giovedì 5 giugno 2014

FULVIO CASTELLANI: "INTERVISTA A ANNA MAGNAVACCA"

INTERVISTA

1 Ho iniziato a scrivere poesie- giovanissima- dal 1959 ( avevo 17 anni). La spinta a scrivere? E’ nata così, spontaneamente. Tutto ciò “che mi passava accanto” risvegliava in me emozioni e sentivo il bisogno di scrivere. Scrivevo nei luoghi più impensati…cosa che mi capita ancora.
Punti di riferimento? A quel tempo studiavo. Veneravo Dante, amavo di profondo amore Leopardi ed adoravo tutti i poeti del ‘900.

n. 2 Il mio esordio nel 2000- se così si può chiamare- con la silloge “Pietra e memoria” è stato quando sono uscita allo scoperto perchéfino ad allora la poesia per me era stata un“ vizio clandestino”.
Il mio “ iter poetico” è iniziato, dunque, a partire dal 1959.
Oltre alle letture scolastiche si è aggiunta poi la curiosità di conoscere altri poeti ed in particolare amavo leggere le poesie di Emily Dickinson.
In seguito è iniziato anche il “ labor limae” nel senso che, inizialmente, la parola era vergine mentre adesso la modifico, la plasmo, la cambio, la odio, la amo, la ripeto dentro di me fino a quando il suo “suono-melodia” diventa qualcosa di vicino a ciò che sento e voglio “significare”.
In questo modo, però, la parola non ha perso la sua verginità ma si è arricchita.

n. 3 Alla domanda 3 direi che ho già quasi risposto. Aggiungerei affermando che nella mia recente silloge “ Il colore dei giorni” -presentata magnificamente ( forse anche troppo….) dallo scrittore prof. Nazario Pardini-la mia ricerca lessicale è basata sui vari accostamenti delle parole e sul “suono” della parola.

 n. 4 I miei premi? Li amo tutti, anche quelli nei quali ho avuto soltanto una segnalazione perché mi hanno spinta a continuare, a fare meglio. Comunque il prestigioso premio “Caput Gauri” Codigoro- Ferrara (2010 – 1° premio con la silloge “ Poesia in forma di lettera Ed. Ibishos A. Ulivieri) è stato per me una spinta a continuare a scrivere e soprattutto “insistere” nella mia “ricerca poetica interiore” al fine di dare alla parola stessa  “un sesto senso”. Nel 2010-periodo molto particolare per me- mi stavo curando con la chemioterapia per un tumore al seno e credo che il giorno della premiazione…le mie cellule si siano rigenerate per la felicità. Un altro premio che amo moltissimo è il “ Premio Inter.le San Domenichino”( Marina di Massa) 1° premio alla poesia singola nel 2009, 50ma edizione del Premio.

n. 5 La Lunigiana? Una terra dolce e antica, dove il fluire del tempo
ha ancora un senso. Il poeta Mario Luzi si esprimeva così “… questa terra grigia e lisciata dal vento nei suoi dossi/ nella sua galoppata verso il mare…Questa Toscana brulla e tersa/ dove   corre il pensiero di chi resta/ o cresciuto da lei se ne allontana”. 
Amo questa terra povera i cui figli sono stati costretti a emigrare dai tempi più remoti. Mio nonno materno ha fatto la spola fra il Brasile e la Lunigiana ben 11 volte. Il nonno paterno e la nonna- molto giovani- erano emigrati in Corsica. Così ho scritto della Lunigiana “ Cantilene di parlate nei borghi,/severi di torri di grigia pietra,/ solitarie pievi, brune a sera,/ terse la mattina,/ castagneti incantati da raccoglitrici/ dalle cocche nere….”. E ancora molte altre poesie.

n.6 La ragazza non sono io, è davvero una giovane incontrata in un piccolo borgo marino Cadimare-La Spezia-E’ passata vicino a me e l’odore di giovinezza che emanava mi ha emozionata. Devo aggiungere-però- che il veloce passare di Cronos non mi spaventa. Da ogni età “si può tirar fuori” qualcosa di buono e interessante” e spesso anche gioia. Certamente mi fa piacere ricordare “ il tempo della bellezza”.

 n. 7 La sedia marrone impagliata? Ma sì, è un ricordo fulgente della mia adolescenza. Quando mi arrabbiavo, andavo a rintanarmi in un piccolo terrazzo “ che dava al castello” e lì c’era una sedia impagliata…. dove rimanevo sola, in silenzio, per ore. Davvero “quasi paradiso,             vedevo soltanto cielo e castello”.

n. 8 La vita spesso ci “mette alla prova” chiedendoci pazienza, sopportazione ed occorre allora fermarci a chiedere “ spiccioli di latta”. Questa metafora purtroppo significa che l’aiuto-il più delle volte- viene dato “ in spiccioli” cioè poca cosa. Occorre però fermarci, avvicinarci agli altri, chiedere, essere umili nel peregrinare -più o meno lungo- della nostra vita.

I progetti futuri ci sono e vorrei realizzarli alla svelta… perché “la bestia”( il tumore) potrebbe riapparire. Mi piacerebbe fare una grande pubblicazione con tutti i testi che ho ancora nel cassetto e inserire come “poesie ritrovate” quelle relative al 1959. Inoltre mi piacerebbe completare un romanzo, nato nel 1985.
                            
Ringrazio moltissimo lo scrittore Fulvio Castellani per l’intervista. Mi fa sempre piacere parlare di poesia che – come ho detto più volte-è stata ed è “la mia compagna perdizione”.


                                                 Anna Magnavacca  


3 commenti:

  1. Che piacere leggere su questa vetrina le "confidenze" dell'amica - grande amica - Anna Magnavacca! Il suo lirismo, eco discreta della mia Lunigiana, è il canto nostalgico della giovinezza, la voce armoniosa delle cose di un tempo che fu, l'esaltazione dei valori indissolubili della famiglia e della natura. Figlia di una terra colma di bellezze ma arida di risorse, delle proprie contrade esalta le immagini e i palpiti che inteneriscono il cuore riuscendo, con versi mirabili dipinti di semplicità, ad emozionare il lettore. Grazie a Fulvio per aver accompagnato Anna in questo salotto!
    Per chi si è smarrito, le liriche di Anna Magnavacca sono una scorciatoia sicura per rintracciare il sentiero di casa.
    Roberto Mestrone

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  2. Caro Poeta e amico Roberto, grazie per le tue sensibili parole, che mi
    fanno molto piacere.
    Un abbraccio a te e tua moglie.
    Anna Magnavacca

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  3. Sto leggendo L'emigrazione e ci viene il desiderio di dire una parola di rammarico per conoscere queste poesie così tardi
    amicizia
    Pietro Giovanazzi

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