Marco dei Ferrari, collaboratore di Lèucade |
“Anch’io Rosanna credevo”, un crescendo
di stadi emotivi che fa da supporto inquietante ad una vicenda fortemente
umana. Si rivivono tempi e fatti, momenti
e amori, gioie e tristezze, vicissitudini e storie che ci videro insieme a
lottare. E si sa che la vita ci riserva desolazione e solitudini che nel
memoriale ancora di più si rafforzano e si intensificano; forse per non avere fatto o non avere detto. Il
dolore si mischia ad una speranza tradita dal destino. Questa sorte che ci
vuole sconfitti e sconsolati. Il fatto sta che, essa, sembra avere sempre
ragione in questo mondo di speranze tradite. Il poeta credeva, lo dice a Rosanna,
credeva in un mondo migliore; credeva di poter vivere la vicinanza, la
presenza, il dialogo, la simpatia; ma quella che poteva essere una speranza all’alba,
alla sera si tinge di rosso finale, di memorie irrisolte, di sconquassi
emotivi. Sì “Anch’io Rosanna credevo”: un imperfetto indicativo che ci propone con
il suo valore semantico-continuativo tutta
la sua portata lancinante; il poeta ora vive con il bagaglio onirico-memoriale
fra tempeste e lampi di un giorno brumoso. All’orizzonte montagne avvolte dalle
nuvole, pianure inondate da fiumi straripati, mari burrascosi che infrangono
onde rumorose su scogli dissestati; ma in lontananza illuminata da uno
spiraglio di sole c’è un’isola; chi dice che non sia la terra promessa, quella
che dà ospitalità ad ogni profugo scampato ai pelaghi marini
Anch'io,
Rosanna, credevo...
Anch'io credevo...
pareti di tele cornici ravvivi
armadi poltrone letti divani rinnovi
frutta verdure pastelli pennelli
presepi
cucina arlecchina
anch'io credevo... ritorni!
barbagli crescenti...
miraggio abbaglio...
Centro Ricerca... carrozzella... anni a
venire...
impossibile riabilito possibile
osservavi capivi ascoltavi forse...
musica rapivi sinfonie stupivi...
presenze cercavi d'assenze forse...
crepito strepito passi gesti voci
sei mesi prima terrazzo di luce
splendevi infiore arridente destino
anch'io credevo...
illusione matrigna! disillusa
mascherina...
buio terrazzo deserto ora muto...
non saluta la mano
in attesa protesa... impetuoso chiamo
un cappello nel Sole... un profilo
smarrito...
occhieggia sopito tra sedie sbiadite...
di corsa richiamo... soffoco d'urlo...
anch'io, Rosanna, credevo...
Marco
dei Ferrari
Ringrazio dall'intrecciarsi del mio sentire la riflessione partecipata del Prof. Nazario Pardini che contribuisce ad illuminare il mio dolore ed a fortificarne la resistenza.
RispondiEliminaUna commossa e commovente pagina autobiografica: quando il dolore si fa più acuto per la perdita o per la metamorfosi improvvisa e inaspettata di qualcuno che amiamo, la poesia può soccorrerci, aiutandoci ad esprimere le emozioni più profonde e vere.
RispondiEliminaIl ritmo sincopato del testo, più volte interrotto e quasi frantumato grazie a un uso accorto della punteggiatura e in particolare dei puntini di sospensione,corrisponde alla frammentazione interiore, a quella dolorosa cesura tra passato e presente, tra le aspirazioni di un tempo e la realtà dell'oggi, fino all'urlo soffocato di un finale che rivela il dramma personale e al tempo stesso diventa la testimonianza del tragico destino umano.
Solo la poesia può consolarci, caro Marco: solo la poesia può farlo. E in essa sta ancora la nostra forza e la nostra speranza.
L'amicizia che per molti anni mi ha legato a Marco e Rosanna mi porta oggi a ricordare con rimpianto le tante serate trascorse in gioiosa compagnia -in pizzeria o al ristorante ..o altrove..-noi quattro, due coppie felici oggi entrambe forzatamente colpite da quell'evento terribile che lascia indelebili sofferenze in chi resta...
RispondiEliminaNon ci sono parole di consolazione, solo memorie, cari ricordi.
Anch'io ho creduto-sperato- che tu Rosanna potessi tornare tra noi.
Non è accaduto....riposa in pace!
Continuerà a parlarci di te questa toccante poesia di Marco. Una poesia ricca di vita, rivissuta nell'amore del ricordo dei tuoi gesti quotidiani, nella presenza della "cucina arlecchino."...di presepi..di pennelli...di tele..di tanti programmi fatti e realizzati insieme , nel corso degli anni.
Qui tutto è ricordato con lampi quasi pudichi, nostalgia per quanto si era creduto che si potesse continuare. Emerge la composta sofferenza della perdita..
Condivido le parole della comune amica Cristiana: solo la poesia può esprimere la profondità del dolore e portare un po' di sollievo.
Per ricordare Rosanna e i suoi giorni di vita mi unisco a Marco nella commozione dei suoi versi.
Edda .