mercoledì 1 gennaio 2020

ANNA VINCITORIO TRADUCE: "WENDELL BERRY"


WENDELL BERRY
da Collected Poems 1957/1982
Una scelta ontologica da lui stesso definita non completa delle sue poesie.
Traduzione e commento a cura
di
Anna Vincitorio


Anna Vincitorio,
collaboratrice di Lèucade

In una conferenza al Lyceum di Firenze e precisamente giovedì 12 gennaio 2018, il Prof. Giulio Guidorizzi dell’Università di Torino, ha parlato su: “Gli eroi di Omero e il sogno”. Nel corso di tale esposizione ha citato alcuni versi di Wendell Berry.
Non mi era noto ma la sua figura mi aveva incuriosito. Ho iniziato a ricercarlo per saperne di più. È uno scrittore, poeta ambientalista statunitense nato il 5 agosto 1934 a Henry County nel Kentucky. I suoi scritti sono il riflesso del profondo sentire: ambiente, agricoltura, famiglia, le comunità tradizionali, il coesistere armonioso fra uomo e natura. La sua scrittura è volta essenzialmente verso la salute del mondo.
Laureato in letteratura inglese all’Università del Kentucky ha insegnato letteratura e scrittura creativa tra il 1957 e il 1964 nelle sedi universitarie del Kentucky, di New York e della California. Nel 1965 è ritornato nel Kentucky vivendo nella fattoria dove era nato e dove la sua famiglia risiede dal 1800. Fa il coltivatore seguendo metodi tradizionali e biologici. Il New York Times lo definisce il “profeta dell’America rurale”.
Alcuni puntuali giudizi su Wendell Berry:
– The New York Times Book Review. David Ray dice: Wendell Berry poetry is a validation of his decision nearly twenty year ago to give up the literary life in New York and seek a deeper bond with his ancestral home, a hill side fram in Henry County, Kentucky, on the Kentucky River…He can be said to have returned American poetry to a Wordsworthian clarity of purpose”.
– L’opera poetica di Wendell Berry è una convalida della sua decisione di circa venti anni fa di rinunciare alla vita letteraria a New York e ricercare un vincolo più profondo con la sua casa ancestrale, una fattoria sul fianco della collina in Henry County, Kentucky, sul fiume Kentucky…Si può dire che in lui c’è un ritorno alla chiarezza wordswortiana d’intenti.
– The Christian Science Monitor: “[Berry’s poems] shine with the gentle wisdom of croftsmann who has thought deeply about the paradoxial strangeness and wonder of life”.
“Le poesie di Berry illuminano con delicata saggezza di un artigiano-artista chi ha pensato profondamente alla singolarità e al miracolo della vita”.
– The Baltimore Sun: “For all his earthiness, Mr. Berry is a sophisticated, philosophical poet, in the line descending from Emerson and Thoreau…Ranging from the ‘Known’ to the ‘celestial’ from rich concreteness to prophetical intonation, Mr. Berry’s Collected poems establishes him as a major poet of over time”.
– Per il suo essere legato alla terra Mr. Berry è un sofisticato poeta, sulla linea di Emerson e Thoreau…classificandosi dal conosciuto al ‘celestiale’, dalla ricca concretezza alle inflessioni profetiche, il testo Collected poems di Mr. Berry lo pone tra i maggiori poeti del nostro tempo”.
The Blombury Review: Wendell Bery is one of those rare individuals who speak to us always of responsability, of the individual cultivation of an active and aware participation in the arts of life, be they those of composing a poem, preparing a hill for planting, raising a family, working for the good of oneself and one’s neighbors, loving”.
– Wendell Berry è uno di quei rari individui che ci parlano sempre di responsabilità, di coltivazioni individuali, di una attiva e consapevole partecipazione nelle arti del vivere; questi sono gli elementi che compongono un poema, preparare una collina per l’interramento, creare una famiglia, lavorare per il benessere di se stesso e di una dei vicini, con amore.
Con riferimento alla raccolta ‘The Unsetting of America, Culture and
agriculture’, in cui Berry critica aspramente la politica agricola degli Stati Uniti con effetti di sovrapproduzione, inquinamento, erosione del suolo, Leon V. Driskell che ha contribuito al Dictionary of Literary Biography, ha definito tale lavoro un “apocalyctic book and environmental problems of the American Nation”. Libro apocalittico che mette in forte rilievo i problemi ecologici e ambientali della nazione americana.
Un articolo del 07/02/2016 di Andrea Colombo sulla Stampa parla della uscita
di un saggio ulteriore di W. Berry, ‘Solo la terra ci potrà salvare’: “Si definisce un autentico patriota e difende i valori rurali di una America in via di estinzione. Il suo ecologismo radicale non ha nulla a che fare con gli slogan modaioli dei patiti del web. Berry non usa neanche il telefono, figurarsi internet…È, come molti americani, un pragmatico che intende salvare la terra dall’autodistruzione…Nel 2013 è stato premiato da Obama con la National Humanities Medal; il suo manifesto ‘Mangiare è un atto agricolo’ ha ispirato numerose iniziative e movimenti, fra cui Slow Food; la National Book Critics Circle Awards, il Nobel statunitense per la letteratura, ha annunziato che gli consegnerà il premio alla carriera. Robert Redford sta girando un film documentario su di lui…”
Del 18 marzo 2017: ‘Leggere Wendell Berry o dell’esser parte della terra che abitiamo’, un lungo articolo di Francesca Matteoni che ha conosciuto il poeta attraverso il regalo di amici, riporta esaurientemente notizie su vari saggi dello scrittore in ‘Suolo e salute’ contenuto in Mangiare è un atto agricolo Berry scrive che “La natura è il valore ultimo del mondo reale e di quello economico…Ancora: In difesa della lingua (La strada dell’ignoranza), Wendell Berry scrive: “La competenza linguistica non costituisce un ornamento ma una necessità…senza di essa restiamo alla deriva nel presente, tra i relitti del passato, nell’incontro del futuro”. Francesca Matteoni accenna anche al romanza ‘Hannah Coulter’ nel quale la protagonista dice che “i vivi hanno il dovere di proteggere i morti”.
Questa varietà di notizie permette una vasta inquadratura del pensiero dello scrittore-poeta. Io mi sono procurata direttamente dall’America ‘Collected Poems – 1957/1982’ irreperibile in Italia operando una scelta scaturita dalle emozioni in me suscitate dalla lettura.
Spero con le mie traduzioni di rendere possibile almeno in parte la conoscenza del mondo poetico di Wendell Berry.

“Guarda come senza caos questo è tutto
quello che è e come perfetta è
la sua grazia…”

Un poeta per penetrarlo va letto più volte fino a sentirsi in perfetta simbiosi con lui. Gli elementi che delineano il suo pensiero è come se si schiudessero e noi, con lui, diveniamo colore, vento, uccelli, musica.
La poesia di Wendell Berry si è dipanata nel tempo. Una sottile malinconia ci accompagna con lui diveniamo “figure emergenti come ombre nel fuoco”. Il poeta ha un interlocutore che gli parla della bellezza della morte. È il suo angelo nero e nelle sue nere ali risorge per cantare e ripercorre la sua vita dalla primavera al tramonto compiendo quegli atti della quotidianità che costituiscono l’essenza dell’esistere. Una vita nella quale gli uccelli cantano; una vita in cui “un uomo e una donna avvinti/ al centro della stanza/ si abbracciano e baciano/ come se si fossero incontrati per caso…”. L’uomo cammina e canta verso la sua morte. Cosa lo tiene legato alla vita? I ricordi. Le poesie del nostro parlano di momenti, di amicizie che temperano la solitudine e il freddo soffio dell’inverno. Importante è che ci sia una presenza: può essere il colore di una stanza, vecchi ninnoli testimoni di un passato non dimenticato. Intorno all’uomo l’universo. “Lo avvolge di sera con le stelle/ vaganti sopra il freddo bosco che è cresciuto, adesso al calar della notte nella totale oscurità, le stelle/ nel cielo più sconfinato che buio;/ …”.
L’uomo è circondato dalla natura in tutta la sua bellezza. Gli alberi sono una componente della vita che si dipana nell’oscurità: “regna il silenzio nel bosco,/ Nella quiete di tutti gli uccelli che amano la luce…”.
Wendell Berry ama profondamente la natura anche se selvaggia e eliotianamente desolata e la umanizza. Le sue componenti lo circondano nella tristezza come nella gioia. In una poesia parla di crepuscolo e osserva un martin pescatore che schizza sull’acqua, quell’acqua che s’incupa come la vita verso il suo finire. Aspetta il buio ma non lo teme.
“Io vado e giaccio dove il maschio dell’anatra/ si allunga sull’acqua nel suo splendore/ e si nutre il grande airone/ Io entro nella pace delle cose selvagge…/ Davanti a me ancora l’acqua immobile/ e avverto sopra di me le stelle cieche di giorno/ …”.
Però sempre in lui presente la grazia del mondo. Mondo tradizionale dal quale
si è allontanato. La solitudine, il silenzio gli sono compagni e nella grazia del mondo (quello libero disseminato di stoppie, dove la natura respira incontaminata) là, trova la sua libertà e quella pace nell’attesa del buio che verrà ma che lui non teme.
Le sue scelte lo hanno portato ad uno stato di grazia probabilmente virtuale
perché il mondo in cui viviamo è crudele ma è importante credere e adoperarsi perché tutto cambi e si torni ad una vita bucolica. “Ho dedicato un altro giorno per entrare in questa notte/ come se lì dimorasse/ una tenerezza in cose/ di cui sono consapevole/ …”
Nello scambievole amore, un nuovo sorgere, una nuova gioia che non si può
trattenere. Vivere e amare la terra. “L’uomo nato per l’agricoltura (il giardiniere/ le cui mani si curano del terreno che germoglia/ per lui il suolo è una droga divina…/ Io cammino con passo gravoso con la semente, spargendo/ sulla luminosa collina i germogli del verde/ trifoglio…Io chiedo e agisco congiunto/ al destino del mondo”.
La lettura di queste poesie visualizza Wendell Berry, il suo cammino coerente negli anni, lontano dal clamore con il desiderio di tornare alle origini. “L’acqua irrompeva in suoni e scintillii/ portando il gusto del luogo alla fonte della sorgente/ la roccia profonda, dolcezza/ fuori dal buio. Lui si è piegato e ha bevuto/ schiavo del terreno”.
In lui una costante: il buio; è lì che siamo diretti ma per il suo sentire “anche il buio fiorisce e canta,/ attraversato da piedi scure e oscure ali”. In contrasto la quiete della natura e gli uomini che “fanno progetti, consumandosi/ trascorrendo la loro vita/ con l’intenzione/ di uccidersi l’un l’altro”. In lui il fascino “di alberi antichi, di gigli selvatici oscillanti/ sui loro steli, nella loro fragile bellezza…”. Un mondo pacato dove la campagna è piena di contadini e delle loro spose/ e raccogliere i frutti/ seminando e mietendo…”.
Un mondo abitato dagli spiriti del bosco. Questa sua scelta di vivere in grandi spazi, nello splendore del grano e nella raccolta delle sementi è un vangelo che esalta la stagione dei frutti, il faggio dorato. Questo suo dimorare è nel silenzio. In esso la sua speranza: “il mondo vive nella morte del linguaggio/ e canta”.
Nel suo viaggio attraverso il tempo Wendell Berry proietta la fine della vita verso la stella.

“Volando nella notte, al di sopra delle nuvole/ ogni traccia della terra è rifiutata,/ perduto nel Paradiso dove il quieto ingresso/ deve essere guadagnato,/ qui non provo piacere, né alcun desiderio,/ E poi vedo una luce lì sotto simile a una stella”.

Ho operato una scelta progressiva che spero possa aiutare a conoscere un artista particolare, grande nella sua semplicità e che ha cantato la sua anima e il suo sentire. La sua poesia per taluni aspetti me lo fa sentire affine a un poeta italiano: Franco Manescalchi che nell’ ‘Iris Azzurra: nella luce degli anni’, col pensiero rivolto alla morte, pensa al suo incontro con Dio al quale restituirà tutti i doni ricevuti, “dai suoi lontani amori di adolescente/ senza aver peccato/ dal pane, gli antichi sapori/ che dalla terra buona ha assaporato/ e dalla mano dei miei genitori/ che in questo mondo mi hanno avviato”. Anche lui ha un suo cielo che raccoglie i colori dell’Iris.
Anna Vincitorio
24 marzo 2018 – Firenze

I miei ringraziamenti all’anglista Clara Tomaselli per il suo prezioso contributo.

WENDELL BERRY DA COLLECTED POEMS 1957-1982

Da The Broken Ground 1964

Verde e bianco

Il vento che logora la baia
è come un campo di erba verde,
e i bianchi gabbiani a galla fluttuanti
nelle increspature della baia verde
sono simili a fiori bianchi
in boccio nel campo.

Sono bianchi,
giungono qui e sostano ancora
per un momento, poi se ne vanno
e andandosene non lasceranno
alcun segno della loro sosta.
Il verde non lascia memoria del bianco.

In questo il pericolo. Loro volano
al di là dell’idea di tornare indietro.

L’uomo uccello killer

Il suo nemico, l’universo, lo avvolge di sera con le stelle
vaganti sopra il freddo bosco che è cresciuto
adesso al calar della notte nella totale oscurità, le stelle
nel cielo più sconfinato che buio; i suoi pensieri
si allontanano soli nei venti di quell’oscuro bosco.
Lui siede sul vano della porta e in suono sommesso
suona la chitarra;
le sue dita sono rigide, pesanti
e sfiorano le corde non abilmente cosìché lui suona
la sua canzone, non la fedele esecuzione di una melodia;
talvolta le note sfuggono alla melodia,
si forgiano singolarmente, svaniscono una ad una,
nella parte cava dello strumento come isolate piccole
luci nel buio; la sua musica manifesta questa passione
che lui suona come sa suonare. Tutto il giorno lui
ha camminato nel bosco con la sua arma letale, rovina
dell’estate, di un bronzo ricurvo e rugginoso,
sotto gli alberi spogli, canzone divorante.
Ora gli alberi nella oscurità crescono alti ed estesi,
regna il silenzio nel bosco.
Nella quiete di tutti gli uccelli che amano la luce,
lui lascia libere di morire nell’ampio bosco
nel buio le note del suo canto.

Da OPENING 1968

Prima del buio

Dalla veranda al crepuscolo ho osservato
un martin pescatore selvatico in volo
lui potrebbe averlo fatto solo per rallegrarsi.

È sceso lungo il fiume schizzando
contro la superficie dell’acqua al suo incupirsi
come una pietra che scivola, passando oltre

già fuori della vista. E ancora
Io potrei udire gli schizzi
più lontani mentre aumentava il buio

Lui ha percorso nuovamente
la stessa via come la sua ombra
inaspettata oltre i salici

Gli schizzi si ripetevano affievolendosi.

Era buio allora. Da qualche parte
la notte lo aveva accolto
nel luogo dove era diretto
o dove è giunto trasportato dalla sua stessa gioia.
La pace delle cose selvagge

Quando la costernazione per il mondo si accresce in me
e io mi sveglio nella notte al minimo suono
temendo ciò che per la mia vita e la vita dei miei figli potrebbe essere

Io vado e giaccio dove il maschio dell’anatra
si allunga sull’acqua nel suo splendore
e si nutre il grande airone
Io entro nella pace delle cose selvagge
che non gravano le loro vite
anticipando il dolore.
Davanti a me ancora l’acqua immobile
e avverto sopra di me le stelle cieche di giorno
                                       (che trattengono la loro luce)
Per un certo tempo mi soffermo nella grazia
del mondo e sono libero.

Who – usato con riferimento alle cose umanizzate


1 commento:

  1. Wendell Berry è un poeta-pensatore in cui mi sono imbattuto molto tempo fa, nei primi anni anni Ottanta, mi pare, nel corso della mia ricerca spasmodica di tutto ciò che potesse dissetare la mia fortissima sete di terra e di verità, di quella elementarità da cui i nostri paradisi artificiali si stanno follemente escludendo, imboccando la via senza ritorno dell'autodistruzione. La civiltà è nata trentamila anni fa con la scoperta dell'agricoltura, ed ora che l'agricoltura sta scomparendo (come cultura intendo, e non come pura e semplice lavorazione dei campi) non abbiamo altre strade di fronte che quelle di una scellerata regressione verso la barbarie più fosca ed assoluta. Grazie dunque ad Anna Vincitorio per averci ricordato questo profeta di vera civiltà, il cui sguardo non è calato verso il passato, come si potrebbe pensare, ma è profondamente calato nel presente e negli orizzonti del moderno caos megalopolitano.
    Franco Campegiani

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