lunedì 6 ottobre 2014

ROBERTO MESTRONE SU "LE ALI DELLA NOTTE" DI SONIA GIOVANNETTI

Roberto  Mestrone collaboratore di Lèucade


Bizzarra la vita.
Proprio quando si riesce a scorgere un lampo di luce nel buio dell'insipienza è già tempo d'andarsene.

da:

“ LE ALI DELLA NOTTE”

di Sonia Giovannetti


Sonia Giovannetti: Le ali della notte
Appunti di una settimana
Armando Curcio Editore. Roma. 2014

Promisi a Sonia, esattamente il 7 giugno di quest'anno, che avrei letto “Le ali della notte” assicurandole il modesto omaggio di un mio breve commento.
Provo imbarazzo a farmi vivo oggi, che son trascorsi quasi quattro mesi da allora mentre lei, nell'arco ristretto di una settimana, è riuscita a realizzare un sogno... nel sogno.
Anch'io ho sempre desiderato, durante gli anni della mia professione a tempo pieno,  vivere concretamente un sogno, magari per un'ora soltanto: staccarmi, “con la scrittura, nella scrittura”, dalle sottili angherie di “una vita scandita dai ritmi uguali di un lavoro tra i numeri che non mi piaceva, ma che dovevo fare”.
Questo libro è una sorta di viatico idoneo a far dimenticare, per sette lunghi giorni, tutti gli strumenti del mestiere, i gesti usuali e le maschere di ipocrisia che ci rendono schiavi di una vita incatenata al pilastro del conformismo pernicioso, subordinata ad astrusi dettami e leggi contorte eretti a difesa della libertà di tutti mentre, nella realtà, consolidano i privilegi di pochi e ci avvelenano l'esistenza.
Sonia, già al preludio, pregusta il senso del suo onirico viaggio osservando, dalla finestra di casa, il “cornicione incatramato del palazzo di fronte”. E si riconosce nelle margherite che “nate in tante... si aprono al sole, irretite dall'ancestrale regola dell'alternanza della fine e dell'inizio, della morte e della nascita, del dolore e del piacere”: un angolo di terra contaminata che “ha decretato la propria sconfitta” facendo germogliare il seme della vita.
Sì, perché meditando coscienziosamente sul Bene e sul Male, sempre presenti nel nostro percorso terreno, approdiamo ad una verità: entrambi ci arricchiscono, poiché anche la lieve o gravosa afflizione che ci attanaglia – rapportata al grande dolore di chi sta peggio di noi – “diviene un modo per riuscire a sentire l'anima vera del mondo”.
In quello spazio “in sospensione”, con “una penna in mano... fogli sparsi accanto... un computer davanti e un posacenere colmo”, ci riesce persino facile colloquiare con il libro che si sta imbastendo: un “amico” capace di condurci via, con “ali di carta”, dal “labirinto dove tutto è uguale a se stesso, tutto si ripete all'infinito”...
Adagiando i battiti del cuore sulle pagine del nostro fedele diario le fiamme degli affetti intriganti o delle dolci nostalgie rimangono accese, e quando “gli occhi cominciano a stancarsi e il tempo si accorcia”, le luci del prezioso passato, prodigo di consigli e custodito con cura dall'insonne memoria, ci aiutano a non lasciare al buio le “rotte della vita”.
E scopriamo che “le stelle ci ascoltano” e sopportano anche i nostri ridicoli equivoci amorosi infondendoci dosi di saggezza dal sapore casereccio, o riafferriamo la freschezza delle pulsioni giovanili incontrando in piazza, “una sera di novembre”, la donna che, per prima, ci aprì l'uscio dell'appagante sessualità.
In un susseguirsi di sensazioni vivide vengono esaltate immagini della natura portatrici di quiete interiore: cieli freschi e azzurri ci affrancano dalla “paranoica ripetizione dell'esistere”, mentre necessaria e salvifica è l'assidua presenza del mare! Il mare, specchio di un cielo che ognuno vorrebbe raggiungere ed esplorare, offre al naufrago sommerso dai flutti dell'esistenza la possibilità di “ritrovare quel se stesso che ha dimenticato” strappando alle onde, con bracciate vigorose, la libertà agognata “senza più dubbi, senza più zone d'ombra, senza nessun se e nessun ma”. E ci si  riappropria della gioia di vivere, stando a galla sopra i misteri degli abissi.

         “Le ali della notte” serba, tra le pagine di racconti sospesi tra cosciente realtà e brillante fantasia, i versi di alcune suggestive liriche sbocciate in una “notte di veglia”, quando – tra i silenzi – si scopre “che c'è davvero un tempo per seminare e un altro per raccogliere”.

Sì! La poesia! “Una luce che si accende in un determinato momento, per focalizzare e fermare l'emozione... … il tempo interiore che riesce ad esprimersi!”

         Sonia Giovannetti “vive di poesia”, ed anche nei lavori in prosa riesce a coltivare perle di sentimenti con la grazia del cantore in versi.

         Dipingendo quadri di autentico intimismo, si è accorta che “il tempo   possedeva pennelli per colorare il giorno e matite per tratteggiare ogni ora di

Luce”.

Ecco la dedica di Sonia sulla 3ª pagina di “ Le ali della notte”, conservato nel cassetto delle mie emozioni:

“ A Roberto Mestrone, che ringrazio , con stima e simpatia, per essersi accostato a questo libro; per aver anche accettato il mio piccolo contributo ad essere  Insieme Per La Cultura “.

7/6/2014       
Sonia




Grazie a te, Sonia! Con “Le ali della notte” mi hai donato uno spicchio del tuo cuore!

Roberto Mestrone




5 commenti:

  1. E, incentivata da una simile, poderosa recensione, posto il mio umile commento al libro di Sonia, che mi è rimasto tatuato nell'anima.
    Ti ho letto, Sonia mia.... E mi sono resa conto di essere arrivata in tempo. Qualcosa mi diceva che stavo perdendo un libro importante, che mi avrebbe segnata. Innanzitutto tengo a dirti che sulla base della conoscenza, purtroppo non profonda che ho di te, posso asserire che "Le ali della notte" è specchio fedele del tuo essere. Sei in ogni pagina, in ogni rigo, ti 'ho vista' , ti 'ho sentita' ti 'ho vissuta' Le prime note di questo testo - melodia sono già in assoluta sintonia con la mia anima: la casa sul mare, il respiro inarrestabile della risacca,che rende il paesaggio dell'esistenza qualcosa da rispettare e da battezzare quotidianamente in stato di magico surplace. "Uomo libero, amerai sempre il mare / il mare è il tuo specchio / contempli la tua anima nello svolgersi infinito della sua onda..." recitava C. Baudelaire e tu reciti in tono sommesso un canto simile. Un diario del sereno ritrovarti con te stessa, con la libertà che ambivi, con la scrittura, nella casa dinanzi a quell'infinito, miracoloso mistero, che ci rende liberi, almeno in apparenza... Il testo è giocato su un registro pacato e ricco di autentico incanto al tempo stesso. Sui ricordi, malinconici, dolci e nostalgici e sull'invectio, che in virtù di uno stile lento, caldo, avvolgente, oserei dire nord - americano, porge storie autobiografiche e vicende di violenza, follia, solitudine, paura, con la stessa mirabile grazia.
    In ogni storia v'è una scelta. Ed è sempre la stessa. Quella di non
    tradire la sola vita che ci viene concessa svendendola al mercato delle
    pochezze, delle ipocrisie, della miseria interiore. Il tempo, grande protagonista del testo, scandisce i giorni, le occasioni, ma anche i singoli momenti delle vite e chiedi a te stessa e ai lettori di rallentare i ritmi, di provare ad assaporare le piccole felicità con la stessa pigra dolcezza con la quale si mesce e si sorseggia il vino nella coppa. Sul sentiero del tempo hai visto molto, come tanti, hai frequentato la scuola dura dell'esistenza e sei giunta alla soglia della maturità con il dono di una pietas che disarma, induce a riflettere e a mettersi in discussione. L'infanzia di luce e amore, i riti con tuo padre nei campi, celebrando la poesia e la fatica della cultura contadina, le esperienze personali, accennate con raffinata delicatezza, sembrano averti disvelato la chiave d'accesso alla vita, all'arte, all'amore, inteso nell'accezione universale. Leggendoti ho riascoltato gli echi di un libro che convinse il mondo: "E venne chiamata due cuori" , della giornalista americana Marlo Morgan. Dopo aver trascorso tre mesi nella foresta australiana per studiare la vita di una tribù di aborigeni australiani in via d'estinzione, nacque ad altri valori, si accorse di quanto erano più civili gli aborigeni dei suoi compatrioti. Imparò a non legarsi alle cose materiali, a non provare sentimenti negativi, a non competere, a non essere falsa e
    prima di abbandonare i suoi amici, venne soprannominata 'due cuori', perché aveva ereditato di diritto anche il loro modo di concepire la vita.
    Tu , senza aver attraversato foreste, senza aver preso lezioni, sei la donna che sa sorridere, convincere, stupire con la sua levità e il suo candore.
    E quanto lirismo nel tuo dipingere paesaggi, ricordi, persone... Quanta sanità in ogni sogno e in ogni dramma!
    Grazie per questa meravigliosa lezione di letteratura e di vita, Sonia... Ora so che le pagine della tua anima devo sfogliarle con pudore. Devo
    stare attenta a non ferirti e ad amarti senza fronzoli.
    Sei la donna che ho sempre desiderato essere! Grazie!
    Maria Rizzi

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  2. Ricordo benissimo il momento in cui, la sera del 7 giugno, parlai con Roberto Mestrone del mio primo libro di narrativa. Eravamo ad Abano Terme, lui era il Presidente di Giuria e premiava il mio libro di poesie “Tempo vuoto”. Consapevole di essere un’esordiente nel mondo della narrativa, con timidezza, gli consegnai il libro “Le ali della notte”, pregandolo di essere severo nel giudicarlo. “Mi aiuterà”, dissi. Sappiamo bene che ogni giudizio sulla qualità di un testo, sul contenuto e sullo stile, è una prerogativa del lettore: il solo, in questo, legittimato a giudicare. L’autore scrive ciò che sente, ma poi il riscontro è lì - in chi legge - perché nessuno è in grado di valutare obiettivamente la propria opera. Roberto Mestrone è un lettore autorevole e le sue parole sono il “viatico idoneo” per spingermi a proseguire. Con animo gioioso, ma anche con pudore, accolgo perciò le straordinarie parole di apprezzamento di Roberto, ringraziandolo pubblicamente della per me gratificante partecipazione con cui ha voluto guardare il mondo che le mie ali hanno attraversato. Un mondo che sorvolo nella continua ricerca dell’armonia tra reale e ideale, che rende migliore ogni mio volo con e dentro le parole, “tenere cose” diceva il grande Pavese. Con rinnovata stima e sempre ribadendo la mia volontà di contribuire, per quello che posso, ad essere Insieme Per La Cultura.

    Sonia Giovannetti

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  3. Non so se sia più l’imbarazzo o il piacere a dominare la mia reazione nel leggere le affettuose parole della cara amica Maria Rizzi. Lei e Roberto Mestrone hanno deciso di farmi proprio rimanere senza fiato. Devo ammettere che ci sono riusciti e ancora fatico a dominare la commozione che si è impadronita di me, dalla lettura delle straordinarie parole che hanno voluto dedicare al mio libro.
    Vorrei rassicurare Maria che non ha bisogno di essere altro da quello che è. Anzi, cara Maria, solo se resti quella meravigliosa, sensibile persona che sei e che mostri di essere anche con le parole, potrò giovarmi di questa empatia che è per me di sprone a proseguire. Con gratitudine, ti abbraccio.

    Sonia Giovannetti

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  4. Ho già avuto occasione di esprimermi sulla scrittura di Sonia Giovannetti (sia in poesia che in narrativa) e qui mi limito a sottolineare l'acume della lettura offerta da Roberto Mestrone, laddove, riportando passi esemplari da "Le ali della notte", medita "sul Bene e sul Male, sempre presenti nel nostro percorso terreno", approdando "ad una verità: entrambi ci arricchiscono". In ciò convergendo con la mirabile intuizione della scrittrice, secondo cui anche l'afflizione "diviene un modo per sentire l'anima del mondo". E che dire del mare di cui la scrittrice parla, metafora dell'immensità! Immensità in cui l'uomo non si disperde, ma "ritrova quel se stesso che ha dimenticato" .
    Stupende poi le parole di Maria Rizzi, laddove, commentando il testo, scrive: "In ogni storia c'è una scelta. Ed è sempre la stessa. Quella di non tradire la sola vita che ci viene concessa svendendola al mercato delle pochezze, delle ipocrisie, della miseria interiore". Per motivi che non sto qui ad esporre (lo farò in altra circostanza), e che non hanno nulla a che vedere con la "purificazione" del karma, io credo nella reincarnazione (non nella metempsicosi, che è un'altra cosa). Il risultato comunque non cambia, dal momento che in ogni vita concessa si deve dare il meglio di sé, perché ogni esistenza va vissuta come fosse l'unica e la definitiva.
    Franco Campegiani

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  5. Carissimo Franco, ti ringrazio ancora una volta per le straordinarie parole che doni ai miei lavori. Ho la fortuna di conoscerti personalmente e di apprezzare la tua onestà intellettuale. Quante parole tra noi, quante riflessioni e di quante onde del mare abbiamo parlato. Con esse ci siamo interrogati, con esse abbiamo viaggiato, anche attraverso la terra che tanto amiamo. Grazie a Roberto Mestrone, a Maria Rizzi, che hanno onorato il mio lavoro, ci troviamo ancora qui a viaggiare, tutti insieme, verso quel nostro “sentire l’anima del mondo”.
    Sonia Giovannetti

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