Marco dei Ferrari, collaboratore di Lèucade |
I LIBRI e IO
Impilanti scaffali di parole
legni d'architetti a strisce
titoli spalmano nomi di
cognomi
silenzi solitari a me innanzi
tomi
sfumose storie pagine intonse
umori distratti sottendono quadrangoli
Io innanzi cumulo problemi temi
stilemi...
capienze di cumuli ciechi
uno per uno contro per altri a
favore
rivoltano guerre di paci per semi
e petroli
poveri e ricchi a giocarsi olocausti
di bene in male crescenti algoritmi
Dizionari, Guide, Summae sentenziano
maestri del nulla disperse cronache
in giorni qualunque senza
percosa
rispondono scienze poemi
romanzi disegni...
a condurci illuse chimere
credersi viventi incoscienze
insulse storiche invadenze
libri... tracce cromale
tarlate sapienze
ipocriti torrenti aridamente gonfi
impetuosi allinei tra premi e fiere
Io innanzi...
tentando credulo e muto
approcci vani per sapermi qualcosa...
Marco dei
Ferrari
Quel 'sapermi' della chiusa è forse la lettura dell'intera lirica di Marco dei Ferrari. Non 'saperne'... sapermi, ovvero dare a me spiegazione del senso di tomi 'aridamente gonfi', difficili da approcciare, privi dell'umiltà necessaria per trasmettere elementi atti ad arricchire, a interessare, a sfogliare e risfogliare le pagine. I volumi 'intonsi' divengono emblematico segno di lontananza. Esistono e sono inutili. L'Autore nella poesia realista e ricca di immagini, precisa che si tratta di 'Dizionari, Guide, Summae', ovvero dei libri considerati depositari del sapere. Ma qual'è il sapere se resta imprigionato in lemmi artificiosi, ipocritamente pomposi, lontani dal linguaggio cosiddetto popolare?
RispondiEliminaUna disamina, questa poesia analitica, originale, scritta volutamente in forma prosastica, sulla difficoltà dell'uomo di fronte a testi che 'sentenziano
maestri del nulla'.
Le pagine dei maestri del nulla non sanno dare il rendiconto della Storia, cercano eroi e vinti, capovolgono il senso delle guerre, ammesso che le guerre possano avere un senso. I suoi versi conducono, in parte, sui sentieri della memoria, ai volumi scolastici, nudi di vita. Abbiamo imparato in modo erroneo e didascalico una filosofia, una storia, una letteratura prive di verità. Il tempo e la volontà di apprendere ci hanno indotto a cercare l'anima delle persone, descritte tutte come modelli impareggiabili di vita. Marco dei Ferrari osserva testi diversi, pretenziosi e ai suoi occhi privi di effettivo valore.
"I libri e io" è cronaca di storia comune in poesia. Un'impresa ardua, ma di indubbia validità. Grazie per tanto omaggio...
Maria Rizzi
Bene. Torno all'inizio del mio post sperando che ora tutto proceda.
RispondiEliminaQuesta composizione di Marco dei Ferrari mette davanti una pagina di vita, un bilancio che sa di amaro a fronte di un passato vissuto o
sofferto sui libri.
"Io e i libri" ! Così il Poeta riassume una riflessione che gli si presenta spontanea guardando i grossi tomi di studio. Quanta giovinezza impegnata su pagine e pagine di nozioni utili e non utili nella vita.
Oggi cosa resta...Polvere ...ricordi..rammarico ..pentimenti...
Tutti sentimenti nemmeno troppo belli, se il Poeta davanti ad essi cumula "problemi temi stilemi.." Tra quei grossi gonfi tronfi tomi-
Dizionari- Guide- Summae- ci sono anche" poemi romanzi disegni" portatori oggi solo di "illuse chimere " e quindi : "libri...tracce cromale tarlate sapienze/ ipocriti torrenti aridamente gonfi..."
Ahimè, quale disillusione davanti ai libri, oggi, quando l'animo non si sente più propenso ad abbracciare il sapere o l'evasione della cultura!
A questo punto i libri diventano solo inutilità.
C'è amarezza profonda in questa rivisitazione di una cultura alla quale si è creduto....e dunque nella chiusa a tu per tu con i libri il Poeta non può che vederli come "muti approcci " inevitabilmente inutili a dargli almeno una consapevolezza di sé.
Ripeto: una pagina realistica che fa male.
Edda Conte
Ringrazio Maria Rizzi e Edda Conte per le loro illuminanti interpretazioni che mi incentivano nella ricerca e mi gratificano nel mio lavoro.
RispondiEliminaMarco dei Ferrari