Rossella Cerniglia
IPOSTASI DI BUIO
Recensione di Marco
Zelioli
Le tre parti che compongono questa
nuova silloge (giugno 2020) di Rossella Cerniglia (Ipostasi di buio, Profondo
inferno – una sorta di poemetto a sé in 14 capitoli – e Amore amaro)
ci riportano alla di poco precedente pubblicazione
dell’Autrice: Il retaggio dell’ombra (gennaio 2020). Ci troviamo di
fronte a un testo pieno di reminiscenze protoromantiche, che evoca tanto il “nulla
eterno” foscoliano quanto la leopardiana “natura matrigna”, e che è come
incupito dalla coscienza dell’incultura generalizzata del mondo contemporaneo:
forse ha ragione il prefatore Enzo Concardi, che osserva come “la caduta delle grandi ideologie del
passato ci ha ridotti a formiche del pensiero, cimici della morale, tarme della
socialità, analfabeti dei sentimenti” (p.7). Eppure l’Autrice, “sollevando
infinite domande senza alcuna risposta” (come ancora nota il prefatore, p.5),
già in Ipostasi di buio si indirizza – e indirizza il lettore – ad una
visione più rassicurante di quanto possa sembrare di primo acchito. Perché la
tenebra, “scatola che nulla contiene / solo desiderio” (Ali di tenebra,
p.17), proprio con l’acuire il desiderio fa fiorire la speranza, sentiero che
conduce all’agognata luce. E non v’è nero sogno che tenga: anche se esso appare
come “cieca dimora / e tenebroso grembo / di un eterno Nulla” (Sogno,
p.23), alla fine lascia spazio alla realtà sperata, che ha le sembianze del Giardino
che “protendeva braccia / verso il cielo / e un respiro / gonfio di preghiera
// ma intorno / era il volto di Dio / oscuro // la sua Ombra / piantata / nella
zolla” (p.28). Il tutto è ben significato in Vaporose ali: “Per strade
sconosciute / che urgono / nel cuore delle cose / incammino la speranza / e un
desiderio forte / di luce // un regno d’aria / custodisce sogni / fumoso e
oppresso / da nera nostalgia // ma volano alte / vaporose ali / al sacello di
un tempio / immaginario / che custodì la luce” (p.30).
I quattordici componimenti di Profondo
inferno possono ben accostarsi alle altrettante stazioni di una Via
Crucis. Descrivono un cammino doloroso, faticoso, ma preludio di
redenzione. Basti citare i versi conclusivi: “E nel mentre deraglia l’universo
/ si aprono le bocche infuocate / che t’inghiottono e respiri fuoco / ardente
in eterno. // Eppure nella brace che tu emani / torni a pensare / in una sorta
di dolcissimo stupore / a questo universo che era un tempo / buio cadere di
stelle silenzioso / e ancora invochi un’alba / che non muore.” (p.58).
La punteggiatura, ridotta ai soli
punti fermi nella prima parte, ridottissima nella seconda (una trentina di
virgole in quasi altrettante pagine, più una manciatina di punti di sospensione
e qualche trattino e parentesi), di nuovo quasi assente nella terza (sei
virgole, un due punti e pochi puntini di sospensione), è specchio della
concitazione dubbiosa che muove la Cerniglia a cercare comunque risposta alle
molte e insopprimibili domande dell’animo umano. Non a caso è il punto
interrogativo l’unico segno d’interpunzione che appare di frequente tra questi
versi della scrittrice palermitana. Ne esce un ritmo incalzante, che accompagna
il lettore nella ricerca del senso di tutto: delle cose, del tempo, dei legami,
dell’amore. Che non è solo Amore amaro, come recita il titolo della
terza parte, e come traspare in Da te saranno rami…, che finisce così: “Si sveglia la tua Chicago / e ci sarà
ancora un vergine biancore / sull’asfalto di fronte alla tua casa: / ...chissà
se il cuore tuo / vincerà il rigido cuore dell’inverno / l’abbraccio del suo
gelo. // Qui, in questo eremo lontano / s’aggruma un cielo di bufera: / battono
la pioggia e il vento / l’esile verde del piccolo giardino / e la mia anima è
in pena nella sera”
(p.69). È anche amore-ristoro (“sei la risacca / che inonda la scogliera / tra le foglie /
dell’incolto giardino / il vento lieve / che le spinge ad andare” - conclude Nessuna vita…,
p.74) e, ancora, è amore-speranza: speranza di “un’alba che inondi / le radici della
vita / e le ristori di grazia / celestiale” (Ma vorrei ancora, p.85). Pur nella ricorrente
tristezza del ricordo di ciò che è stato e non torna: “(…) / e sarai solo il piccolo lume / di te
stesso non più abbellito / dalla mia memoria / non arricchito dal mio desiderio
/ vivrai nell’eremo, / nell’ombra senza cieli / della noia” (Ti cucivo nell’anima,
p.70).
Rossella Cerniglia pubblica dal 1980
ed ha al suo attivo oltre 15 raccolte di poesie, tre romanzi e un saggio; è
presente in molte opere letterarie tra cui quelle della Casa Editrice Guido
Miano: Poeti scelti per il terzo millennio (2008), Poeti italiani
scelti di livello europeo (2012), Contributi per la Storia della
Letteratura Italiana. Il Secondo Novecento, vol. III (2004) e IV (20203).
Marco Zelioli
Rossella Cerniglia, Ipostasi
di buio, Guido Miano Editore, prefazione di Enzo Concardi, Milano 2020, pp.
100; isbn 978-88-31497-17-6.
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