venerdì 14 febbraio 2020

GUIDO MIANO EDITORE: "LA DANZA DELLE NUVOLE" DI MARA BENEDETTI



Mara Benedetti


FRANCESCA LUZZIO LEGGE
“LA DANZA DELLE NUVOLE” DI MARA BENEDETTI




La silloge La danza delle nuvole rivela sin dal titolo il suo carattere esistenziale, infatti le nuvole sono metafora di sentimenti, pensieri, emozioni, ricordi che danzano nella mente in una successione incontrollata di movenze che, guardando il cielo, anche le nuvole nel loro eterogeneo succedersi e mutar di forma sembrano fare. Così solitudine, desiderio di amore, immersione nella natura che amichevolmente si pone in corrispondenza armonica con il sentire della poetessa, sono i temi di questa bellissima silloge, il cui titolo, a lettura ultimata, ben si comprende come si pone in armonica sintonia metaforica con il contenuto. Un diario dell’anima quindi, che progressivamente si svela, si apre affidando il suo sentire alla scrittura poetica che magicamente decanta e sublima. Così Mara Benedetti ora danza con una creatura sconosciuta, puro miraggio nella foresta: “…Non ti conosco, da dove vieni? / Splendida creatura, mi tendi la mano, /.../ Ti seguo, /.../ Insieme danziamo, nella foresta vivace” (Lacrime), ora porge il suo amore ad un’amica, ora agogna e mira la serenità della vita claustrale, ora sogna e vive intensamente l’amore per un Lui, presente, assente, sogno, realtà: “…Con le dita lo sfioro /…/ Tocco la mano; c’è solo il contorno, / non emana calore...” (Il profilo) e sempre, in una sorta di armonica corrispondenza, la natura condivide e sostiene l’iter esistenziale dell’io: “Ebbra, accolgo le lacrime del cielo; / con dolcezza o prepotenza / si mescolano alle mie…” (Lacrime). Insomma Mara Benedetti, come Sylvia Plath, Anne Sexton o le italiane Alda Merini ed Amelia Rosselli plasma e trasmette la sua interiorità, il suo sentire nel suo poliedrico sfaccettarsi attraverso la malia delle parole che alimentano la fiumana dell’ispirazione, liberano dai fardelli che incontriamo nel cammino della nostra vita e fanno emergere i vari desideri che animano il nostro essere. I versi liberi, ma che a volte non mancano di particolari accorgimenti tecnici, quali gli acrostici, consentono alla poetessa di servirsi con libertà delle parole, che “… come fossero petali di un fiore gigante...” (Rifugio), lei stacca dai libri che legge per ricomporle “in altre storie” e tra loro si rifugia perché il lettore vi trovi la sua “anima mimetizzata”.
Francesca Luzzio 

Mara Benedetti, La danza delle nuvole, pref. di Michele Miano.
Guido Miano Editore, 2019, mianoposta@gmail.com


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