lunedì 22 luglio 2019

NAZARIO PARDINI LEGGE: "PENTAGRAMMI DI-VERSI" DI SILVIA COZZI

Silvia Cozzi




Poesia franca, fluente, onesta, carica di simboliche sfaccettature. Vi trovi ogni forma di canonica versificazione, dove, l’autrice incide la sua epigrammatica vicenda, senza sotterfugi  o rocamboleschi andirivieni.  Sta qui la novità della silloge della Cozzi, nel melange fra antico e moderno; fra le sinestetiche intrusioni ontologiche e la forma accattivante di euritmica sonorità. Una fusione perfetta verniciata da un’anima tutta volta a ricercare quello che di nuovo c’è nel suo essere; un viaggio, un nostos, fra poesie che delineano una interiorità complessa e articolata, come articolato è il linguismo demandato a concretizzare tanto sentire. Ed è così che il verso muta, cambia, si scorcia, si amplia; lo fa per tener dietro ai tanti afflati emotivi che sgorgano schietti da un’anima tutta volta alla visione del bello. Versi ora più brevi ora più ampi che fanno da supporto all’esplosione della maestosità endecasillaba; ad un endecasillabo che domina con la sua musicalità nel poema. Musica, sinfonia, armonia: un insieme che dolce ci abbraccia con uno spartito di note da romanza come lo può essere un coro a Boca cerrada di Puccini o una trama tipo tristezza di Chopin.  Certamente non si può dire che il tutto sia guidato da sperimentalismi tipo riforma prosastica, ma, al contrario, le figure retoriche, le assonanze, le allitterazioni, le rime, le sinestesie e quant’altro alimentano un tipo di poesia agli antipodi; un  tipo di poesia che si aggrappa alla sana tradizione, facendo del ritmo il suo valore aggiunto. Ogni verso sa quando deve andare a capo, lo sente, lo vive sotto gli effetti degli input emozionali. Non si carica più di tanto, non tradisce le leggi della buona poesia.  Si potrebbe pensare ad un dettato arcaico, sorpassato, demodé, ma sarebbe un grave errore, dacché la Nostra fa della lingua lo strumento per narrare la vita: vita poesia, poesia vita. Sta qui la novità della silloge; nella simbiotica fusione fra dire e sentire: tutto è armonicamente equilibrato; tutto sgorga spontaneo da un animo intento a narrarsi; intento a sostanziare la forma di quei tocchi esistenziali che ci riportano alle inquietudini del vivere e morire tipiche della poetica di Vittorio Sereni; eros, thanatos, tempus fugit, labilità del memoriale. Attualità impellente che si offre ad una  versificazione robusta, solida, e convalidata dalla storia. 

Nazario Pardini                  



3 commenti:

  1. Grazie di cuore, Professor Pardini, per le splendide parole scritte nella sua recensione che tocca sapientemente le corde del mio modo di fare poesia. Sono onorata per l'attenzione concessa alla mia silloge Pentagrammi di-veri

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  2. Grazie infinite, Professor Pardini, per le splendide parole scritte nella Sua recensione, che toccano sapientemente le corde del mio modo di fare poesia. Sono onorata per l'attenzione concessami

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  3. Nazario sembra conoscere Silvia da sempre, Silvia e, da pedagogo, oltre che da critico letterario, legge nelle liriche i suoi scorci di vita. In realtà i versi di questa Silloge, che acquisterò a breve, sono nuovi rispetto a quelli della Silvia di ieri. La metrica resta il suo grande amore, ma si diletta in forme meno canoniche, evita le gabbie. Devo ringraziare in modo particolare Nazario per tanto dono,in quanto la mia carissima Amica è riuscita a riscattarsi dalle vicende passate e, grazie all'aiuto di Amoretti e di Cerbino, ad avere un testo degno dei suoi meriti. Lo stile è senz'altro introspettivo,ma non intimo, sa spesso giocare sul registro dell'ironia ed è condivisibile da tutti. Ad astra alla mia Silvia e un abbraccio immenso al 'nostro' Nazario!
    Maria Rizzi

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