mercoledì 16 settembre 2020

ROSA MARIA DI SALVATORE: "LE STAGIONI DEL CUORE" GUIDO MIANO EDITORE

Rosa Maria Di Salvatore

LE STAGIONI DEL CUORE

Guido Miano Editore, 2020

 

Recensione di Rossella Cerniglia

 


Il testo poetico di Rosa Maria Di Salvatore, dal titolo Le stagioni del cuore, propone, attraverso poesie scelte da altre sue raccolte, un’analisi dei caratteri peculiari della sua poesia, in un accostamento - per affinità tematiche o formali, o ancora per similarità di visione o sensibilità - con la poesia di autori oggi presenti nel panorama letterario internazionale.

Il suo discorso poetico, sempre aperto alla contemplazione dello scenario naturale, e della bellezza che è in esso si dispiega, si muove principalmente sull’onda di questa visione e  su quella del ricordo, e intesse all’elemento naturale la percezione di un amore che appare un lontano, ma onnipresente riverbero della natura, alito lieve che percorre l’aria, “eco di un canto / lontano nel tempo” (Nel vento), ma viaggiante, si direbbe, in una dimensione sovratemporale ed eterna.

La Natura è filtro di sensazioni e ricordi lontani, trasporta il balsamo amoroso che lenisce l’attesa, il rimpianto, l’ansietà del cuore. Lenimento che si plasma nelle forme della stessa realtà, attraverso i suoi costanti richiami fatti d’aria, di profumi, di sentori indefinibili e pervasivi. Ed è un riposare nel silenzio, e un appagarsi dei sensi nella quiete, dove la vita sembrerebbe un’attesa di sempre nuove albe e sempre promettenti risvegli, come è nei versi di In un battito d’ali, e anche in molti altri testi.

E non vi è nulla di oleografico, nella resa di queste immersioni nel paesaggio, di queste ubriacature nel seno ubertoso della Natura, neppure in quelle “viole” e in quelle “primule” che odorano e costellano i prati, o della “neve” che in essi si scioglie. È un canto modulato da attraversamenti diacronici, legati alle stagioni e alle tessiture del ricordo che si addentra nelle profondità dell’essere e riemerge al bagliore del presente dove tace il rimpianto e cresce la speranza. E la bellezza è dolce appagamento: “Langue nell’aria / un profumo stremato / di rose ormai sfiorite / ma dolce... così dolce” (Nostalgiche memorie).

Si ha l’impressione di una vita che contempla se stessa, e le immagini del passato la costituiscono in proprio, affiorando spesso da un grigiore diffuso nell’anima, quando insoddisfazione e inquietudine l’assalgono. Ma infine torna un barlume di sole a illuminare il canto di gioia e bellezza, di anelito e speranza, e la vita dell’autrice ci appare allora costituita da questo “contemplare” dove la malinconia è lieve: “...tempi e luoghi lontani / rimasti nitidi e dolci / come un tramonto / d’autunno […] hanno la soave bellezza / di un chiostro celato / di un antico monastero [...]” (Come un tramonto d’autunno).

La carica emotiva si stempera in nostalgiche visioni e rapite estasi di fronte al Tutto che invade l’anima, l’attraversa, unico flusso, unico pensiero, unica tensione che palpita di amore incombusto. E il passato è tutto nel senso dolce-amaro del ricordare che lo riconduce al presente, tutto intesto di respiri naturali e cosmici che si fondono in uno coi palpiti del cuore e dell’attesa; nell’unisono verso mescolano le loro acque sorgive, le loro lacrime, la loro musica, la loro passione, il loro rimpianto, i desideri stremati e le illusioni sempre risorgenti della vita: “E se tu non verrai / t’aspetterò ancora / con la pioggia d’autunno / o la neve dell’inverno / e sarò lì a chiederti / e a chiedermi: «Perché?»” (La radura incantata).

Intessuta delle stesse affabulazioni e di acquietati sentimenti - dove rimpianto e nostalgia si fanno dolci - è la rivisitazione memoriale dei luoghi dell’infanzia e della giovinezza, intrisa, talora, del senso amaro del tempus fugit senechiano, e tuttavia, e in ogni caso, di quell’anelito di speranza che è il tenue filo che sempre ci lega alla vita.  Perciò, su tutto è profusa una dolcezza chiara che illumina gli istanti di questo cammino, di questo peregrinare infinito che tesse la vita tra presente e passato, dove l’Amore è il balsamo che si mescola ad addolcire e ad abbracciare tutte le cose. Un sentimento che trascende la temporalità terrena e si dilata in dimensioni oltreumane, che vive di aneliti e speranze, rimarcate nei titoli di testi emblematici che riconducono il dettato ai temi di una struggente, appassionata attesa (Ancora una carezza, Quando verrai, Ti aspetterò, Palpiti d’attesa). Appassionata attesa, sottolineata in Ti aspetterò, dall’anafora, che ad inizio delle tre strofe, ripete questa affermazione con struggente fermezza e incisività. Mentre in Palpiti d’attesa il desiderio è così forte che essa diviene inesorabile certezza: “Lo so, so che tornerai / e quando sarai qui / colorerò ogni attimo / con l’oro di mimosa/ rubato al vento d’aprile...”.

Ovunque, in queste pagine, siamo, perciò, in presenza di una visione cosmica di bellezza e  grazia e amore che le illumina e le attraversa, dove il dettato, meditato e profondo, abbraccia le gioie e le trafitture dell’essere con una sapienza che sconfina dal dato transeunte, per ben più dilatati orizzonti.


Rossella Cerniglia

  

Rosa Maria Di Salvatore, Le stagioni del cuore, Guido Miano Editore, Milano 2020, pp. 86; isbn 978-88-31497-18-3.

 

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