mercoledì 5 febbraio 2020

MARIA RIZZI LEGGE: "I DINTORNI DELLA VITA..."



Maria Rizzi,
collaboratrice di Lèucade

Maria Rizzi su “I DINTORNI DELLA VITA” – Conversazione con Thanatos -
                             di Nazario Pardini – Guido Miano Editore –




L’introduzione all’Opera “I dintorni della vita” di Floriano Romboli è un’esegesi magistrale del Cantico del Maestro, un’analisi approfondita e schietta, priva di inutili fronzoli, di deviazioni gratuite. Il grande critico letterario entra nel vivo del paesaggio interiore del grande Nazario Pardini e ne cesella ogni stato d’animo, ogni aspetto esistenziale, ogni preziosismo linguistico.
Dopo le sue pagine non è facile cimentarsi in ulteriori tentativi di interpretare il testo.
Devo confessare che mi intriga nel titolo il termine ‘dintorni’, che dà l’idea di una volontà dell’Autore di muoversi nelle vicinanze, in prossimità dell’amore, per visitarne ogni ambito, ogni componente, ogni elemento con fede e con il desiderio di sconfiggere la Morte, che rende precari il nostro vivere e il nostro esternare i sentimenti.
Il Poeta esplorando i sobborghi dell’Amore canta ancora e sempre la natura, con versi caratterizzati da una verseggiatura che attinge al repertorio classico, ma non cede mai al desueto, anzi vibra di fluidità ed è sostenuta da un caleidoscopio stupefacente di immagini, da una capacità inesausta di variazione nell’ambito di uno stile moderno e inconfondibile.
“Scriverò, al contrario, della gioia
che zampilla dattorno per i prati
indifferenti al tuo potere maligno”
Nazario conduce un testa a testa con Thanatos, sfogando con misura e melodia il lato irriverente e ironico del suo carattere, ma soprattutto la determinazione a valorizzare gli strumenti buoni della nostra esistenza, ai quali distratti da aspirazioni e preoccupazioni, spesso non abbiamo tempo per prestare il giusto riconoscimento. Il Poema dell’Autore, credo non sia ardito definirlo tale, parte dal presupposto che alla nascita ci vengono dati in dote i sogni e che, se ci mostriamo coraggiosi, possiamo provare a realizzarli, sconfiggendo il male che rende ‘doloroso il viaggio’ e ci rende fragili, nostalgici, sofferenti. “Alla fine fu luce”: un’esplosione di fede, su uno sfondo mitico, allusivo alla rinascita, al ritorno al grembo, identificato con il mare, quel mare tanto caro a Nazario, che è fecondazione, grembo… creazione e ritorno. La lirica “Lettera al fratello scomparso” mi ha trascinata in una vertigine. La storia dell’Autore si è intrecciata alla mia e i suoi versi davano spazio alla sofferenza e all’amore quotidianamente soffocati. Non si elaborano questi lutti, queste perdite precoci, Si incistano nel cuore e rendono il tempo gravido di domande, di memorie. La chiusa della poesia ha rappresentato linfa di pace. Verrà il giorno dell’abbraccio, si scioglieranno i nodi e sarà sorriso e quiete.
Anche la lirica dedicata al padre rappresenta il grido muto e rabbioso verso Thanatos, così feroce nel carpire e nel non capire; così ineffabile e misteriosa.
La voce del Poeta è sempre appassionata, commossa, inarrestabile come il mare, quel mare che il critico Romboli cita nella lirica di Bauudelaire : “Uomo libero amerai sempre il mare / il mare è il tuo specchio / contempli la tua anima nello svolgersi infinito della tua onda” .
Il Poeta conosce lo sdegno, la ribellione, mai la rassegnazione. Nei versi di impegno civile della lirica “E quella imbarcazione?” affronta la storia che viviamo ogni giorno. I migranti irretiti dai ladri di sogni, che affollano il nostro mare e si scontrano con la Morte nell’indifferenza dei vari paesi europei. L’indifferenza è il male peggiore dei tempi che viviamo, va a braccetto con Thanatos.
Nazario Pardini si legge con i cinque sensi, con la sensazione di trovarsi di fronte a un romanzo in versi, o meglio, a un Poema attuale e didattico. E si resta incantati dalla sua capacità di viaggiare su tanti registri senza inciampare mai nello scontato, nell’inflazionato, con l’anima di un fanciullo teso a rendere omaggio alla natura, agli amori, ai ricordi, alle ingiustizie, sconfiggendo la Morte con l’Arte. Un’Opera che restituisce dignità e valore al termine Cultura.
Grazie infinite. Un abbraccio grato e commosso.

Maria Rizzi


Nessun commento:

Posta un commento