venerdì 21 febbraio 2020

GIAN PIERO STEFANONI; "SILLOGE INEDITA"


CESARE AUGUSTO

Più non si nasconde     
la visione diretta, la distesa dell'ombra.

La storia seppellisce - e poi celebra l'ara-
il pettine, la veste, il ricordo del fiume
entro un sorriso impotente.

Oggi la città contiene ma non comprende.                                                                                      

Resta un enigma questa elegia
per brevi forme dell'oggetto,
questa difficoltà di credere e morire.

                                                        


FORMA URBIS  
          per Rodolfo Lanciani 

Ciò che vediamo
è ciò che resta o risale
dal fondo di un interminato tentare.

Questo lo spezzato amare
degli uomini, nel mosaico
la declinazione del tralcio
nella bocca della tigre.

Così veloci gli occhi, le mani
a cedere al possesso, alla resa
senza sonno della carne.

           
  
DE REDITU SUO
Rutilio Namaziano

Verso dove fare ritorno,
e tendere ora che è la rovina
e cancellati osservare coi barbari
la caduta già compiuta di un mondo?

Accade che hai scelto di opporre
nell'antitesi del distacco
il modello di una virtù personale,
la grandezza della memoria
alla memoria della grandezza.

Ma ciò che sottaci
nell'implicazione del microcosmo
ha oggi il rilievo di una medesima perdita.

Di una negazione cui non sappiamo far fronte
verso chi da fuori- e da dentro-
sembra portare solo domande.


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