del tempo in tutte le sue sfaccettature, che affonda le radici nel passato, vive il presente per coglierne tutte le vicissitudini e renderlo reale ed emozionante.
    “Divenire ed essere, non in chiave antitetica, ma fusi in un solo respiro. Unità eraclitea di opposti, armonia di contrari. "Sono ciò che fui sempre, / futuro di una memoria"…-filosofica la presentazione di F. Campegiani: “…che il tempo possa essere dimora del vero è pensiero davvero inusuale in una cultura che da sempre vede nel tempo, nel relativo, una contraddizione dell'eterno, dell'assoluto.” E può felicemente concludere: “Questo significa stare dalla parte del tempo. Significa sperimentare l'equilibrio nella sua carica esplosiva di luci e tenebre..”
    Davvero tanti auguri per Sonia e ringraziamenti per i suoi critici illuminanti e per il filosofo Campegiani.

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  3. Non posso che ringraziarti ancora, di cuore, cara Prof.ssa Ferraris, del tuo ulteriore e bellissimo contributo al mio libro. Avevi già donato a “Dalla parte del tempo” un’esegesi profonda e illuminante e ne abbiamo parlato qui, sul Blog che tanto apprezziamo e che ci concede sempre grande spazio.
    Dici bene, cara Maria Grazia, ho avuto relatori “fuori dal comune” che hanno valorizzato, senza ombra di dubbio, la mia raccolta e tu ne sei parte attiva. Mi sento davvero privilegiata della tua attenzione e delle parole che hai voluto dedicare ai miei versi,così come quelle immense di Nazario Pardini che lesse per primo il libro compiuto, quelle di Plinio Perilli che ha curato la prefazione, quelle di Natale Luzzagni sulla Rivista La Nuova Tribuna Letteraria e naturalmente quelle di Franco Campegiani e Anna Maria Curci che hanno incantato e commosso, il giorno della presentazione, me e l’intera platea presente. Si, un privilegio, anche parlare del tempo quando ci appartiene.
    Un abbraccio. Sonia Giovannetti

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  4. Non posso fare altro, a mia volta, che esprimere il mio sentito ringraziamento, oltre che a Nazario Pardini, sotto le cui ali troviamo tutti accoglienza calorosa, a Maria Grazia Ferraris che mi gratifica con un commento così favorevole, della quale avevo già letto su questo stesso blog l'acuta recensione al testo di Sonia. Infine ringrazio la poetessa per avermi regalato, con i suoi versi preziosi, attimi di intensa e profonda meditazione, nonché di autentica emozione poetica.
    Franco Campegiani

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  5. Stupenda la relazione di Franco sull'ultima Silloge della cara Sonia Giovannetti, che ancora non ho avuto l'opportunità di leggere. Mi sembra che le sue tematiche siano nelle corde del nostro amico Poeta e Filosofo. La visione eraclitea dell'esistenza, infatti, è il punto di partenza della "Teoria autocentrica" e del recente saggio "Ribaltamenti".Sonia sembra vivere sospesa tra realtà e sogno, tra buio e luce, tra parole e silenzi. E nel leggere le parole di Frano l'ho vista la nostra Sonia! Di rara discrezione, mai tesa al giudizio, funambola sul filo del tempo, lieve nell'accettare i giorni di gioia e i momenti oscuri. Giano bifronte, nella sua 'ossimorica' accezione è proprio il nostro, il suo, divenire altra restando se stessa. Sonia resta 'dalla parte del tempo vissuto' senza negarsi prospettive future, cosciente che 'le stelle in tasca' - immagine sublime - , sapranno fiorire e illuminare il cammino. Franco ci illustra le tra fasi della Raccolta e di fronte alla sua capacità espressiva ammutolisce ogni volontà di intervenire. Nell'attesa di nascondermi, fiera, 'dalla parte del tempo', rivolgo a entrambi il mio plauso più sincero...
    Maria Rizzi

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  6. Grazie anche a te, Maria. Hai una capacità empatica di entrare in relazione con la poesia, che supera qualsiasi tentativo critico interpretativo. Con le tue parole aggiungi valore al mio discorso critico e Sonia ti sarà particolarmente grata, ne sono sicuro.
    Franco Campegiani

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  7. Si, ti sono particolarmente grata, cara Maria. Franco Campegiani ha anticipato ciò che provo leggendo le tue generose parole. La tua attenzione al mio tempo e alla mia persona mi riempie di quella gioia che alimenta la luce di quelle "stelle in tasca" che conservo con cura.
    Grazie molte.
    Sonia Giovannetti

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