martedì 15 settembre 2020

MARCO DEI FERRARI: "PARDINI OMERICO"

 

                                    PARDINI "OMERICO"
                                 (Nausicaa e Ulisse sul Serchio)

                        di Marco dei Ferrari collaboratore di Lèucade

Il contrasto del contrario caratterizza questa visione onirica di Nazario Pardini.

I "rovi" di fosche pinete accolgono fanciulle (nausichee) di una gaia leggerezza; la foce di un fiume (il Serchio) tranquillo a fronte di naufraghi provati dalla furia del mare; fanciulle nude giocano sulla spiaggia e l'Ulisse reduce, coperto da una semplice frasca, si addormenta spossato dal naufragio.

È un'invisibile "trama" di "opposte" visioni che il Poeta compendia in uno scenario di omerica discendenza, ma non dipendenza.

Perché Pardini ricama le immagini con liricismo essenziale ed avvincente incoronando la fluidità del paesaggio naturale nella forza impressionante della corporeità (il fisico di Ulisse scolpito dai salmastri... le forme tondeggianti dei glutei...) sino alla compressione amorosa nel brivido della sorpresa di entrambi i protagonisti (Ulisse  - Nausicaa).

Amore e bellezza; Natura e armonia sono i capisaldi essenziali di questo mosaico di immagini: il Poeta trova una spazialità di atmosfere espressive oltre qualsiasi codice di indirizzo e raggiunge la verticistica auto-referenzialità immaginifica nel percorso il più controverso e complesso.

Infatti non è la conformità poetico-narrativa a conquistare la "trama" e la sua verità onirica (di matrice omerica), ma è il conflitto interiorizzato e sostanziato in una valenza materica a conseguire l'obiettivo primario della "contrarietà uniforme".

Il tracciato di Pardini si elabora dunque nel profilo impressivo dei protagonisti che si stenta a distinguere dai flussi energetici della Natura: la placidità del Serchio; le grida delle Fanciulle; la bizza itinerante della palla che finalizza il gioco a scoprire i corpi nascosti e dormienti dei naufraghi; la liberatoria dagli affanni di Ulisse che solo la Rocca dei Feaci può consentire; nell'amplessità annunciata dagli occhi scintillanti di Nausicaa...

Il contesto/complesso dei richiami rielabora la difficoltà esistenziale in una sorprendente visione di graziosa armonicità di passione inarrestabile ed invincibile che trova nei "volti protagonisti" la sua chiave interpretante.

I corpi si avvicinano per annullarsi, il Poeta si supera liricamente nel "risveglio" di tutto il narrato e le fughe si trasformano in sosta di piacere che gli Dei protettori consentono e favoriscono.

Ma la differenze dimensionali persistono e Pardini, nella sua ascensione spirituale, modifica l'espressionalità in "essere", modulando il ritmo poetico-narrante per cogliere con particolare sensibilità la profondità dei fenomeni/flussi.

E' il ritorno di ogni risveglio immaginifico: la rocca dei Feaci ne è il nuovo inizio; il Poeta ammirato di tale metamorfosi in divenire coglie la "divinità" nello stupore complessivo del narrato esistente.

La Natura, le ragazze, Nausicaa, Ulisse, i naufraghi, sono folgorati dalla concessione generosa dell'attimo sorprendente che sorride al pericolo scampato (l'urlo... il naufragio) e ne allontana gli effetti nello splendore della giovinezza che predomina la multidimensione scenica.

Le "metamorfosi" di Pardini si completano e sono sigillate proprio in queste "rive" del Serchio che ora abbandona il "mare" tempestoso; nell'urlo delle ragazze che si tramuta in "inno" alla gioia e alla speranza; nel mondo "fittizio" del sé poetico che si evidenzia realtà concreta e determinante per questa scelta onirica; nel "tempo" che non è presenza opprimente, ma "splendore" di anni da viversi...

Il "sogno" del Poeta si abbandona alla "sublimazione" ontologica della trama alimentandone pulsioni poli-esistenziali che percorrono e precorrono ogni temporalità trasformandone presenzialità, spazialità, convergenze.

Ulisse e Nausicaa non sono più i "personaggi" trainanti, ma tutto il "contesto filosofico" del Poeta riassume la propria essenzialità artistica di "guida" interiore in una delicata prova etica di visione quasi "arcadica".

Ora Omero appartiene al passato, Pardini ne interpreta e commenta "simbolicamente" la transitorietà presente in una linearità permanente.

Marco dei Ferrari

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