martedì 21 ottobre 2014

GIUSY FRISINA "AL GIOVANE FAVOLOSO"


AL GIOVANE FAVOLOSO 

dedicata a Giacomo Leopardi e ispirato dal film 
"Il  giovane favoloso"
di Mario Martone



Giacomo Leopardi


Una lirica, che, con grande generosità emotiva, disegna l’anima del grande poeta recanatese: ora classico, ora romantico, ora contro, ora innovatore, ma ora e sempre soltanto poeta:
lo struggimento interiore, l’irrequietezza dei bohemien dei giorni a venire, il rivoluzionario che vuole dall’ego il viaggio e la fuga;
il rapporto tormentato con la natura, che, anche se matrigna, pur sempre terra madre da cui il poeta non può fare a meno di rapinare, a piene mani, i palpiti analogici per concretizzare le sue intime vicissitudini;
il grande azzardo oltre quella siepe che lo vincola all’esiguità della condizione umana; il grande volo in quell’infinito in cui cerca di sperdere tutto il suo malessere (L’anima di tela impigliata/ Sul  cespuglio dell’ Infinito”);
la positività del suo pessimismo: chiedeva agli uomini unione per vincere le ostilità del percorso umano (Operette morali, Ginestra);
il sentimento della fugacità del tempo e della precarietà degli esseri umani, motivo imperante in gran parte della poesia contemporanea, e non solo: “Ahi come, come,/ come passata sei,/ cara compagna dell’età mia nova,/ mia lacrimata speme!” (A Silvia); 
l’uomo, che si vede e si sente fragile, inappagato, triste, e voglioso di scoprire, di indagare, di conoscere; l’uomo destinato a declinare le sue insoddisfazioni in azzardi irrealizzabili; quell’uomo che vede nella poesia la soglia più vicina alla verità dell’eterno; nella poesia l’unica arma con cui sfidare la morte: “La Morte vinta per sempre/ Con l’ultimo sorriso/ Che con Amore chiamava/ Dalla tomba perenne”;
ed infine l’abbandono a un colle, lisciato dal pallido raggio di luna, dove il poeta andava pieno d’angoscia a rinnovare “La ricordanza, e il noverar l'etate…” del suo dolore; l’abbandono alle laviche pietre dove la Bellezza (ginestra) ha la forza e l’umiltà di accettare le leggi implacabili della natura, “in contrasto con la ridicola superbia degli uomini che, pur non essendo nulla, si credono padroni e signori della terra e dell'universo”.
Tutti gli emblematici passi della poetica leopardiana vengono accennati con gentilezza e fluidità, con versi armoniosi, liberi, e zeppi di naturalezza ispirativa. Fino alla parènesi finale del poeta Uomo “Che  ora quasi sussurra/ E grida  - contro  questo scempio/ Che  non Natura ordinò/ Ma  l’uomo stesso”.

Nazario Pardini





AL GIOVANE FAVOLOSO 


Le tue parole sono rimaste lì
Eterne come te
Polvere di stelle e pietra
L’anima  di tela impigliata
Sul  cespuglio dell’ Infinito -
La Morte vinta per sempre
Con l’ultimo sorriso
Che con Amore chiamava
Dalla tomba perenne

Di lì volavi e voli ancora
Nella notte dei mille ingenui soli
E della solitaria Luna agghiacciata
Per i tornanti  del colle
Sopra  le inquiete selve
E per le rupi scoscese
Delle  laviche ingrate pareti
Dove sempre rinasce
la tua  indomita fibra di  ginestra

Ultimo  omaggio all’Uomo
Che  ora quasi sussurra
E grida  - contro  questo scempio
Che  non Natura ordinò
Ma  l’uomo stesso.

 Giusy Frisina


Giusy Frisina è nata in Magna Grecia.  Si  è laureata in Filosofia all’Università di Messina ed ha successivamente conseguito una specializzazione in psicologia  presso l’Università di Siena. Abita a Firenze e  insegna Filosofia al Liceo Classico Galileo. Ha scritto vari articoli e racconti per la rivista online Domani Arcoiris TV diretta da Maurizio Chierici.  Diverse sue poesie sono state selezionate e pubblicate su antologie come Poesie del nuovo millennio, Habere Artem  e Parole in fuga, a cura di Aletti editore. L’amore per la poesia e la musica di  Leonard Cohen hanno dato origine alla raccolta bilingue Il canto del desiderio(Edarc, 2013). Un’altra sua raccolta, già segnalata al Premio Letterario Ibiskos 2012, è  stata recentemente pubblicata col titolo  di Onde interne (ilmiolibro, 2013). Di prossima uscita la sua ultima silloge dal titolo Dove finisce l'amore, a cura di Teseo editore .

1 commento:

  1. Riporto il commento della Professoressa Giusy Frisina inviatomi per e-mail

    Grazie al professor Pardini del sempre attento, ispirato e sensibile commento. Vorrei solo precisare il senso della strofa finale, che forse non risulta troppo chiaro alla lettura (è un'autocritica ).Se Leopardi fosse oggi qui sarebbe certo ancora dalla parte dell'Uomo, ma sussurrerebbe a noi e griderebbe contro l'uomo vile che con la sua incuria e capacità distruttiva aggrava i danni prodotti dalla stessa Natura, per lo meno innocente. Una Natura comunque tanto amata, come ricorda Pardini, e continuamente trasformata nella luce dell'immaginazione (i mille ingenui soli).Mentre la luna ci guarda, più che indifferente, agghiacciata, forse da quanto è costretta a vedere.

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