MARIA GRAZIA FERRARIS COLLABORATRICE DI LEUCADE |
A CURA DI MARIA GRAZIA FERRARIS
COLLABORATRICE DI LEUCADE
Anna Magnavacca ci regala una poesia di
grande impatto emotivo e nel contempo di raffinata elaborazione formale:
semplice e nello stesso tempo complessa.
Un racconto, un uomo, un’esperienza: un
procedere per sinestesie, iperboli, per accostamenti inconsueti disvelanti luci
ed ombre e quotidianità rassicuranti: il miagolio del gatto, il
campo dissodato, il glicine innamorato della rosa, il ciliegio dell’ infanzia….
cui il protagonista deve volgere le spalle.
Il nonno emigrante, il venditore di sogni,
che aspettava di “veder cadere una stella”, calava la solitudine nel dolore,
nel silenzio, che pur parla per sé, del tormento proprio del
venditore di sogni. Nuove visioni, nuovi odori l’aspettano… “odore di sudore e
polvere”.
Empatie e dissonanze restituiscono il
colore e il calore luminoso della vita. Un ricordo emozionante,
coinvolgente… Il nonno emigrante: “ il venditore di sogni”, scaltro,
veloce, novello Ulisse, che pur ritorna a rivedere i suoi campi, la sua donna,
i suoi figli, il suo scampolo di cielo.
Una figura familiare, reale, indelebile:
la bisaccia, il foulard a fiori, le scarpe logore e le fotografie col “sapore
di donna”.
La memoria privata diventa intima, dolce,
ricca di emozione, eppur malinconica; il ricordo
fonde sogno e realtà e dà senso alla vita.
Poesia
IV Classificata al Premio Letterario “Dante d’oro”
ERA
MIO NONNO…..
Partiva
quando le stelle erano ancora alte
nel
cuore del cielo e il primo chiarore svegliava
la
voce degli alberi e il miagolio del gatto.
Una
bisaccia un foulard a fiori scarpe logore.
Fotografie
con sapore di donna.
Uno sguardo al trasparente guscio della sua luna
al
tempo conservato nel baule colmo di panni puliti.
Al
viso della sua donna, al suo luminoso ventre gravido
al
campo dissodato, a uno spigolo di cielo
al
glicine innamorato della rosa.
Alle
cicatrici dei giorni, al ciliegio della sua infanzia.
Salpava
su bastimenti carichi di corpi
- nell’odore di sudore e polvere -
fino ai lontani lidi del Nuovo Continente.
E là
vendeva sogni. Scriveva sulle nubi sulle foglie
sui
fiori la sua solitudine, il suo tormento.
Ogni sera aspettava di vedere
cadere una stella.
Era mio nonno, l‘emigrante.
Scaltro
come Ulisse, veloce come il vento.
Odissea |
E
quando tornava sempre ritrovava la sua luna
il suo
campo quello spigolo di cielo, il glicine la rosa.
Bruciava
rovi strappava la gramigna germogliava
nuove
spighe e seminava felicità.
Sempre
sentiva il piccolo pianto di un nuovo figlio
sconosciuto
ma amato.
Era
mio nonno, l’emigrante. Venditore di sogni.
Anna Magnavacca
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