Rossella Cerniglia legge:
“MORE PER OGNI STAGIONE E ALTRI RACCOLTI”
di Norma Malacrida
Guido Miano Editore, 2019
Il libro recentemente pubblicato dalla poetessa
molisana Norma
Malacrida, il cui titolo è More per ogni stagione e altri raccolti, è
costituito da tre sezioni contrassegnate in esergo da alcuni versi di
Rabindranath Tagore. La prima di esse si compone di Haiku, motivo
per cui il titolo della silloge gioca sul senso della parola more che
nella lingua giapponese riveste significato affine a quello di sillabe nella
lingua italiana.
La bellezza particolare dell’Haiku giapponese
- che ormai ha lunghe frequentazioni presso poeti di varie nazionalità -
consiste, a ben vedere, nell’intreccio logico-semantico, suggerito da accorte
scelte lessicali, presente nei tre brevi versi che lo costituiscono, e dalla
caratteristica del ribaltamento (Kireji) per cui da una coerenza a livello concettuale e semantico
si passa, improvvisamente, ad un piano diverso in cui la coerenza è mantenuta
solo a livello psicologico-emozionale. L’impressione è quella di un trapasso di
visione, di uno scarto che ci porta su un altro versante di realtà e produce in
chi legge un senso di straniamento e sorpresa.
La poetessa si attiene alla forma
tradizionale dell’haiku, salvo lievi, consentite, variazioni, relative alle
more e all’apertura di un più ampio ventaglio di possibilità tematiche come già
avvenuto in altri autori non del tutto ossequienti alla tradizione classica di
questo genere poetico e ad una visione ortodossa della codificazione originaria.
“Voci allegre / di ragazzi che giocano /
ride l’estate” - “Dieci agosto / inabissano stelle / sciami di sogni” -
“Tremule stelle / gelide di lontananza / brina di ricordi” - “ Scende la sera /
amicizie si perdono / vuoti d’anima”. Da notare, anche attraverso la citazione
di questi pochi haiku, - tutti molto belli e di intensa espressività - come la
concentrazione di senso pur nella brevità del verso, nasca sulla base di un
reticolo di significati che va da parola a parola, convogliandole in un senso
unitario e più ampio; e come il salto (Kereji) che comporta un capovolgimento del piano
di realtà, sia immediatamente percepibile anche in assenza degli
indicatori espliciti - in genere, un trattino, un punto o una virgola,
collocati, per lo più, al termine del primo o del secondo verso - che la
poetessa omette. I temi riconducono alla sfera dell’affettività, all’amore per
la natura e per la vita, a quello della bellezza in tutte le sue manifestazioni.
Esprimono, nella intensa capacità di sintesi, propria di questa tipologia
poetica, riflessioni che coinvolgono la dimensione esistenziale con i suoi
enigmi spesso irrisolvibili, e alludono, in bagliori di consapevolezza, al declino
culturale e sociale che investe la nostra epoca. Le immagini, in ossequio ai
canoni di questo genere poetico, sono pregnanti, e al contempo aeree, hanno un
preciso riferimento all’elemento naturale che apre uno spiraglio sull’anima, e
tratteggiano con brevi incisive linee, una realtà semplice, minimale, un attimo
di vita colto in essenza, spoglio di elementi esornativi e denso solo della sua
verità.
La seconda parte del libro, Nuove poesie, che
raccoglie le più recenti prove della poetessa, è un caleidoscopio di impressioni,
di visioni, di desideri intessuti di nostalgie, e su tutto predomina uno
struggente afflato che vince ore e giorni e stagioni per proiettarsi in
dimensioni altre, arcane e sconfinate; così anche l’amore è rivissuto in
una sublime istanza di eternità: “...E
vivo il tempo come larvata attesa / di ritrovarti in una dimensione / dove riprenderemo
il filo / degli invissuti giorni / per noia o, forse, per dispetto / e / mano
nella mano / albe di eternità / che mai saranno giorni / ci sorprenderanno.” (Un amore).
Molti versi racchiudono nel loro fondo una
rassegnata solitudine, spesso pacata, priva di rimpianto; a volte soprassalti
di vuoto e sfinitezza si mescolano nello sguardo che indugia sul paesaggio, ma
da essi nascono infine aperture di inusitate speranze: risorse per vivere
ancora la vita, portate spesso nel presente da cristalline gioiose memorie, come
è in Per strade
solatie. Per questo, è necessario non
rinunciare ai sogni, anche se passata è la metaforica “primavera” della
nostra vita, perché essi tornano con rinnovata speranza a rivitalizzarla e la
rendono ancora vivibile a malgrado delle sue tante asprezze.
Ricorrono frequenti descrizioni di
paesaggi che sono uno spaccato dell’anima e si illuminano della luce interiore
dei sentimenti di chi li vive. In Nevicata siamo immersi in spazi innevati, silenzio,
solitudine, un gelo che trova risposta nell’anima, ma che infine - come spesso
accade nei versi della nostra autrice - si apre alla speranza: “... E nel
bianco che / piano piano si diffonde intorno / anche i pensieri tacciono / nell’incanto
/ che tutta mi pervade / e, dolce, mi possiede // della mia anima asprezze
accarezzando”.
Il tempo fugge in Passano i giorni “come
acqua fresca di monte / che per poco rinfresca / e lesta scivola via” e non
restano che “speranze avvizzite / giacenti su letto di foglie muffite”; allora
“Non resta che accoglierli / questi giorni avari”, dice la poetessa, nell’offrirci
l’immagine di una suggestiva e preziosa similitudine: “per suggerne essenze /
come ape accorta / che ne fa incetta / quando visita fiori e sceglie ad uno /
ad uno i più preziosi”. Ma il suo credo etico, profondo, irrinunciabile, la
poetessa lo esprime nei versi di Libertà, potente enunciazione e
testimonianza indelebile della sua fervente idealità.
Nella terza sezione della silloge, intitolata
Altre poesie, composta
da una scelta di poesie pubblicate in precedenza, i testi iniziali disegnano
una sorta di poetica o una mappa del sentimento poetico nel suo farsi poesia.
Pregevole, come tanti altri testi della silloge, quello che ne dà l’incipit e
che porta il titolo Ho scritto poesie, emblematico
del modus poetandi della nostra autrice, di un metodo, se vogliamo, di
distillazione e sublimazione delle esperienze di vita in “gocce” di anima,
ovvero in poesia. Comprendiamo sin da subito, come l’immagine di questa e
quella del poeta siano associate all’immagine del volo, allo sconfinamento
dalla matrice del consueto, dell’ordinario, da una realtà limitata e
inappagante, verso altri lidi: quelli del sogno e dell’immaginazione, ossia
quelli della Sehnsucht, categoria eterna di un sentire profondamente
umano, che non si definisce e non si colloca in nessuno spazio e in nessun
tempo, poiché vive tutte le età e tutti i luoghi della terra, quale universale
afflato dell’anima.
Anche in questa sezione, i temi attengono
spesso alla sfera delle esperienze esistenziali, e di frequente a quella degli
affetti familiari per il tramite della memoria. Il linguaggio è nitido e
proietta tale alone di purezza sulle cose che nomina. Le caratteristiche formali,
l’armoniosa modulazione del verso, hanno il dono della nettezza e del rigore
propri della misura classica.
Rossella Cerniglia
Norma
Malacrida. More per ogni stagione e altri
raccolti, prefazione di Enzo Concardi, 2019. Guido Miano Editore, 2019;
mianoposta@gmail.com.
RICEVO E PUBBLICO
RispondiEliminaUn arrivo a sorpresa, Poetessa Rossella, la sua esegesi “mozzafiato” da lei rappresentata per la mia Opera “MORE PER OGNI STAGIONE ED ALTRI”. Non le nascondo la mia grande emozione nel leggerla per la sua intensità analitica, in una forma di fotografia d’anima che si palesa tra parole, ritmi, pause, in una tensione dinamica di percepire ed evidenziare, in un attento continuo, sospiri e palpiti di chi ha creato. La luce della Sua grande sensibilità esegetica si diffonde con la sua eleganza semantica sulla versificazione ed evidenzia una corretta e rigorosa capacità di stabilire significazioni acclarate tra lemmi, in un “oltre” la significazione primigenia, che sorprende ed emoziona chi aveva cercato di segretare un sentimento, un dolore, una voce prepotente che voleva far tacere, nascosto in meandri del suo io, in una forma di riguardo intimistico; una sottigliezza che attiene una forma di spiritualità profonda e irreversibile, a volte inconsapevole, che permette di indugiare e fermare. Una forma da parte di chi compone che si nega all’apparire ma che, se percepito per attenta e pensosa fruizione, conferisce un tocco di eleganza al discorso poetico.
Grazie, Poetessa Rossella, le sarò sempre molto grata per la sua clarissima attenzione, in un momento di ansie che caratterizzano l’affidamento di una “nuova creatura letteraria” che nasce e viene amata, accarezzata, coccolata fino a quando si decide di consegnarla nelle mani di tanti per diventare ( per dirla con il grande Pirandello): “ UNO NESSUNO CENTOMILA”.
. La ringrazio tanto e le auguro una serena serata. Con stima, Norma Malacrida