giovedì 16 giugno 2011

Da "Suoni di luci ed ombre", Il Portone/Letteraria, Pisa 1998



Maggio


Già sciama sulla guazza aria di maggio
ormai fiorile. Il cielo scende aperto                          
a discoprire schizzi d’ocra e blu
di stelle incoronate
da brillanti di stille. Ascolto ai frondi
i gorgheggi e i richiami. Qui si addensano
tra il verde-chiaro che pavido affolla
i pruni che sperarono. Non vedo
timidi alati che mimetizzati
si mischiano ai riflessi. Solo il cielo
esiste vuoto e folto di ronzî,
di crepitî e fruscî tornati a fremere
nella stagione che ritorna a spiovere
nuovi ributti agli orti tra i seccumi.
E il fior di lupo avvisa, come stella
mattutina nel cielo, che finisce                   
la stagione di gelo. Si stravasa
il carico del monte sopra il piano
ricolmo di fossi; e sopra l’erba
l’aria nivale in stagno liquefatto
balugina tra i fronzi.
Eppure mi allontano, se nel mese
cordiale torna la genziana e il còrniolo
sul verziere, da questa mia dolcezza
melanconica. E volo con il vento frettoloso:
disturno i fili d’erba                      
e dei colombi rubo i primi spasimi.           










Processione



Dal lauro muto i raggi della sera
l’estremo crudo sole di novembre
filtra morente sulle fredde aiole.
Fruscio di passi sopra il verde assenzio
aspro di siepe e lento un mormorare
di animi fusi in languide preghiere.
Si erge più acuto il canto del pievano
all’aria delle cere e alle pendici
dalla rocciosa schiena il rauco suono
si perde peso. Illeso può restare
l’animo rosso al rosso che sull’argine
sfarina la sua sera e mira le acque
flettere piante spoglie? Che profumi
tra i barlumi residui sul viale
disteso al sacramento. Poi spettrale
si fa la mia campagna se si azzurra
sotto gli stecchi perlei. Scialli neri,
attorno ai volti appena illuminati
da pallide fiammelle di speranza
o di dolore, macchiano il tramonto
sulla distesa vuota. Ancora campi.
Ed una casa ancora sopra l’acre
odore di ginepro. Ed il mio sole
ha stinto la sua mole; ecco la chiesa,
la povera mia chiesa di campagna
raccolta in mezzo ai tigli. E qui le voci
si chiudono nel mezzo alle pareti
allo  sguardo del magro crocifisso
fisso
sui gesti ripetutamente cheti.



                                                                    Chiesetta della poesia processione





















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