IL DOLORE DELLA CASA
compianti dal Covid
di Gian Piero Stefanoni
INTRODUZIONE
Raccolgo
nella brevità e nel ricordo di questi pochi ritratti, il senso di un comune,
partecipato sgomento. L'evento Covid-19 che ci ha risucchiati da una terra ai
nostri occhi, nelle nostre vite non più ospitale ci ha scoperti nel nervo teso
di una condizione di limite forse dimentico ed ora così tragicamente esposto
tra coabitazioni coatte ed economie in azzeramento. Così se non più eludibile
la necessità del ripensamento ciò che a me interessa adesso- perché bene
adesso- è il raccoglimento in un dolore (e in un pianto) che è anche il nostro
per chi (per operatività di servizio e di lavoro ma anche per caso e per
destino) lontano dagli affetti, nelle sepolture veloci, in veloci benedizioni
ci ha lasciato in solitudine entro una procedura di sottrazione subdola, vorace
nella traccia di uomini, donne, ragazzi - anonimi o meno- che ho voluto
riportare nella presenza viva di ciò che nell'agire li ha connotati indicando
allora nel passaggio la vita stessa come misura dell'amore e del pensiero- e
per questo, in questa memoria, restando. Pensiero che allora va anche ai cari
nella consapevolezza di una fratellanza che ora ci appella nel sacro.
Una
silloge plurale, polisemica che, nell’attualità dei giorni, offre tutto il suo
potere per reificare emozioni, sentimenti, circostanze, sacrifici di ospedaleri
che hanno dato tutto il loro lavoro per la salute degli altri; per il bene
della società a scapito della propria vita. Il verso corre fluido nel rievocare figure di medici e infermiei;
per concretizzare con epigrammatico apporto emotivo vicende che ci rattristano
e ci rendono ancora più precari in questo mondo di casualità e di fatalità. Il
poeta con padronanza metrica e in possesso di iuncturae combinanti significati senza
troppi perifrastici epigonismi, senza superflui giri di parole, ci mette
davanti a figure di semplici lavoratori nella loro missione giornaliera; nel
loro travaglio quotidiano incuranti delle possibili aggressioni di un virus che
ci costringe all’isolamento. Si succedono nomi di medici e non solo che hanno
lasciato la vita sul campo di battaglia:
Chiara Filipponi:
Sei
stata la prima,
da te
che gestivi il sopore del corpo
la
coscienza: il camice
pronto
a cedere ha ceduto,
persa
la presa nel sonno…
Diego Bianco:
(…)
Nella
voce che ha saputo udire
il
patire di Bergamo, il professare
per
bene di una vita per bene.
Don Paolo Camminati
Allo
stato iniziale non si torna-
lo
comprendi dall'acqua della roccia
di nuovo mischiata al sangue…
Hart Island:
Vorremmo
dirvi
che
siete la nostra lettera per il futuro
con la
dignità di parole
che
non abbiamo saputo scambiarci…
Daniela
Trezzi
Infermiera
di trentaquattro anni della terapia intensiva del San Gerardo di Monza (uno dei
maggiori fronti della pandemia). Si è tolta la vita il 24 marzo: "Viveva
in un pesante stress per la paura di aver contagiato altri" (Federazione
nazionale ordini professioni infermieristiche).
Ismail Mohamed Abdulwahb:
Io con
te penso ai miei nipoti,
piccolo
budda delle nostre periferie
se il
cuore è il primo organo malato…
Vittorio Grgoretti/Lucia Bosè:
Architetto, urbanista, teorico
dell'architettura, scomparso a 94 anni a Milano; attrice, scomparsa per
complicanze dovute anche al Covid a 89 anni a Segovia, in Spagna.
RSA:
Qui l'attentato
è alla piccola patria
se
saltata la rete da fuori
per
chi ha dato la vita è venuta la morte.
Li Wenliang:
Oculista all'ospedale centrale di Wuhan
uno dei primi medici a riconoscere la pericolosità della polmonite di Wuhan
lanciando l'allarme sul virus il 30.12.2019. Ammonito dalla polizia "per
aver fatto commenti falsi su internet" muore dopo aver contratto il
Covid-19 sul lavoro il 7.2.2020. Il 2 aprile dello stesso anno è stato
dichiarato martire ed eroe nazionale.
Donato
Sabia:
Determinato
e fermo,
così
oggi una fotografia ti restituisce
prima
di una partenza…
Samar
Sinjab:
Lo si
legge dai tuoi figli
l'incontro
declinato a fondo
di un
desiderio che qui ha portato salvezza…
Antonio
Nogara:
Imprenditore di 57 anni toltosi la vita a
San Giovanni a Teduccio (Napoli) il 6 maggio.
Fabrizio Gelmini:
È vero
lo si legge negli occhi,
in te
il bene della terra,
il
servizio dalla strada alla morte
proprio
nella mia terra del padre.
Neonato
di cinque mesi del Connectitcut
Con
quale piccolo verso
vai a
chiudere tu
che
non hai portato la fiaccola?...
Gli Altri:
Come
gli altri, anche voi
dalle
strade, dalle case, dal lavoro
anonimi
nell'anonimia della morte…
Fino
alla poesia Lamentazioni:
Ricomincia
da ciò che sai,
da ciò
che puoi cuore mio
ora
che la sera muta i legami
e la
notte non ha corpo
a cui
cedere il sangue.
Ricomincia
dalle tue morti,
dagli
abbandoni precoci,
reimpara
l'assenza, la misura
esatta
e sola della carne.
Qui
freme la sottrazione
la
parte mutila del mondo,
accorda
in una medesima nota
una
vita che non ha terra,
e che
non torna.
Siamo
nel grande pianto,
e
a una nota di chiusura dell’Autore:
"...
compianto per gli scomparsi del Covid nei ritratti di figure che più delle
altre hanno colto con più forza la mia attenzione e la mia risonanza.. il
momento del lutto e del lutto partecipato, è essenziale nel riconoscimento di
una identità sociale e collettiva in questo tempo così provata. Necessaria
anche per una corretta, compresa interrogazione di se stessa.."
Gian
Piero Stefanoni
Opera emozionante, folta di tocchi poetici che
contornano con empatica partecipazione il corso della silloge; di una
composizione che, coi ritmi e le scansioni dell’anima, i momenti focali
di una tematica avvolgente e
coinvolgente.
Nazario
Pardini
Mi accingo a commentare brevemente questa Silloge, introdotta in modo eccellente e recensita dal grande Nazario, con le lacrime agli occhi. Un simile, ispiratissimo documento racchiude una pluralità di valori. Se tutti ne avessimo avuto la creatività e il coraggio sarebbe stato nostro compito di operatori culturali dedicare poesie, lettere e scritti a coloro che sono stati e sono colpiti dall'orrore del Covid, in quanto impiegati in trincea.
RispondiEliminaStefanoni asserisce "il momento del lutto e del lutto partecipato, è essenziale nel riconoscimento di una identità sociale e collettiva in questo tempo così provata"... e il senso di colpa diviene coagulo di pus e sangue. Abbiamo pianto abbastanza? Stiamo piangendo abbastanza... visto che il mondo è afflitto dalla piaga più di prima e l'Italia stessa parla di 'guarigione' con un numero di morti quotidiane che in tempi normali avrebbe causato il lutto nazionale? Le liriche postate sono dilanianti e insegnano a non ricorrere alle facili filosofie, ai discorsi triti e ritriti, alla superficialità. Occorre rispettare. E non perdere il conto, visto che di conto si parla ancora. Ringrazio di cuore l'Autore per questa altissima lezione di sensibilità e per il suo talento messo al servizio dell'Amore verso il prossimo.
Grazie Maria cara, occorre soprattutto continuare a interrogarsi e la memoria ne è un veicolo fondante.. ti abbraccio e grazie ancora al dolcissimo Nazario.Buona Pentecoste!
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