Un'intera Sezione del Premio "Voci"
Città di Abano Terme è dedicata a Nicola
Rizzi, perché fondò questo Circolo (I.P.L.A.C), asserendo: "lo vogliamo cambiare questo mondo?".
I due sonetti del padre ci sono stati inviati dalla figlia Maria Rizzi “con tutto l'amore che posso”, come lei scrive.
NOTA CRITICA
Nazario Pardini
Nazario Pardini |
Versi densi, limpidi, ermeneuticamente contaminanti, dove le
polisemiche questioni attinenti al fatto di essere umani vengono abbracciate da
una metrica di perspicua sapidità disvelatrice. Da una metrica di tradizione
nostrana, classica, che rinnega, con armonie di sostanza e potenzialità creativa, tanti sperimentalismi di stampo modernistico d’assalto. Qui c’è la vita con
tutta la sua plurivocità: l’amore, la memoria, la melanconia, e l’arrampicata
verso cime che fanno della luminosità la rigenerazione epifanica. “La
poesia è l’arte dell’incontro” diceva un poeta brasiliano, amico di G.
Ungaretti, Vinicius De Morales “e vita e
poesia sono la stessa cosa”. E qui si misura la grande abilità metrico-ontologica del poeta nel
declinare la proteiforme valenza dell’eros: la gioia dell’incontro, l’alcova
del memoriale, e lo struggimento dell’assenza: un amore esiziale riportato in
vita da un verbo; abbrivi emotivi che trovano corrispondenza in
concretizzazioni naturali: tempesta, mare burrascoso, settembre, agosto,
roccia, verde altura… Ed è proprio la similitudine di sapore dantesco fra il
mare burrascoso e la tempesta della mente a sfociare in solitudini di
assenze. Ma c’è l’immaginifico, il sapido risveglio, il ri-nasere au rebours,
il sogno, il fiabesco a cui l’anima spesso si abbandona come a un’isola felice.
E il sogno fa parte della vita; la completa e funge da riposo contro le aporie
del vivere. Scriveva
Erich Fromm: “I sogni sono come un
microscopio col quale osserviamo le vicende nascoste della nostra anima”,
quella di un poeta che ama la vita, e la grida in un canto affidato a nèssi d’intonazione
semantico-allusiva, a confessioni di battiti diastolici che vogliono certezze: La mia donna, elisir di
giovinezza,/m'attende sulla via della memoria/ e
custodisce l'unica certezza”.
Pazzo per amore
Orfeo e Euridice |
L'eco di un verbo viene da lontano
ed evoca nell'anima smarrita
la storia in tanto tempo mai sbiadita
del mio amore coltivato invano.
"Resta!", un soffio stringendole la mano,
sorrise, avea negli occhi un'altra vita,
capii che veramente era finita
quindi lasciai la stretta piano piano.
La dedizione mia così tradita,
urlava la tempesta della mente
simile solo al mare burrascoso.
Solo in mezzo alla folla mai riposo,
nulla mi attira, sono sempre assente,
la memoria di te come impietrita.
Nicola Rizzi
La favola di Irene
La mia vita procede in senso opposto,
furbescamente beffa la natura
ogni cosa passata va al suo posto,
la bianca chioma ridiviene scura.
Dopo settembre arriva il caldo agosto,
alla roccia subentra verde altura,
il vino vecchio torna ad esser mosto,
dai ruderi risorgono le mura.
ed evoca nell'anima smarrita
la storia in tanto tempo mai sbiadita
del mio amore coltivato invano.
"Resta!", un soffio stringendole la mano,
sorrise, avea negli occhi un'altra vita,
capii che veramente era finita
quindi lasciai la stretta piano piano.
La dedizione mia così tradita,
urlava la tempesta della mente
simile solo al mare burrascoso.
Solo in mezzo alla folla mai riposo,
nulla mi attira, sono sempre assente,
la memoria di te come impietrita.
Nicola Rizzi
La favola di Irene
La mia vita procede in senso opposto,
furbescamente beffa la natura
ogni cosa passata va al suo posto,
la bianca chioma ridiviene scura.
Dopo settembre arriva il caldo agosto,
alla roccia subentra verde altura,
il vino vecchio torna ad esser mosto,
dai ruderi risorgono le mura.
Amore |
La mia donna, elisir di giovinezza,
m'attende sulla via della memoria
e custodisce l'unica certezza.
Giunto alla meta del viaggio a ritroso
riprenderemo a scrivere la storia
di Irene e dell'amante suo gioioso.
m'attende sulla via della memoria
e custodisce l'unica certezza.
Giunto alla meta del viaggio a ritroso
riprenderemo a scrivere la storia
di Irene e dell'amante suo gioioso.
Nicola Rizzi
E 'con tutto l'amore che posso' leggo il suo dono, professore, che lascia 'impietrita' me. I sonetti che le ho inviato sono tra i pochi rimasti sciolti.
RispondiEliminaLei ha colto in toto le caratteristiche dello scrivere e della formazione letteraria di mio padre. Legato ai classici, come lei puntualizza, non agli arcaismi, com'è possibile evincere. Cita Orfeo ed Euridice sotto la bellissima immagine e ... quale coppia è più attinente al primo sonetto? Al tormento di una donna da rincorrere fino alla fine del tempo. Così come è attinente la sua analisi semantica e contenutistica de "La favola di Irene" e il quadro sull'eros con il quale ha omaggiato ulteriormente la memoria di papà. I sonetti in questione sono evocativi e nostalgici e il viaggio a ritroso nel tempo rappresenta l'espediente stilistico per tornare nell'isola della felicità. Non oso ringraziarla. Sarebbe davvero riduttivo. Posso dirle che esistono opere molto più rappresentative di mio padre, che amava anche l'endecasillabo sciolto di leopardiana memoria, ma per motivi personali, conservo nel computer questi due e, nonostante il carattere schivo, mi sembrava logico passarli a lei.
Non poteva farmi più felice. Papà è vivo, lo è anche mia madre e "Oltre il muro" sussurrano felici... come ha scritto un grandissimo della letteratura.
La stringo al cuore! Maria Rizzi
Sol chi non lascia eredità d'affetti poca gioia ha nell'urna...
RispondiEliminaMa i sonetti di Nicola sono fiori eterni che soffocano l'angoscia dell'oblio accarezzando i silenzi del sepolcro.
Oltre quel muro vive la Sua Voce, quei versi scendono dal Cielo ad allietare i giorni di chi è "rimasta un acrobata delle parole , tesa ad afferrare la coda di Dio e dondolare nel Suo sempre".
E resta nell'aria l'inebriante profumo di cinquanta rose rosse, donate un giorno di Marzo,,, prima dell'addio.
Roberto Mestrone
Oh, Rob.... i miei segreti d'amore, di cui ti ho reso confidente il giorno in cui vincesti,per primo, il Premio intitolato a mio padre. Eri e resti l'uomo che scrive a quattro mani con il cielo e che anche caratterialmente ricorda in modo inquietante il mio genitore... Grazie di esserci e di camminarmi / camminarci accanto! Maria Rizzi
RispondiEliminaAnch'io sono rimasto sempre toccato dalla bellezza dei sonetti di Nicola Rizzi che ho avuto la fortuna di leggere finora; in numero esiguo, se vogliamo, ma più che sufficiente per prendere atto d'una "confidenza" metrica innata, magnificamente fusa con l'invenzione e il battito del cuore.
RispondiEliminaAndrea Mariotti
Grazie, carissimo Amico.
RispondiEliminaIn realtà i sonetti erano numerosi, ma i libri sono stati regalati tutti.
Nel mio computer restano solo questi due, a me particolarmente cari per motivi evidenti.
Ti stringo forte al cuore e... lo sta facendo anche mio padre...
Maria Rizzi
Leggo questi scritti ed i Versi meravigliosi di Nicola Rizzi e li sento fortemente sulla pelle.
RispondiEliminaGrazie Maria per averci aperto davanti agli occhi queste parole, donarle ti conferma ancora una volta la persona generosa quale sei. Ci hai fatto un grande regalo, sono versi profondi e veri, belli (nel senso più grande di questo aggettivo). La loro brevità e sonorità, il loro significato, la loro poesia è innata e diretta. Sono una epifania che abbraccia presente e passato.
Ti stringo forte,
Aurora
"A Maria, e al pino che grazie a lei, ho piantato a settant'anni per vederlo crescere".
RispondiEliminaE' la parola che suo padre le ha dedicato. E' tratta da "DENTRO L'ANGOLO". Trovai strano che lei mi donasse, in cambio di una mia silloge, a Mestre,un libro di suo padre, promettendomi che me ne avrebbe poi donato, un giorno, uno suo. Non mi è giunto, ma spero che quel pino che piantò suo padre sia cresciuto bene. Mi sembra di sì. Di quel libro, che comunque lessi con attenzione, mi colpì, in particolare "LA PRIGIONE DEL RICORDO", uno splendido sonetto. Come splendidi sono questi che ci ha proposti sullo scoglio di Leucade.
Umberto Cerio
Dio, che emozione!
RispondiEliminaAurora, sei tu l'epifania, l'alba della vita e del talento... e mi cresci accanto, irrorando con la pioggia tua di luce il mio oggi e il mio ieri...
e Umberto... caro, indimenticabile Umberto, ha citato la sintesi della mia storia con Papà. La sua improvvisa maculopatia e il pino che gli chiesi di piantare. Quel pino diede vita a cinque volumi e ... temo di averne ben pochi. Forse solo quelli di aforismi... Se mi darà l'onore di inviarmi trami l'adorato Professor Nazario il suo indirizzo, materrò in parte la promessa....
Non sa l'emozione che mi ha procurato. Mi permette di abbracciarla?
Maria Rizzi