Maurizio
Soldini: Solo per lei effemeridi baciate
dal sole LietoColle Edizioni. Varese. 2013
Forza
evocatrice che sa tradursi in rime da bàttima marina
Un
canzoniere d’amore intenso, generoso, eroticamente contaminante, i cui versi,
con grande empatia, abbracciano la dilatazione dell’anima verso la luminescente
sinfonia di Mina, la donna amata; verso “Una donna più bella assai che ‘l
sole,” (Francesco Petrarca, Canzoniere,
119). La citazione mette bene in movimento la polisemica struttura di sapido
valore partecipativo. E quale autore, Soldini, poteva scegliere come momento prodromico per il suo canto se non che il Petrarca; il
cantore dei cantori. Solo per lei, il
titolo della plaquette. Ed è qui che incontriamo la totale corrispondenza fra
il sentimento dei sentimenti e la vita. Dacché l’amore è vita. Lo è con i suoi
slanci passionali, con le sue rattenute esistenziali, con le sue fughe oltre la
terrenità, con i suoi abbracci eterei, celestiali, con i suoi abbrivi oblativi,
sapidi di nirvana edenico, con i piccoli eventi della quotidianità. E non è
forse l’amore la causa scatenante di tutti i nostri sentimenti?
E la passione,
la tristezza, l’edonismo, la gioia, la follia, la gelosia, l’odio, la noia,
l’umorismo e il male di esistere non sono forse categorie dell’anima legate
alla sopraffazione dell’amore sulla ragione, o all’assenza dell’amore stesso, o
alla sua piena esplosione? E in questo poema troviamo tutta la gradazione,
tutto il climax del polisemico sentimento; tutta la forza evocatrice che sa
tradursi in versi da bàttima marina per la loro ondulazione metrica volta a
combinarsi col magma interiore dell’Autore. Un significante metrico di grande
efficacia visiva. Una grande simbiotica fusione fra significato e significante
infoltita di pregevoli configurazioni stilistiche per la resa del canto. Ed è
la Natura con i suoi quadri avvolgenti a farsi disponibile per le
concretizzazioni degli impatti emotivi: mattini madidi, il tuo sole, stelle, la
notte buia, il cielo, la quiete del mare, brezze marine. Illuminazioni che si
fanno incontro all’abbraccio del poeta; che entrano nella sua anima per
trasferirvi sostanza e potenzialità creativa, fonica, e cromatica; una sostanza
che si vivacizza in battiti di ciglia, in occhi di mare, in labbra dolci, or
rosa, or rosse, in voce tua soave, in canto di sirena. Accostamenti fisici a respiri,
a istanti fermati in un eterno che perdura. E tutto si declina in una totalità
che tende ad escludere il dubbio:
Desisti dal pensare che non ti
amo
non chiederti se è uno sbaglio
avermi incontrato
perché il tempo ti dirà chi
sono e il dubbio poi sarà lasciato
cadere in mare aperto e il
cuore tuo navigherà in porto fidato (pag. 23).
Il
mare.
Un simbolo di romantica memoria, dove si avventurano sogni, e che
simboleggia la vaga libertà dello spirito. È in quella immensità che di solito
il poeta si tuffa con la sua aspirazione all’immenso:
Aspetto insieme a te che il
sole sorga
nel bianco chiarore dell’alba
marina
a colorare il mare che ancora
ha toni grigi.
(…)
parole che il sole e questo mare
parole che il sole e questo mare
sanno intendere, ma che tu
sola, Mina, anima mia,
sai leggere e capire nel dire
mio mutato nel silenzio
che ti comunico guardando nei
tuoi occhi
tra i baci dati a perdifiato
sull’umida battigia
di questa fresca mattina alla
cara marina (pg. 25).
Sinestesie,
rime, assonanze per accompagnare la cifra lirica di euritmica musicalità dal
sapore petrarchesco. Enjambements senza respiro vòlti ad una narrazione
impellente, esondata da un’anima carica di voglia di amare. Una piena fusione
fra erotismo e una marina che si fa presenza di passione traslata in luce. Una
verticalizzazione che dagli strati più nascosti dell’anima si inabissa nella luminosità del cielo. Ma nella vita, come
nell’amore, giocano i sospetti, e spesso s’insinuano nebbie e oscurità. Sono
questi che Soldini vuole cancellare, per tradurre il tutto in speranza,
ricorrendo anche al lume dei ricordi:
Non entrare e non restare
nella stanza buia del sospetto,
del dubbio che aggiunge nebbia
a oscurità.
Se adagi il pensiero nella
perplessità che blocca
e non ti fa guardare avanti
con speranza,
ricorda di recuperare quel
lume dal cassetto
dei ricordi che il cuore tuo
conserva gelosamente
nell’angolo segreto a cui
soltanto in due si può accedere (pg. 27).
Afferma
La Rochefoucauld che “considerando i risultati, l’amore si avvicina più
all’odio che all’amicizia”. Mentre un poeta contemporaneo afferma che “l’amore
è un’infezione dell’anima che si trasmette al corpo tramite la vista”. Il fatto
sta che Soldini sa elevare questo sentimento alle soglie del cielo per la
grande spiritualità da cui è sostanziato. Un volo in alto, nel delirio
d’estate, per raggiungere le vette dei baci rubati ai minuti che passano senza
aspettare:
Ho tanto bisogno di veleggiare
nel nostro desiderio di
bellezza
e se è il caso di naufragare
nella profondità dell’azzurro
degli occhi tuoi di mare (pg.
55).
E
sa l’Autore che il tempo fugge; è cosciente della sua precarietà, della sua
inafferrabile presenza; per questo sente forte il bisogno di tramutare il
rapporto della sua vicenda col tempo in carpe
diem, di dare tutto se stesso alla donna che ama, sapendo che la vita sono
i giorni prestati dalla morte. Un denso incitamento a viverlo questo spazio, e
a non gettare al vento la cosa più sacra che il Cielo ci abbia donato:
E sopravvive il canto maturo
di effemeridi baciate dal sole (pg.
57).
I
versi, spesso ipermetrici, frutto di raddoppiamenti fra settenari e
endecasillabi, fra quinari e endecasillabi, o endecasillabi e ottonari:
Eravamo in un mare in burrasca
le onde travolgenti
sempre più alte e
incontrollate che sopravanzavano
portandoci a derive di parole
ineffabili e pur dette (pg. 33),
si
alternano a pièces in cui l’endecasillabo giganteggia fra versificazioni più
brevi o più ampie, sfoderando tutta la sua maestosa musicalità:
Se la dea si adorna di beltà
nella luminescenza della sera
che imbianca i folti
boschi
attorno al lago dai riflessi
argentei
e invia a noi messi in ascolto
l’invito al casto amore
che si tramuta nella fedeltà… (A
Nemi).
Uno
spartito di euritmica sonorità che ben accompagna la sintonia fra umanizzazione
naturistica e abbrivi erotico-emotivi della liricità dell’opera.
Ed
è il memoriale che s’impenna con le sue rievocazioni preziose e generose. È il
ricordo di giorni di sole, di intemperanze di voluttà, di baci e sorrisi, di
una feria d’estate, a Praga, in Provenza, dove ritorna alla luce un tempo
passato a calpestare il ponte Carlo, e dove i campi hanno profumato di lavanda
nelle serate fresche di limone.
Qui la poesia di Soldini assume i connotati di
un lirismo avvolgente di intima potenzialità. È in questo riemergere, forse, lo
slancio più vero, più umano di un amore che vince il tempo:
Tu mi riemergi ancora come
fonte
dalla memoria dei
percorsi
interni alla ricerca delle mie
radici
di quello che io sono adesso
ginestra innestata su una rosa
(pg.
51).
Perché, al fin fine, è proprio
alla Poesia che Soldini affida tutto se stesso, al suo misterioso ed epifanico
connubio fra anima ed amore, fra cuore e vita. È in essa che vuole incidere la
felicità che Mina gli porge in dono. E se si eleva “in alto sul clivo
rupestre”, lo fa per guardare lontano, per rendere supremo il suo canto; lo fa
per :
imparare
a respirare e a vivere di poesia (Sapienza della nudità
terrestre).
Nazario Pardini
Bravissimi entrambi: l'autore e Pardini entrano in osmosi di sensi e di pensieri. La bellissima nota dell'esegeta fa emergere ancora di più la rara e preziosa essenza del canto. Qui vi è un Soldini (a me sconosciuto) che appare intenso e grandemente legato alla parola "amorosa", che sa esplicitare toni suggestivi e profonde immagini dei sensi. Complimenti Maurizio!
RispondiEliminaNinnj Di Stefano Busà