giovedì 16 marzo 2017

N. PARDINI: "DI MARE E DI VITA" MACABOR, 2017

PUBBLICATO SU INVITO E A SPESE DELL'EDITORE
macaboreditore@libero.it (macaboreditore@libero.it)
Nazario Pardini: DI MARE E DI VITA.
Macabor Editore. (CS). 2017. Pgg. 68. Euro 10,00

















DAL TESTO

Mi giunge alle narici

Mi giunge alle narici il saporito
brulichio di fascine arse alle vigne.
Bianchi i fumacchi si levano in cielo
e al vento si sparpagliano
per dirti che l’autunno se ne va
donandosi ai rigori della quiete.
Ascolta! L’accompagnano gli schiocchi
di forbici da pota risonanti
come tinniti di chiesa. Ricordi?
In questo piano c’era la tua vigna.
Buca dei tassi il nome che le demmo.
Fuggivano dai pampini
grappoli d’oro e il moro Sangiovese:
gareggiavano
al sole che esondava. Ti ricordi?
Mi porgevi i tuoi grappoli vogliosa
di sguardi giovanili. Mi era caro
levarti dalle mani i biondi chicchi,
carezzarti le chiome con la scusa
di toglierti pagliuzze. Anima mia!
Potessimo tornare
in quella vigna d’oro!

Ma so che il tempo ha spento coi tramonti
l’afrore di vendemmia. Resta solo
un sole che declina sopra il piano,
un rosso generoso di vulcani,
un trillo di un ramingo solitario,
e il ricordo
di una mano di perla fra i vitigni
che gareggiava con i chicchi d’oro.

  
Il mio ritorno

Si accendono le luci nelle case
e per le vie del borgo. Sarà notte!
Per ora il giorno mangia virtuale
la luce dei lampioni. È il mio ritorno.
Presto l’oscuro mangerà il cammino
e il verde dei miei colli e le memorie.
E spero solo che la luna in cielo
porti a spasso del sole, col suo volto
perlaceo e le sue chiome, dei frammenti
di luce. Tanto spero di vedere:
se privo di ricordi, alle colline
nell’ora del ritorno il mio partire.

2 commenti:

  1. Caro Nazario, non sarà mai notte
    sulla tua vigna fervida di frutti.
    Tu, generoso, sopra il verde colle
    vendemmi ancora con ardito piglio
    i chicchi d'oro delle tue parole.
    Ha sapore di fragola il tuo vino
    (primavere dismesse, nostalgie)
    che ora metti a dimora in vasti tini
    perché temi l'inverno, temi l'aspro
    oblio di noi protesi ad altri lidi,
    la menzogna del giorno ci ha delusi,
    viviamo l'ora senza alcuna meta.
    Ma io che sono come te al tramonto
    ed ho contato troppe lune in cielo
    invidio la tua forza, il tuo coraggio
    il laborioso innesto quotidiano
    di un rampollare nuovo al vecchio tronco.
    Ed è musica sempre, sempre musica
    la cui sorgente è l'armonia del cosmo.

    Carla

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  2. Carissima Carla, mia preziosissima amica, quale incanto genera il tuo dire. Quale animo, quali i sentimenti pronti ad essere cullati da tanta mietitura di parole. Una vendemmia fresca e generosa, che dà nettare di verbi a concretizzare scintille di emozioni; tripudi di poesia in melodie di versi. Grazia, Nazario

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