venerdì 14 febbraio 2020

RITA FULVIA FAZIO: "ECHI DI LUCE"



Rita Fulvia Fazio,
collaboratrice di Lèucade

Un’anima che vola leggera sulle pagine di un diario
di Fulvia Fazio

FONDAZIONE MARIO LUZI _ EDITORE 

(La raccolta dell’anatroccolo) ECCHI DI LUCE, il titolo di questa autobiografia di forte suggestione intimistica, che, divisa in tre capitoli, si evolve con una  tale compattezza narrativa da trascinare il lettore in tutte le fasi del suo percorso: Ricerca, l’orologio di 48 h, musica..., l’angelo custode, tuffi, il feudo, mito e realtà, tempo delle dolcezze..., l’isola dell’amore, ... fino a il viaggio..., presenze, fertilità, il frutto, non per un solo Natale, il cigno. Una vicissitudine multiforme, proteiforme, fatta di stadi emotivi lisci e in evoluzione umana e epigrammatica.
Una diacronica avventura di vita, amore, sobbalzi intimi, gioie nascoste, solitudini, balzi dal terreno verso il Cielo, laiche sensazioni, e confessioni di un’anima volta a narrare la sua storia, anche se non sempre uniforme, carica di humanitas. C’è il padre con la sua magnanimità a condurre la trama, ci sono fratelli, ma una sorella, soprattutto, elegante, fine, bella; c’è l’anatroccolo con tutta la sua pulcritudine interiore con  la sua vita  che sa elevarsi all’azzurro con cospirazioni emotive; con pensamenti eccelsi, con  emozioni che crescono, si infoltiscono, si fanno grandi di fronte a tutto ciò che scatena in qualche misura la sensibilità di una fanciulla, donna, semplicemente complessa in tutta quanta la sua empatia; in tutta quanta la meditazione su se stessa e sul confronto col mondo che la circonda “Ricercavo la meditazione individuale per attivare la profonda consapevolezza. Bambina ero e bambina restavo...”. Una percorso in cui certe figure lasciano tracce indelebili: “Se l’orologio segna 24 ore, noi ne facciamo 48!”: soleva dire mamma. Mitici, instancabili genitori, dalle mani d’oro e dal cuore immenso...”. Sì, un andare emotivamente trascinante, dato in consegna ad un linguismo di armonica struttura: un paratattico fluire di consonantiche intrusioni che dà cuore ed anima alla voce di una storia. E la sensibilità quando c’è cova e si rannicchia in attesa di esplodere di fronte a quadri naturali, ad odori e profumi che si fanno corpi vigorosi di un sentire: “... A volte, quel vuoto è colmato sia dalla percezione di essenze, odori di cui è impregnata l’aria, sia dai rumori che il  vento trasporta e rinvia all’immediato entusiasmo dell’allora gironzolare tra polveri e sentori di resine, cere lacche, spirito annusato in mezzo a trucioli di legni profumati, come il faggio, a ricrearsi dal fastidioso martellare  prodotto dall’uso di attrezzi, e manuali, - dalla pialla allo scalpello, alla ribattitura di chiodi - e, meccanici, ad ognuno il suo, dalla circolare alla sega alla fresa caratteristico e ben riconoscibile ad un orecchio allenato. Emergeva, però, soprattutto il suono dirompente e perentorio del modo di parlare di papà....”. Una voce robusta, forte, che nella vita ti accompagna per darti quelle sicurezze di cui tutti abbiamo bisogno. Ed è essa che nei momenti di maggiore incertezza ti risuona nel capo per dirti: “ci sono e sempre ci sarò. Qui al tuo fianco come un’ombra per farti felice”. Ma l’esistenza va avanti e spesso richiede autonomia, indipendenza, coraggio nel fare delle scelte: amare? Ma chi? L’uomo o il Signore?. Eppure è lì davanti con la luce e la potenza che dissemina attorno. Sembra che ci chiami e che ci voglia nel suo coro.
Meditazioni, amorosi sensi, scarti emotivi che ti fanno pensare a qualcosa di eccelso. Quasi quasi sembra che solo e soltanto noi possiamo provare tali sensazioni.
A volte si scontano vivendo i grandi subbugli; le grandi scosse intime: “E, ricordo, la stessa intensa emozione la ritrovavo nell’adrenalina che provavo all’atto di librarmi dall’ultimo gradino della scala di casa e via scendendo, tra le braccia di un mio cugino più grande....” Diceva un grande poeta che “Un’anima sensibile è soggetta agli smacchi del dolore o alle impennate della poesia”. “... Dolorosamente percepii quanto il dolore generi dolore. In purezza, la trasmissione delle emozioni è empatica...”. Tutto si fa esperienza, ogni cosa contribuisce a farti crescere, a farti provare le scosse del vivere. “Ah, il bianco gessetto sulla nera e grande lavagna! Ciò contribuiva a rendere pregna di parole, concetti, quell’atmosfera che nulla aveva da invidiare agli eloquenti retori tra gli antichi greci che solevano tenere le loro lezioni nell’Ateneo all’aperto....”. Il mito, la realtà, l’immagine, la mutazione, la crescita, l’autoironia, il gioco “... L’epoca in cui crescevo mi vedeva contemporanea di una mutazione storica che viveva un salto innovativo e tecnologico di grande rilievo sociale. Crescevo ed il gioco diventava realtà mentre sembrava che per papà il ruolo si fosse invertito. Lui iniziò da grande o non aveva mai smesso? Sempre così autoironico, le impervietà della vita riusciva a farle prendere anche agli altri come parte di un gioco....”. Il sogno, la fuga, la porta del cielo, i segreti, il giardino dell’Eden, la formula magica che ti apre la strada del tempo cullato: “ La porta del cielo era lì! Eh sì, c’era e spalancava ai miei occhi segreti, perché vedi … la mente ha occhi, il cuore ha luce, il respiro libera … finalmente il sogno del giardino dell’Eden! Direttamente bastava pronunciare la formula magica ed annunciare a gran voce la realtà dei miei sogni: Io non sono quella che io sono per gli altri, non sono ciò che l’altro crede che io sia. Neanche oggi. Sogni cullati per tanto, tanto tempo. Tempo in cui avevo colto appieno l’essenza della quale si impregnava ogni molecola sensibile del sogno...”.  Ogni palpito, ogni configurazione, ogni sprazzo di mente e di animo si fa cullare da un ambiente che trasfigurato ti accompagna nel mondo del cuore. L’utopia di un paesaggio che ti richiama a paradisi terreni:”... Al momento vivevo la bellezza della natura ed il frutto dell’operosità dell’uomo. Percorrendo l’iniziale viale di alberi da frutta con tanto di calesse trainato da splendidi cavalli, si procedeva come trasecolati da profumi e colori, tra muretti a secco, casali, stalle, colture di specie varie, filari di uva per giungere al capannone delle tante botti da vino: la viticoltura era la principale attività dell’azienda. E allora perché non liberare quella proiezione del desiderio in piena autonomia?... L’antica magia in un luogo felice. L’utopia era lì. Perché non vivere il Paradiso in terra? Mira il castello della Cuba a Palermo, ne conferma la possibilità.”. Una autobiografia di potente inclusione psicologica dalla A alla Z. Ogni luogo, ogni gesto, ogni contatto contribuisce ad esaltare la conformazione di una interiorità che si evolve e si trasforma adeguandosi ai giochi dell’esistere; ma lo fa mantenendo e sviluppando quella densità interiore che tiene il filo della narrazione; di una prosa nettamente poetica per gli ambiti che tale termine ingloba. E se poesia significa armonia, memoriale, verbo, emozione, panismo figurativo, e volo en haut, eccola la poesia: è tutta in queste pagine che narrano passo per passo la vicenda di un sentimento inossidabile; di un gioco di sensazioni che si fa realtà: realtà a volte cruda, a volte gioiosa, ma pur sempre vita con tutta l’energia di viverla in pieno. Direbbe Hugo: “la gioia di essere tristi”, di quella tristezza che ti accompagna giorno per giorno per non farti sentire solo; una tristezza che dà la forza di azzardare sguardi verso il cielo con la convinzione di avere le ali per  un volo oltre il tempo e lo spazio:
“... lascio a voi la  gioia di declamarle con lo spirito della fantasia, con la gioia del cuore.
Solo così si  libereranno profumi, colori, fiori, frutti nel mio piccolo e prezioso giardino “dell’infanzia”, così come ho sempre sognato, di un sogno ineguagliabile e irresistibile.
Il giardino lussureggiante. Il sogno oltre il tempo e lo spazio”.

Nazario Pardini





1 commento:

  1. Che bello, Nazario, sono orgogliosa e felice di apparire in sua compagnia in questo splendido blog di letteratura col mio volume Echi di luce! Coi poeti che navigano questo mare di bellezza, nel giorno di San Valentino, condivido il sentimento d'Amore universale. A chi desidererà leggermi dedico: che la leggerezza di spirito giunga in echi di luce per la gioia di vivere. Un sentito ringraziamento. Cordialmente. Rita Fulvia Fazio

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