venerdì 18 settembre 2020

EDDA CONTE : "INEDITO"

 Non più...

 

In questa sofferta calura

un verso a intervalli disturba

insolito

sgraziato

disuguale...

non è il monotono frinire delle cicale

tra gli alberi del lungofiume

 è il verso  della gazza ospite nuova

che crocida e svolazza

dai tetti ai giardini

ladra d'ombra e di silenzi.

Come tutto cambia sul nostro pianeta

che un sole cocente/ rabbioso

sembra voglia incenerire!

Non c'è brezza la sera

a ricordare l'aria di Settembre...

Non ha armonie di canti il tramonto

a salutare la giornata.

Tacciono i grilli tra le siepi

non più gracida la rana nei fossati

Un silenzio denso rattrista

il ricordo delle serate estive!

La cicala

simbolo pigro della bella Estate

accompagna ormai il riposo silvestre.

Sul bordo dei fossi inariditi

 qualche magra lucertola

si ferma incerta/ sosta

quasi a prendere respiro...

 

Ha perso il conto degli anni

la Terra

o forse la Natura si ribella

all'insano vivere degli uomini.?

 

Edda . Settembre 17- 2020

 

 

 

6 commenti:

  1. Quanta saggezza e quanta sanità nelle tue pennellate di grande Poesia, Edda cara. La natura è lo specchio costante del tuo sentire e rimanda agli umori, alle stranezze del clima e del nostro vivere. E' torrido questo Settembre, non si arrende all'autunno, strema le creature liriche del mondo naturale, zittisce le cicale, lascia che prenda il sopravvento la gazza, considerata talvolta, un rapace del malaugurio e conceda spazio a qualche 'magra lucertola'... Questa lirica sembra la conferma panteista del poema di Carla Baroni.
    "forse la Natura si ribella
    all'insano vivere degli uomini?"
    La tua chiusa fa male al cuore, ma è terribilmente vera. Ti voglio un gran bene, Amica mia.

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  2. Pensiero e poesia si sposano in questo canto dolente di Edda per l'inaridimento del pianeta che ci ospita, corrispondente all'inaridimento dell'animo umano. Come al solito, gli accaniti sostenitori, non della scienza, ma dell'oscurantismo scientifico-tecnologico diranno che ciò non è "scientificamente provato" (come se tutto potesse e dovesse essere provato dalla scienza), ma intanto la convergenza dei due "inaridimenti" è sotto gli occhi di tutti e spero vorrete esonerarmi dal portare degli esempi. Quanta tristezza nell'accorato, poetico appello di Edda, e quanta voglia segreta di rinascita!
    Franco Campegiani

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  3. Ti ringrazio, mia sempre cara Maria; ogni volta hai parole di grande gioia per me.
    Dimostri sempre viva attenzione ,perfino nelle sottigliezze, per l'amore e la conoscenza degli animali, che condivido. La tua sensibilità critica è pari alla meravigliosa fluidità della penna con cui esterni i tuoi giudizi, sempre pertinenti e graditi.
    Ringrazio molto il filosofo e scrittore Franco Campegiani per l'attenzione e l'interpretazione dei miei versi. Le sue parole vanno ben oltre il commento alla mia lirica..., si estendono nel significato all'aspetto scientifico di quella mia dolorosa osservazione, scaturita da un input essenzialmente lirico.
    A voi, a entrambi, invio un ringraziamento per la partecipazione al mio pensiero, con un saluto che parte dal cuore.
    Edda Conte

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  4. Cara Edda, la tua è una poesia realistica, con una gazza che ripete il suo verso sgraziato e un sole cocente, rabbioso, che sembra voler incenerire il pianeta.

    "Non c ' è brezza la sera" , si respira polvere e la natura inaridisce.

    Speriamo, cara Amica, in un Dio pietoso per questa Terra stremata.

    Un carissimo abbraccio

    Loredana D'Alfonso

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  5. Edda Conte in questo "non più" ricapitola liricamente il destino ontologico della contemporaneità.
    I protagonisti "naturali" (cicale, brezze, armonie, grilli, rane, lucertole...) sono travolti dalla neo-rivoluzione dei nuovi "equilibri" ecologici che sembrano non trovare solidarietà terrestri.
    I rumori sono stravolti nel destino dei silenzi abissali voluti dal "non-essere" umano: tutto è incerto e senza prospettive comparate.
    Non sono sufficienti le sostituzioni in corso (la gazza, la lucertola...) a contenere le disarmonie dell'abbandono: l'Essere non si impegna a si tiene lontano dalle sofferenze della Natura "totale" che si attiva nella inevitabile ribellione alla follia dei viventi.
    La Poetessa, delusa, non accenna ad una qualche "rinascita" e si sofferma sull'assenza che coincide con la resa, anche se la "bella Estate" o l' "aria settembrina" o la "brezza" serale incidano nel mistero della memoria per condannare il suicidio esistenziale degli umani.
    Lo sguardo "lirico" totalizzatosi ricompone l'affresco in un unico flusso di "presenze" assenti ovvero in una armonia superiore dove "essere" e "non essere" si misurano nel conflitto dialettico più avvincente. Anche questa "lirica" appartiene al top della creazione artistica di Edda che non finisce mai di stupirci.

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  6. Anche Marco dei Ferrari interpreta in senso filosofico-scientifico il mio canto "dolente" , poetico e puramente umano. Vero è che ogni sofferenza umana non può prescindere dalla Natura e dalle risposte di questa alle azioni/ reazioni dell'uomo stesso; ma il poeta, nella sua sensibilità lirica,
    si sofferma a considerare più gli effetti che le cause: è l'ideale che parla alla Poesia.
    Le varie interpretazioni dei miei versi mi portano a riflessioni di natura diversa...dolorose ,sì, soprattutto per la mancanza di risposte, cosa che ancora una volta conduce alla porta di quel mistero cosmico che tanto spaventa...
    Ringrazio pertanto gli amici che con i loro commenti sollecitano la mente a sempre nuove considerazioni.
    Un grazie a Marco dei Ferrari per il suo intervento di chiaro apprezzamento per la mia poesia.
    Edda Conte.

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