venerdì 4 settembre 2020

MARCO DEI FERRARI: "RIFLESSIONI PRIMARIE (UMANIZZAZIONE SOGGETTO/OGGETTO)


Riflessioni primarie (umanizzazione soggetto/oggetto)


Marco dei Ferrari,
collaboratore di Lèucade

L'analisi del nuovo "status" di umanizzazione oggettuale comporta un tracciato di breve excursus su alcune definizioni essenziali, tra cui spiccano "l'artigianato", "l'umanesimo", la "spiritualità" incorporata".
Artigianato
Dalla più remota antichità l'artigianato, nelle sue più varie espressività, ha accompagnato il percorso socio-economico di popoli e Stati.
La complessità crescente dei rapporti economici ha poi favorito la selezione qualitativa differenziata delle produzioni artigiane in un contesto di professionalità sempre più estesa e specialistica.
Dalla Grecia antica all'ascesa di Roma le "botteghe" artigiane si imposero anche a livello artistico (v. ceramica) e si differenziarono per stile, acquistando un notevole valore sociale nelle "officine" imperiali.
Con le "corporazioni di mestiere" organizzate settorialmente, si crearono anche specializzazioni territoriali di molte produzioni fino all' esistenza di grandi manifatture con centinaia di addetti artigiani-operai.
Tra le "corporazioni" spiccò quella dei "muratori" che già si riuniva in locali specifici chiamati "logge".
Con il Medioevo si diffusero anche le "botteghe" a conduzione familiare (regolamentate nei rapporti interni di normative comunali) collegate a "corporazioni di mestiere" organizzate.
L'insediamento socio-politico di nuovi popoli dopo la fine dell'Impero Romano comportò la riorganizzazione delle attività produttive su scala regionale, concentrata sulla produzione di armi e attrezzature militari (con apporto mirato di tecniche metallurgiche).
Da notarsi in particolare l'importanza dei Longobardi che svilupparono una produzione segnalatasi nelle arti decorative (gioielli) e nella scultura.
Notevole fu anche lo sviluppo di un piccolo artigianato di villaggio (strumenti di lavoro in legno), con l'avvento della figura del "fabbro" produttore di armi per il "signore" e le sue forze militari.
Con la rinascita dell'Agricoltura il e il rivitalizzo dell' attività commerciale (fiere-mercati) si diversificò sempre più territorialmente la specializzazione dei materiali e delle produzioni (es. Firenze per i tessuti di lana; Lucca per la seta, Genova per la tintura e sartoria; Milano per oreficeria e armi...).
La diffusione delle corporazioni (già dal secolo XI) con finalità protezionistico - assistenziali, regolò poi nel dettaglio l'attività artigiana (comprese la modalità di lavorazione di determinati prodotti) ed altresì consentì agli artigiani un controllo e un peso politico diffuso in molte città.
L'ulteriore specializzazione si consolidò nel secolo XIV con una vasta eccezionale produzione artistica (affreschi, arazzi, sculture) per mezzo di artigiani molto qualificati (c.d. maestranze).
Con l' "Umanesimo" gli artigiani del disegno iniziarono un distacco dalle altre corporazioni fino alla costituzione delle "Accademie" che distinsero sempre più gli artigiani dagli artisti.
Nel contempo si avviò l' "umanizzazione" (sia pure sommersa e  limitata) dei prodotti artigianali sempre più connessi alla "creatività" del soggetto operante.
Tuttavia l'automatismo di umanizzazione soggetto-oggetto (con effetti "spiritualizzati") non ebbe visibilità sufficiente per una concreta rilevazione etico-estetica autonoma.
Umanesimo
L'umanesimo come movimento culturale nacque con Petrarca e Boccaccio nella riscoperta e storicità dei classici con particolare riferimento alla conoscenza nell'anima umana.
Dai filosofi greci (Protagora) alla letteratura Romana (Cicerone - humanitas - Seneca) con la diffusione Europea tra il XV secolo e una parte del XVI, l'umanesimo si concentrò nell'attenzione sull'uomo come misura di tutte le cose (antropocentrismo).
L'affermazione della dignità dell'uomo rapportata alle proprie capacità creative e l'indagine sulla natura dell'anima umana, costituirono le basi di riflessione sull'attività umana e sulla produzione culturale-etico-sociale-economica.
Le varie tipologie di "umanesimo" si compendiarono poi nell'eclettismo di Lorenzo Valla e Leon Battista Alberti (secolo XV).
Altri importanti umanisti furono Vittorino da Feltre (pedagogo) Pico della Mirandola (autore del "discorso sulla dignità dell'uomo", manifesto dell'Umanesimo), Guarino Veronese, Antonio Beccadelli (il Panormita), Manuele Crisolora, Flavio Biondo, Aldo Manuzio, Coluccio Salutati, Poggio Bracciolini, ecc. operativi in tutti gli stati italiani dell'epoca, senza ovviamente dimenticare la diffusione del fenomeno umanistico presso le altre nazioni europee.
Il principale esponente dell'Umanesimo europeo fu l'olandese Erasmo da Rotterdam, chiamato il "principe degli umanisti".
La dimensione antropocentrica costituì la fonte principale della nuova creatività artistico-artigiana con l'avvio di un lento processo di umanizzazione co-esteso ed ampliato dall'essere umano alla sua produzione connessa e immanente.
L'intreccio "umanizzato" soggetto-oggetto trovò pertanto in progressione il suo itinerario storico/etico.
L'autonomia identitaria si trasferì, inconsapevolmente, dal soggetto operatore all'oggetto prodotto (vedi dicotomia artigianato tradizionale e artistico; Accademie ad-hoc) ma senza limitazioni o esclusioni di categorie (elemento fondamentale).
Processo irto di ostacoli socio-giuridico-psicologici, sino al nostro tempo, in cui riconoscere l'umanizzazione ampliata all'oggetto prodotto e identificata o connaturata nel soggetto produttore, è obiettivo arduo e complesso.
Ostacoli principali al processo di identificazione sono l'attuale contesto digitale che si ramifica nell'intero scibile umano e condiziona ogni produzione psicofisica; la sperimentazione dell' uomo/robot che limita l'etica naturale dell'essere riducendola al "sistema" mediatico-tecnologico dominante; il de-potenziamento della praxis umano-gestuale-oggettuale con il privilegio dell'artificio informatico che inesorabilmente annulla ogni diversificazione etico-identità fino alla più passiva "omologazione" "tecno" di creatore-creato-soggetto-oggetto.
Tale "omologazione" tende altresì a disconoscere una componente presente e fondamentale nell'oggetto-prodotto-umanizzato: la "spiritualità" incorporata.
Grave carenza di analisi.
"Spiritualità" del soggetto oggetto
La soggettività produttrice e umanizzata tende a cogliere gli oggetti prodotti quali fenomeni di esperienze intuitive (vedi Hegel, Husserl, Sartre, Levinas, Arendt, Scheler...).
A questo proposito sono da approfondirsi i vari significati fenomenologici (trascendentale; realista; esistenzialista; dialettica).
Gli oggetti/fenomeni sono quindi aperti ad una recettività attiva che si rivela nell' "essenza" insita negli stessi (vedi Heidegger): questo è il punto decisivo della creatività presente e totale.
L'umanizzazione oggettuale si salda così all'essenza incorporata in una "spiritualità" che si manifesta artisticamente e praticamente nelle varie modalità espressive scaturite dalla pluralità dei fenomeni in elaborazione.
Pertanto non solo il soggetto/operatore si apre all'intuizione trascendentale, ma anche l'oggetto/prodotto si costituisce "essenza" spiritualizzata di energie (vedi etica della forma eccetera) che trascende la fenomenologia della mera presenza.
L'intreccio è dunque completo ma non privo di autonoma identità espressa nella "teologia artistica" della "forma" (quindi ben lontana dalla annullamento progressivo delle distinzioni causato dalla tekne).
L'oggetto/forma, essenza artistica o meno, costituisce un concentrato di energie spirituali umanizzate co-trasmesse dall' artefice/produttore: è l'obiettivo etico-estetico per eccellenza che si innesta in una indubbia espressività di fede non lontana da una "religiosità" anche pratica e sfuggente, ma determinante nella "formattività" delle figurazioni composte.
Del resto la stessa dottrina "spiritualista", affermando l'importanza del principio spirituale nell'individuare valori e interessi di religiosità ed etica, concretamente esistenti, si collega ai termini latini e greci (pneuma, spiritus...) per indicare l'essenza della spiritualità umana nella realtà (v. Pascal, Cartesio, Malebranche, Bergson, Blondel...).
L'oggettualità umanizzata (v. livello orientale-giapponese) è un esempio di tale spiritualità etico-religiosa e con la dovuta autonomia si compara all'umanizzazione dell' artifex/"essere" che avvia il processo produttivo/artistico.
                                                                    
Marco dei Ferrari

2 commenti:

  1. Questa nuova pagina arricchisce e completa la tematica che da qualche tempo Marco dei Ferrari viene svolgendo nel nostro blog a riguardo dell'umanizzazione dei beni di consumo. Qui l'autore offre un attento esame storiografico della trasformazione dell'artigianato originario in prodotti sempre più sofisticati dal punto di vista tecnologico, come richiesto da contesti socio-economici sempre più estesi e complessi, fino a quelli attuali. Centrale è la considerazione dell'Umanesimo, con il suo manifesto dell'"uomo misura di tutte le cose": "processo, così scrive l'autore, irto di ostacoli socio-giuridico-psicologici, sino al nostro tempo, in cui riconoscere l'umanizzazione ampliata all'oggetto prodotto e identificata o connaturata nel soggetto produttore, è obiettivo arduo e complesso". Nel mondo contemporaneo si è compiuto a mio avviso quell'inevitabile destino dell'Antropocentrismo che doveva giungere al Nichilismo, come era implicito fin dall'inizio nei progetti di predominio assoluto sul mondo propri dell'Umanesimo. Oggi l'omologazione tecnologica tende "a disconoscere una componente presente e fondamentale nell'oggetto-prodotto-umanizzato: la "spiritualità incorporata". Quella "spiritualità incorporata" che a mio parere può essere presente solo in una techne pura, capace di muoversi in sintonia, anziché in antitesi, con le leggi del creato. Per ottenere ciò, ritengo insufficiente ricorrere a quell'Essere, di cui parla Heidegger, cui è possibile accedere soltanto nella prospettiva della morte e dell'uscita dall'inautentico cui costringe la vita collettiva. Credo sia giunto il tempo per comprendere che l'Esser-ci (l'uomo) deve, al contrario, dedicarsi all'aletheia, al disvelamento dell'Essere, che è poi il proprio stesso Essere, esattamente nel mondo della "deiezione" e della "cura". Soltanto così potremo sperare in un rinnovamento spirituale della società, dell'economia e della cultura.
    Franco Campegiani

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  2. Ringrazio Franco Campegiani per la sua approfondita "lettura" di cui in particolare apprezzo la sua "aletheia" (disvelamento) che riposiziona la funzione dell'Essere nel mondo e conseguentemente dell'Esserci.
    Il rinnovamento spirituale-umanistico potrebbe riprendere il suo "percorso" solo "rifondando le Techne", impresa tutt'altro che semplice.
    L'auspicio di Franco ne significa obiettivi concreti e divenire.

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