Dal racconto "Riccardo"
Riccardo si sposò ebbe un figlio; il figlio aveva appena tre anni quando gli mandarono a dire che la madre stava male. Partì, arrivò al suo capezzale con un fascio di rose. Sua madre pianse, l'abbracciò e questa volta fu lei a porgli una domanda: "Riccardo sei felice ?" "Hai trovato quello che cercavi nella vita ?" Le rispose soltanto che l'amava. Dopo due giorni morì e il figlio l'accompagnò nell'ultimo viaggio: un funerale che si perdeva nelle strade tortuose e bianche per il freddo tostato dell'inverno. Poi Riccardo ritornò al suo orto. L'edera si era arrampicata sulle viti e l'erba ricopriva le prode, che una volta erano ben custodite. Gli alberi gettavano una pallida sfumatura sulla terra appena toccata dalla luce stanca della sera e gli uccelli garruli facevano il loro rientro dalle svolazzate di un'intera giornata. Osservava tutto ciò che lo circondava; quella luce, i colori della terra, l'odore di campo, di erba fresca e rugiadosa, gli risvegliavano un dolce e melanconico sentimento. Poi avanzò lentamente verso le prode del padre. Udiva di nuovo il tonfo degli zoccoli delle bestie sulla terra smossa e udiva la voce del babbo che a maniche rimboccate, a testa nuda e a viso accigliato chiamava il figlio: "Vieni Riccardo è freddo!"
Come era grande quella terra, come era bella, come era ricca! Ogni zolla sapeva raccontare qualcosa.
“Riccardo dove corri !"
"Padre guarda un nido."
"Lascialo stare, in gabbia prima o poi ti muoiono."
"Non correre con quel cane!"
"Babbo, guarda il sole, sembra che dia fuoco alla terra."
"Come sei sciocco."
"Prendimi il secchio si abbevera le bestie."
"Babbo perché i pampini sono verdi e i cachi sono rossi, l'uva è bianca, nera?"
"Vai dalla mamma e dille che siamo quasi pronti."
I rumori dei passi, la voce del padre, quella della madre lo facevano andare più svelto; sembrava che andasse loro incontro. Quante verità scoprivi Riccardo! Tutti i perché si scioglievano ora come ghiaccio al sole. L'ansia nei problemi, la corsa nella vita, la fretta di arrivare a qualcosa di più vero, di più sicuro si spalancavano ora di fronte a quei suoni, al dolce sentimento che ti ingrossava nell’animo. I tramonti, il verde, le corse per i campi, l'orto, tua madre, tuo padre tutto era vero e sincero. Quel mistero che velava la natura e le cose, era una dolce poesia che ti arricchiva e ti stimolava a qualcosa di più alto. Come ti saresti voluto fermare a quei perché!
Contò di nuovo le sue viti e indovinò; sì!, erano giusto quelle. Poi si voltò; dette uno sguardo al cortile e si asciugò gli occhi col braccio alla vecchia maniera, come vedeva fare al padre, quando si asciugava il sudore. E partì col cuore gonfio, mentre suo figlio borbottava: "Che casa brutta papà!”.
Metato di giugno
Sinceramente, leggendo questa parte del racconto, mi verrebbe la voglia di averlo in tutta la sua interezza. Come fare? Se se la sente di inviarmi il libro questo è il moio indirizzo:
RispondiEliminaFranca Giuliani, via Da Buti 5-56100, Pisa-
Aggiungo che il brano mi ha commosso e mi ha fatto rivivere emozioni e paesaggi di altri tempi.