Commento
al Poemetto
Agape di vino e poesia
tratto da Canti arcaici in Alla volta di Leucade
L’agape è l’incontro fraterno conviviale dei primi cristiani. Qui per analogia vuole esaltare il naturale connubio tra poesia, vino e amore; l’ambiente del convito (il lauto pranzo) è strettamente mediterraneo: luci e brezze che sfiorano i dorsi degli uliveti. Leandro è l’ospite (ospitante). Siamo in attesa della cantatrice che giunge per l’occasione accompagnata dal fedele auleta (suonatore di flauto).Si intravede la loro imbarcazione dal luccicante colimbo (vengono da Lesbo). I due giungono e si siedono davanti alle luccicanti coppe di buon vino subitamente offerte. E chi se non Saffo poteva meglio simboleggiare il canto e la passione della poesia? La poetessa tanto amata da tutte le letterature per il suo vissuto contrasto tra corpo deforme e spirito eletto. L’amore, il vino, la poesia costituiscono i simboli esaltanti della sublimazione dell’anima. E proprio nel suo canto Saffo sfiora anche l’inquietante rapporto tra amore e morte, quando nel momento eccelso della sublimazione pensa alla morte come ad una eterna cristallizzazione dell’attimo supremo. Il poemetto fa parte di una raccolta inedita di 30 composizioni composte tra il 1994 e il 1996 dal titolo: “Poemetti serali” e la scena poeticamente e culturalmente è ambientata in uno dei momenti artistici tra i più affascinanti di tutte le letterature, quello prepericleo, idillico-lirico di Saffo e Alceo, periodo al quale, europei e non, tutti dobbiamo qualcosa.
L'autore
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