martedì 19 maggio 2020

ENZO CONCARDI LEGGE: "IL VOLO DELLE RONDINI" DI MARCO LANDO, GUIDO MIANO EDITORE



Marco Lando
IL VOLO DELLE RONDINI
Prefazione di Ester Monachino
Guido Miano Editore, 2020

Recensione di Enzo Concardi
 
“Il volo delle rondini” è il volo della poesia, come l’albatro di Baudelaire: questo volo è tuttavia molto più leggero, sfuggente, inaspettato, imprevedibile, perfettamente incastonato nella spiritualità e mistica della natura che caratterizza il canto lirico dell’autore. Le innumerevoli immagini paesistiche che incontriamo nella scrittura di Marco Lando costituenti la nervatura principale della sua poetica - che vanno dal paese al fiume, dalla terra al cielo, dalle nuvole ai campi, dalle stelle agli animali… - non sono quasi mai soltanto ritratti pittorici del suo ambiente naturale, ma si trasformano in simboli e metafore della vita, in particolare della ricerca e dell’intuizione del senso del nostro essere qui ad abitare questa avventura umana ricca di misteri, suggestioni, realtà invisibili, infiniti ed eternità. Il poeta riesce a conferire ai suoi versi un’incredibile levità, anche quand’essi sottendono concetti esistenziali e filosofici, per cui la trama dei ritmi e delle scansioni è un incessante arabesco, un sottile ricamo, una ragnatela imperlata di rugiada.
Ne nasce a volte un surrealismo onirico e altre volte un realismo magico, che si compenetrano attraverso sinestesie e formule analogiche, rendendo il messaggio accattivante, dal momento che trasporta il lettore nel suo mondo interiore per fargli dono di ogni ricchezza della meditazione contemplativa. La semplicità dei suoi soliloqui lirici è talvolta pura e talaltra apparente, poiché cela - come abbiamo già detto - viaggi più profondi nell’intimo, nel pensiero, nelle visioni di vita. È vero, il suo mondo è li, le sue radici sono nel luogo natio, i suoi affetti sono domestici, il tempo scorre coi ritmi delle acque, tutto si compendia nelle piccole-grandi cose che rendono bella la vita: ma la proiezione è universale, nella memoria, negli spazi, oltre la materia contingente. Il linguaggio si avvale di “... una versificazione limpida, cristallina, di profonda semplicità, dedizione assoluta al sentire - con sangue e ossa - la natura...” (Ester Monachino, nella prefazione).
Nella silloge vi è un nucleo di poesie emblematiche attorno alle quali ruotano tutte le altre a perfezionare i quadri lirici. Vediamone alcune e di queste i brani più originali e inusitati. Si riscontrano qui i caratteri d’una ‘poesia visiva’ non nel senso di talune avanguardie contemporanee degli Anni Cinquanta (forme e disegni accanto o sotto le parole), ma con riferimento allo stile di Guido Guinizelli, stilnovista che ai suoi versi infonde un continuo senso dell’aria, della luce, con una capacità visiva eccezionale. Così come il nostro autore: “Ascoltai il volo delle rondini all’alba: / conosceva il fiume e la valle / il silenzio del paese, / rovistava la pace dei tetti / regalando l’attenzione / alla fantasia dei comignoli” (Il volo delle rondini); “Una rondine prima di migrare / cadde nell’ombra del sole / si fece luna e diventò un albero, / quello del mattino, sul fiume” (La rondine felice). Altre raffigurazioni fantasiose di concetti esistenziali ed ontologici creanti atmosfere d’epoca e d’ambiente, sono quelle del tempo e del silenzio-ascolto per recepire intelligenza della vita: “Venne di notte, col buio, / sapeva di tabacco e di pane / e odore di fiume. / Entrò come un sogno / uscì come un pensiero: / era il tempo / fuggevole e inafferrabile” (La forza del tempo); “Erano parole di terra e di sguardi / occhi che uscivano a cercare / portandomi nel mondo / ad essere / il cielo e la mia vita. / Silenzio immane / per capire me stesso” (Silenzio ed esistenza).
E così il lettore potrà continuare in questa ricerca esegetica sui testi. Vale la pena sottolineare ancora la presenza del sentimento nella poesia di Marco Lando: la memoria e la mancanza del nucleo familiare d’origine, soprattutto nelle liriche dedicate alla madre; digressioni sull’amore, parola “per dire che siamo infiniti”, l’amore muto, fatto di dolore, verità e speranza. La fiducia nell’uomo, essere che può sempre rinascere dalle sue ceneri e “sognare sul prato dell’esistenza”. E mi piace concludere con una sua breve lirica dal titolo L’aria, sigillo di una sintesi mirabile, in una sola strofa eptastica, del suo stile inconfondibile: “L’aria ha il suono del tempo / corre nel giorno / s’arricchisce di fiori. / Come un uomo di ricordi / piange di nebbia lenta / nel respiro di un amore. / E cadono foglie”.

Enzo Concardi
    

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