a cura di Sandro Angelucci
Queste poesie di Mariano Menna - sebbene, nel numero, non possano
rappresentare una silloge - esprimono, a mio parere, una precisa unità
d’intenti, portando avanti un pensiero al quale è sottesa una poetica già
sicuramente identificabile.
Alla base, l’alienazione (v. il testo omonimo) dell’uomo moderno che è
impossibilitato a riconoscersi nella propria nudità (leggi schiettezza,
naturalezza) causa un progresso falsato che tutto è meno che emancipazione, che
tutto arricchisce meno che l’uomo. Tanto - ed a ragione - da essere considerato
dal poeta un “labile compromesso”, un’utopia che non risolve, anzi obnubila,
quello che resta “il più grande mistero del mondo”: il demone e l’angelo
contemporaneamente presenti in ciascuno di noi.
Certo, una simile visione del mondo (comunque profetica) può indurre
all’annientamento (v. Nichilismo),
può persino disperdere come “polvere amara” le rime “nella gelida bora” ma -
non dimentichiamolo - può anche farci ritrovare in un’Osteria a brindare al bene ed al male, ubriachi dell’uno e
dell’altro, felici soltanto di brindare “al brindare”.
Apprendo dalla nota biografica che Mariano ha vent’anni: è giovanissimo
ma sta già offrendo un appiglio alla nostra speranza.
Sandro Angelucci
I passanti sono ombre
indistinte:
avanzano incessanti nelle
notti
senza fine,
osservando le vetrine dei
negozi
che nutrono la sete di
possesso.
Ho stracciato il solerte
calendario
che si diverte a smuovere le
ore,
ma non c’è sipario
al suo rumore prolungato.
Mi manca il fiato spesso
-i giornali mi soffocano -
i giorni sono guerre mai reali.
La casa mi protegge dal
progresso,
è un bunker ed io confesso:
il cuore è una granata nel petto
e aspetto l’esplosione, inerte.
Lo specchio riflette un uomo
nudo:
sono io -ho creduto-
ma non mi riconosco.
Nichilismo
Una goccia incessante martella
la quiete:
è piena di vuoti pensieri la mente,
continua la caccia ad un senso
sfuggente;
la vita è celata dietro a una
parete.
Lo sguardo si ferma sui
singoli oggetti:
solo materia che ovunque si
estende,
un mondo di corpi e molteplici
aspetti
creati dal nulla, che poi, li
riprende.
Quella putrida salma valeva
una vita,
era anche amata tra gli esseri umani,
ma tu non potrai più tenerle
le mani:
era una rosa e adesso è
appassita.
Il tempo ci morde come una
mela,
spolpa le ossa e più niente
rimane,
solo parole taciute, ormai
vane:
si spegne il fuoco di ogni
candela.
Queste rime son polvere amara,
il vento le spazza lontano già
ora,
sono una vacua preghiera a me
cara,
un requiem disperso nella
gelida bora.
Majorana (29/08/14)
“Vidi
un lampo accecante e una nube di fumo :
un
fungo gigante saliva nel cielo “
E’ questo il progresso?
Questo labile compromesso
tra il bene e il male
torna a bussare alla porta
di chi non ascolta
la voce della propria
coscienza:
la chiamavamo scienza, ma io
seppi guardare oltre “il
monte”;
già scrutai l’orizzonte
di quel “non ancora”
ed in questa dimora
cupa e isolata,
io rinnego la strada
percorsa per gioco e potenza:
io rinnego la SCIENZA.
Passo ancora le notti a
pregare
che il mio sguardo non torni
a sguazzare nel vero:
il più grande mistero del
mondo
è l’uomo col suo criptico
sfondo,
col suo essere santo e demonio
in un solo volto.
Una volta il mare mi ha
rifiutato
ed ora passo i miei giorni
da pastore, sdraiato sull’erba
che sa di rugiada:
io rinnego la strada
percorsa per gioco e potenza:
io rinnego la SCIENZA.
Orizzonte ( 8 aprile 2014)
Più rosso è il cielo
d’orizzonte
se il Sole ricade nel mare;
il fuoco m’incendia la fronte
e poi lentamente scompare.
E’ luce che abbaglia la vista,
un gioco di mille impressioni:
ricorda una tela, un artista,
una storia di altre stagioni.
Il mondo era meno moderno,
ma il mare è rimasto lo stesso:
quel faro sbiancato è l’eterno
che torna ad illudermi adesso.
Rivedo il mio viso immaturo:
la barba era ancora mistero.
Adesso, se un po’ la trascuro,
divento più vecchio ed
austero…
Tanti anni volati col vento:
li osservo con altri colori,
perché non è solo dei fiori
il cruccio del cambiamento.
Ancora il miracolo avviene
su questa terrazza di ieri:
anche oggi la vita appartiene
al tempo e ai suoi strani
poteri.
Chissà se potrò ritornare
a scambiar due parole col
Sole,
qui, dove
ricade nel mare
e poi lentamente scompare…
Osteria (25 gennaio 2014)
Brindiamo alla gente di questa
osteria
che vi entra per caso e mai più va via,
che rifiuta illusioni e vana
speranza,
che disdegna prestigio e fatua eleganza.
Brindiamo agli ubriachi tornati
lucidi
perchè , più di prima,
saranno trucidi;
perché giureranno di smetter
di bere,
per poi tornare a innalzare il
bicchiere.
Brindiamo ai politici che sono
corrotti,
ai falsi ribelli e ai loro
finti complotti;
ai preti bigotti e ai maniaci
brutali
che troppo spesso hanno abiti
uguali.
Brindiamo alla crisi che regna
perpetua,
alle tasse infinite che non
danno tregua,
a chi si lamenta ed è pieno di
soldi,
a chi non si veste nemmeno coi
saldi…
Brindiamo a chi ancora sa
credere in Dio,
a chi, alla sua fede , ha già
detto addio;
a chi ama un altro del suo
stesso sesso,
vuole sposarlo, ma non gli è permesso.
Brindiamo alla donna picchiata
per gioco,
perché debba piangere ancora
per poco;
all’eterno razzismo e ad un
paese diviso,
a chi è stato abortito e non l’ha deciso.
Brindiamo alla morte sempre in agguato,
brindiamo alla notte e al
tempo andato,
urliamo al silenzio che
risveglia i pensieri:
non c’è più passato, solo vino e bicchieri.
Brindiamo al brindare che ci
rende felici,
che ci unisce tutti, amici e
nemici.
Brindiamo a chi legge le
nostre parole:
potrà venirle a cantar quando vuole!
Temporali d’estate (16/06/14)
Il sole lascia posto a un
cielo cupo,
squarciato da fulmini e folate
di vento, che ottenebra le
strade
e lacrima sul mondo senza
indugio.
Avevo già dimenticato il suono
ipnotico della pioggia che
cade;
così ogni vita è una lunga
estate
di bruschi e devastanti temporali .
Nota biografica
Mariano
Menna
è nato a Benevento nel 1994. Ha conseguito la maturità scientifica presso
l’istituto Polispecialistico Gandhi di Casoria. E’ iscritto al primo anno del
corso di laurea in Filosofia presso l’Università Federico II di Napoli.
Nel 2012
è risultato vincitore del Concorso Nazionale “Scrittura attiva” di Tricarico,
nella sezione giovani, con la poesia “La
ballata del vagabondo”;
Nel 2013 :
ha pubblicato due raccolte di poesie “La
grande legge” e “ La pagina
bruciata”, entrambe edite da Marco Del Bucchia rispettivamente a maggio e
novembre;
è risultato secondo classificato nella sezione
“Giovani” del concorso Nazionale “Città di San Giorgio a Cremano” con la
lirica “Iris” ;
E’
membro cofondatore della corrente
artistico-letteraria del Labirintismo,
il più grande movimento d’avanguardia del 2000 con più di 200 iscritti.
Nel 2014:
si è classificato al 3°posto nella 5^ edizione del premio letterario
internazionale “Le parole dell’anima” Città di Casoria (NA) con il libro di poesie “ La pagina
bruciata” ;al 2° posto alla IX edizione del Premio
Artistico - Letterario Internazionale Napoli Cultural Classic con l’inedita “
Il crepuscolo”; ha ricevuto il premio della critica nell’ambito della XV
edizione del Premio Letterario Internazionale “Tra le parole e l’infinito” con
il libro “La pagina bruciata”.
E’ stato inserito nelle antologie “Poesia
per Dio” , curata dalla casa editrice “La Ziza” con la poesia inedita “La
scelta” (marzo 2014) e “Fondamenta instabili”, curata da deComporre Edizioni.
Alcune sue poesie sono apparse su blog e riviste online come “ L’ombra delle parole” di Giorgio
Linguaglossa, “Alla volta di
Leucade” di Nazario Pardini, “ La
distensione del verso” di Sandra Evangelisti, “ Le Reti di Dedalus” di Marco Palladini
e “Poetrydream” di Antonio Spagnuolo.
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