venerdì 29 maggio 2020

GIAN PIERO STEFANONI: "IL DOLORE DELLA CASA"



IL DOLORE DELLA CASA
compianti dal Covid
di Gian Piero Stefanoni

INTRODUZIONE

Raccolgo nella brevità e nel ricordo di questi pochi ritratti, il senso di un comune, partecipato sgomento. L'evento Covid-19 che ci ha risucchiati da una terra ai nostri occhi, nelle nostre vite non più ospitale ci ha scoperti nel nervo teso di una condizione di limite forse dimentico ed ora così tragicamente esposto tra coabitazioni coatte ed economie in azzeramento. Così se non più eludibile la necessità del ripensamento ciò che a me interessa adesso- perché bene adesso- è il raccoglimento in un dolore (e in un pianto) che è anche il nostro per chi (per operatività di servizio e di lavoro ma anche per caso e per destino) lontano dagli affetti, nelle sepolture veloci, in veloci benedizioni ci ha lasciato in solitudine entro una procedura di sottrazione subdola, vorace nella traccia di uomini, donne, ragazzi - anonimi o meno- che ho voluto riportare nella presenza viva di ciò che nell'agire li ha connotati indicando allora nel passaggio la vita stessa come misura dell'amore e del pensiero- e per questo, in questa memoria, restando. Pensiero che allora va anche ai cari nella consapevolezza di una fratellanza che ora ci appella nel sacro.  


Una silloge plurale, polisemica che, nell’attualità dei giorni, offre tutto il suo potere per reificare emozioni, sentimenti, circostanze, sacrifici di ospedaleri che hanno dato tutto il loro lavoro per la salute degli altri; per il bene della società a scapito della propria vita. Il verso corre fluido  nel rievocare figure di medici e infermiei; per concretizzare con epigrammatico apporto emotivo vicende che ci rattristano e ci rendono ancora più precari in questo mondo di casualità e di fatalità. Il poeta con padronanza metrica e in possesso di iuncturae combinanti significati senza troppi perifrastici epigonismi, senza superflui giri di parole, ci mette davanti a figure di semplici lavoratori nella loro missione giornaliera; nel loro travaglio quotidiano incuranti delle possibili aggressioni di un virus che ci costringe all’isolamento. Si succedono nomi di medici e non solo che hanno lasciato la vita sul campo di battaglia:

Chiara Filipponi:

Sei stata la prima,
da te che gestivi il sopore del corpo
la coscienza: il camice
pronto a cedere ha ceduto,
persa la presa nel sonno…


Diego Bianco:

(…)
Nella voce che ha saputo udire
il patire di Bergamo, il professare
per bene di una vita per bene.


Don Paolo Camminati

Allo stato iniziale non si torna-
lo comprendi dall'acqua della roccia
di  nuovo mischiata al sangue…


Hart Island:


Vorremmo dirvi
che siete la nostra lettera per il futuro
con la dignità di parole
che non abbiamo saputo scambiarci


Daniela Trezzi

Infermiera di trentaquattro anni della terapia intensiva del San Gerardo di Monza (uno dei maggiori fronti della pandemia). Si è tolta la vita il 24 marzo: "Viveva in un pesante stress per la paura di aver contagiato altri" (Federazione nazionale ordini professioni infermieristiche).

Ismail Mohamed Abdulwahb:

Io con te penso ai miei nipoti,
piccolo budda delle nostre periferie
se il cuore è il primo organo malato…

Vittorio Grgoretti/Lucia Bosè:

Architetto, urbanista, teorico dell'architettura, scomparso a 94 anni a Milano; attrice, scomparsa per complicanze dovute anche al Covid a 89 anni a Segovia, in Spagna.

 RSA:

Qui l'attentato è alla piccola patria
se saltata la rete da fuori
per chi ha dato la vita è venuta la morte.


Li Wenliang:

Oculista all'ospedale centrale di Wuhan uno dei primi medici a riconoscere la pericolosità della polmonite di Wuhan lanciando l'allarme sul virus il 30.12.2019. Ammonito dalla polizia "per aver fatto commenti falsi su internet" muore dopo aver contratto il Covid-19 sul  lavoro il 7.2.2020.  Il 2 aprile dello stesso anno è stato dichiarato martire ed eroe nazionale.

Donato Sabia:

Determinato e fermo,
così oggi una fotografia ti restituisce
prima di una partenza…

Samar Sinjab:

Lo si legge dai tuoi figli
l'incontro declinato a fondo
di un desiderio che qui ha portato salvezza…

Antonio Nogara:

Imprenditore di 57 anni toltosi la vita a San Giovanni a Teduccio (Napoli) il 6 maggio.


Fabrizio Gelmini:

È vero lo si legge negli occhi,
in te il bene della terra,
il servizio dalla strada alla morte
proprio nella mia terra del padre.


Neonato di cinque mesi del Connectitcut

Con quale piccolo verso
vai a chiudere tu
che non hai portato la fiaccola?...

Gli Altri:

Come gli altri, anche voi
dalle strade, dalle case, dal lavoro
anonimi nell'anonimia della morte


Fino alla poesia Lamentazioni:


Ricomincia da ciò che sai,
da ciò che puoi cuore mio
ora che la sera muta i legami
e la notte non ha corpo
a cui cedere il sangue.

Ricomincia dalle tue morti,
dagli abbandoni precoci,
reimpara l'assenza, la misura
esatta e sola della carne.

Qui freme la sottrazione
la parte mutila del mondo,
accorda in una medesima nota
una vita che non ha terra,
e che non torna.

Siamo nel grande pianto,


e a una nota di chiusura dell’Autore:

"... compianto per gli scomparsi del Covid nei ritratti di figure che più delle altre hanno colto con più forza la mia attenzione e la mia risonanza.. il momento del lutto e del lutto partecipato, è essenziale nel riconoscimento di una identità sociale e collettiva in questo tempo così provata. Necessaria anche per una corretta, compresa interrogazione di se stessa.."

Gian Piero Stefanoni


 Opera emozionante, folta di tocchi poetici che contornano con empatica partecipazione il corso della silloge; di una composizione che, coi ritmi e le scansioni dell’anima, i momenti focali di una  tematica avvolgente e coinvolgente.

Nazario Pardini

      

2 commenti:

  1. Mi accingo a commentare brevemente questa Silloge, introdotta in modo eccellente e recensita dal grande Nazario, con le lacrime agli occhi. Un simile, ispiratissimo documento racchiude una pluralità di valori. Se tutti ne avessimo avuto la creatività e il coraggio sarebbe stato nostro compito di operatori culturali dedicare poesie, lettere e scritti a coloro che sono stati e sono colpiti dall'orrore del Covid, in quanto impiegati in trincea.
    Stefanoni asserisce "il momento del lutto e del lutto partecipato, è essenziale nel riconoscimento di una identità sociale e collettiva in questo tempo così provata"... e il senso di colpa diviene coagulo di pus e sangue. Abbiamo pianto abbastanza? Stiamo piangendo abbastanza... visto che il mondo è afflitto dalla piaga più di prima e l'Italia stessa parla di 'guarigione' con un numero di morti quotidiane che in tempi normali avrebbe causato il lutto nazionale? Le liriche postate sono dilanianti e insegnano a non ricorrere alle facili filosofie, ai discorsi triti e ritriti, alla superficialità. Occorre rispettare. E non perdere il conto, visto che di conto si parla ancora. Ringrazio di cuore l'Autore per questa altissima lezione di sensibilità e per il suo talento messo al servizio dell'Amore verso il prossimo.

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  2. Grazie Maria cara, occorre soprattutto continuare a interrogarsi e la memoria ne è un veicolo fondante.. ti abbraccio e grazie ancora al dolcissimo Nazario.Buona Pentecoste!

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