giovedì 28 maggio 2020

RITA FULVIA FAZIO LEGGE: "NEL FRATTEMPO VIVIAMO" DI NAZARIO P.


Rita Fulvia Fazio,
collaboratrice di Lèucade






Nell'accostarsi al testo lirico  Nel frattempo  viviamo di Nazario Pardini edito dalla storica casa editrice Guido Miano - 2020 si resta subito affascinati da alcuni elementi significativi: l'atmosfera immaginativa della raffigurazione in copertina; l'onesta e sentita prefazione di Enzo Concardi e il rimando dello stesso al montaliano "la poesia è vita"; nonché l'amor vitae, nerbo, vigore poetico dell'autore teso ad attualizzare la realtà tutta.
Del fermo immagine della copertina, in cui figure sono volte a prendere il mare, si ha la viva sensazione di essere avvolti dalla luce del tramonto che distende una dolce, calda sensualità, dalle sfumature giallo-rosee sulla battigia al rifrangere dell'onda marina. Il controluce pone in ombra le persone e stimola la fantasia a percepirle come parvenze in secondo piano rispetto alla forte emozione orchestrata dalla natura. Sì, lo scatto fotografico accende lo sguardo profondo dell'osservatore e individua la quintessenza della geometria compositiva il seducente quadro.
Percepisce, sensibilmente, l’espandersi del respiro umano per la resa vitalistica dei simboli naturali dell'universo "... quando il sentire compie / la geometria / perfetta, ritrovata, dell'essenza, / prova segmenti, / anche per brevi tratti / dell'universo intero, / libero ormai da scrimoli." (pag.17). La riflessione suscita lo sguardo morale della storia degli uomini. Si situa, proprio lì, il riflesso del senso ispirativo poetico dell'anima pardiniana; il segno ancestrale, primitivo tesse il piano compositivo. La rappresentazione è fortemente realistica; descrittiva di un mondo ampio, palpabile; e s'inoltra sempre più profondamente nell'animo umano. Nella fruibilità del tempo, il poeta attinge alla forte carica simbolica degli elementi naturali, paesaggisti; ai fatti concreti e tangibili. Rende visibile lo sguardo del vissuto, nell'intensità dell'attimo e dell'impegno, che si conserva intatto. Ma è, anche, lievito d'amore poetico, effuso sulla realtà sociale, nell'attraversamento del sesto senso del respiro artistico. Ne è prova l'acuta e sensibile prefazione del Concardi che, con scorrevolezza espressiva, delinea l'ideologia del poeta e ci consegna finanche, il sorriso accattivante del destino, stemperato dalla carezzevole liberatoria del peso della solitudine esistenziale, grazie all'incontro con la liricità di cui Nazario Pardini ci fa dono. Troviamo nella frase conclusiva: "Nazario Pardini, un poeta infine che sa anche uscire da ambienti e modi accademici per andare incontro agli uomini e condividerne il destino, nel profondo dell'io, nelle relazioni con gli altri, nel mistero "del cammin di nostra vita".
Nella prima parte del testo le liriche, senza titolo, sono  complementari di affermata concreta intensità. Si leggano "la geometria che attorno / si distende..."; " ho pescato con la rete dell'anima...".
Sì, proprio quell'anima, collocata in nessun luogo, eppure presenza effettuale "pucciniana" ( pag.61); è il plusvalore della realtà soprannaturale. Lo stile è di efficace. Il nitore dell'ordito espositivo, ritengo esplori il barlume del sentimento dell'oblio dell'abisso umano; predisposto quale contrappeso, contraltare alla gratitudine del dono della vita. Compensa la conflittualità e il disagio peculiare dell'esistenza per il maturato impegno, il riflessivo stimato "Il colore del mare / ed il tramonto / sono le poche cose terrene / che si contendono il cielo (pag.60); "La musica di Puccini / è uno dei pochi messaggi / che riesce a trasmettermi attimi di certezza / sull'esistenza del soprannaturale." (pag.61). È presa di coscienza che consente il vivere nel frattempo, partendo dagli accadimenti terreni .
"E il vano di un inganno defluire/ meno selvaggio, / meno prigioniero / fa apparire / un soggiorno da straniero." (pag.15).
E, in presenza degli assunti salvifici;  quando il sentire compie la geometria perfetta; "È il primo giorno d'estate / il cui raggio esplode nel fiume / a rifugiare i colori dell'acqua /...";   nel frattempo viviamo.
È limpidezza, giovamento compensativo, che avvalora il contenuto della seconda parte della silloge titolata Dal serio a al faceto. Dal sacro al profano. Architettura, trasferimento del senso al movimento ironico, giocoso; oppositivo, svincolante dal memoriale delle aporie, di impedimento; e oggettivazione delle fasi fragili e precarie, saporose della realtà; intenta a ripulire, dimenticare per la prospettiva di largo respiro: " L'immensità. /
Cessate, occhi, di nutrire la mia anima! / Non ho più parole da consumare / e mi abbrucia / l'immensità imprigionata." (pag.105).
Per rinfrancarsi dalla notte accecante, che tradisce l'amore; e che tanto, tanto spazio respira nelle vicissitudini della vita in ombre, disperazione, inquietudini, sopraffazioni, naufragi, catastrofi, stragi di questa società dolorosamente malata, crudele, violenta. Sì, insaporirle della massima tensione dilatata all'elevazione della bellezza, della purezza laica concretizzando l'amor vitae del canto .
"Palloncini di suoni
Come posso involucrare / 
i miei sentimenti? / 
Con che cosa / 
perché ti raggiungano / 
ove sei? /
Ci ho provato più volte / 
con le parole, / 
ma quella mole che ho dentro / 
non so, / 
così pesa, / 
se riesce a volare / 
in palloncini di suoni: / 
per questo ti ho scritto / 
poesie. (pag. 106).

Rita Fulvia Fazio


1 commento:

  1. Ringrazio per l'accoglienza della lettura sul blog di un testo splendido, dove Nazario partecipa a noi: "Che i concerti le dita della fantasia / arpeggiano sull'anima! / Li ha composti il maestrale / suonando tra le dune / accordi di risacca." (pag.48) che io leggo, rilucenti al sole e all'azzurro di tanta libertà, passeggiando sul molo e in riva al mare. Cordialmente, Rita Fulvia Fazio

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