martedì 19 maggio 2020

EDDA CONTE: "MANI PIENE DI SABBIA", RACCONTO


MANI PIENE DI SABBIA

(...e noi, la nostra vita, come una manciata di sabbia che ci riempie la conca delle mani.)


Edda Conte,
collaboratrice di Lèucade

Nell'isola sperduta che chiamano 'Isolachenonc'è "vivono così pochi abitanti che si potrebbero contare sulle dita.. Tra questi c'è Domìna, giovane donna sola che vive felice del suo stare al mondo. E' una creatura con un insieme di qualità e difetti come tutte le donne e come tutti gli uomini, l'unica differenza in lei è l'assenza di qualcosa, anzi di un niente a cui però tutti, uomini e donne, tengono in particolar modo: il Tempo.
 Domìna non conosce il Tempo. Candidamente confessa  questo suo difetto e si sente da tutti ripetere che è fortunata. Anzi, c'è qualcuno che si lascia andare a una risatina prima di aggiungere -in definitiva non conoscere qualcosa che in realtà non esiste non è poi un gran male....-
 Forse credono che si tratti di un vezzo tutto femminile, invece no, realmente Domìna  non ha nessuna consapevolezza di cosa sia il Tempo e il passare del Tempo. Espressioni come - il Tempo fugge- non le dicono niente, la fanno invece sorridere come di fronte ad una immagine da favola.
Per definire meglio la personalità di Domìna potremo usare parole come  persona concreta, pratica.  Lei non si perde in chiacchiere, non perde tempo, mai.
 Non conosce il Tempo e quindi non può perdere ciò che non ha. Ama il lavoro e per questo non le basta mai la giornata. Luce/buio- luce/buio... così ogni giorno, senza alcuna indicazione di limite o di durata. Lavora e canta, canta e lavora, sempre attiva in ogni cosa, necessaria o di suo piacere. Per tutta la giornata, finché la stanchezza la porta a dormire.
 Domìna non ha orologi. A cosa le potrebbero servire?
Ma il tempo scorre anche per chi lo ignora.  Anche per Domìna arrivano le rughe sul viso e la debolezza sulle gambe.  Sempre più spesso guarda il cielo attenta al mutare dei colori nell'attesa del calare delle ombre.  Sempre più spesso prova il piacere di stendersi a letto.
Si accorge di una certa lentezza nel fare le cose e questo le crea una sensazione di  insufficienza , che non sa come spiegarsi. Si sente come una scala a cui manca l'ultimo gradino.  Non canta più la sua gioia di vivere.
Qualcuno ha detto che non si è mai vecchi, perché  non si vuole cessare di essere giovani. Forse è proprio così per Domìna, anche se non se ne rende conto.
 In definitiva, cos'è mai la vecchiaia....una convenzione! Una convenzione proprio come il Tempo.
Domìna non conosce il significato del Tempo.
Un giorno, però.....

............

 E' salita su una scala a pioli per togliere le tele di ragno dal soffitto e...ah ! un movimento falso e  la poverina cade a terra come corpo morto.  Finisce contro uno spigolo del tavolo e resta lì, immobile , priva di sensi.
Intanto il Sole compie il suo percorso e la sera porta le ombre ad annunciare la notte.
Domìna finalmente riapre gli occhi . Guarda con sorpresa  l'ambiente come se le fosse estraneo, porta la mano alla  testa che duole e sente qualcosa di appiccicoso  sulla nuca. Sangue!  Ritrae la mano e subito ricorda....la scala a pioli, i ragni sul soffitto, la perdita di equilibrio...la caduta. E' svenuta , ha perso sangue...ma ora è notte e ...c'era il Sole ancora alto! Quante cose sono dunque accadute mentre lei non era cosciente? Quanto Tempo....?
Per la prima volta si trova ad affrontare la parola che non ha mai usato: Tempo.
Ma cos'è il Tempo. 
 Per la prima volta si accorge che non esiste solo il Presente. Il malessere le confonde la mente.  Quel pensiero si pianta lì come un chiodo...
 Nel trascorrere dei giorni quel pensiero ritorna, l'assilla. Un rovello.  E ne partorisce altri ancora.
Domìna perde l'abituale serenità, il lavoro non le dà più piacere , le giornate si svuotano di significato.  Qualcosa si è insinuato nella sua vita, una nuova attività, per lei del tutto sconosciuta, quella del pensiero.
Ma questa attività non le porta alcun piacere.

................

Appena il Sole bussa alla finestra Domìna si alza dal letto. Ha deciso: andrà dal Sapiente a chiedere aiuto. Vuole liberarsi di tutte le domande che le creano perplessità e le tolgono la pace.
Di primo mattino s'incammina su per l'erta che porta alla parte opposta dell'isola.
L'ambiente ha il potere di distrarla. La natura è nel suo momento più bello:
 la luce del sole piove sul mondo come fosse gioia pura, gli uccelli cantano i richiami d'amore, l'aria stessa è satura di mille profumi. E i fiori....! il ginestrone è un'esplosione di giallo, sui pendii i fiori degli ottentotti hanno aperto le corolle di seta colorata...ancora fiorisce il cisto ed è già iniziata la fioritura del mirto..
Nel trionfo della Natura Domìna cammina leggera, quasi dimentica di sé.
 Arrivata sulla sommità dell'altura si volge ad ammirare il mare del colore del cielo, poi con un sospiro prende a discendere lungo l'altro versante dell'isola.
Da questo lato l'isola è disabitata e boscosa, la chiamano Baia Selvaggia proprio per la sua poco felice esposizione ,e per l'intrigo fitto della macchia che la rende quasi inaccessibile.
Lì vive il Sapiente, in una costruzione di pietra grezza sullo sperone di una roccia che pare in bilico, tra terra e mare.
Un personaggio misterioso , il Sapiente, di cui  si favoleggia il sapere e la chiaroveggenza, quasi un mago.

...............

Un uomo avvolto in una leggera tunica bianca sul corpo che si intuisce seminudo, magro, di età indefinibile;  il viso quasi nascosto dalla folta barba grigia, grigi gli occhi, grigi come un cielo nuvoloso e altrettanto lontani,  quasi  velati come quelli di un cieco.
Domìna prova un senso di delusione . Non è questa la figura che si aspettava di vedere. Tace , incerta.
Il Sapiente la guarda attentamente, a lungo, anche lui in silenzio.  
A lei sembra che il Sapiente non la veda neppure, tanto le sembra assente. Invece lui le rivolge poche semplici domande, come se sapesse già il motivo della sua visita.
Ora il Sapiente prende a parlare. Ha voce pacata, dolce , carica di affetto, come di persona cara e familiare. E parla, parla, il Sapiente, con parole che Domìna  conosce ma di cui non riesce a cogliere tutto il senso; parole come Tempo, Infinito, Grandezza, Vita, Dio  Mistero  Eternità....
Ascolta a capo chino, come in chiesa, e intanto sente sciogliersi qualcosa dentro l'animo, come se si liberasse di un peso.
Il Sapiente continua a parlare, ora come in un sussurro .....
Le parole di lui le entrano nel profondo dell'anima, e lì si allargano, crescono, si moltiplicano ,si trasformano in qualcosa che  le sollecita il riso e il pianto.
Quando finisce di parlare, il Sapiente ha gli occhi non più velati ma splendenti come le stelle del cielo .
 Domìna si porta via il ricordo di un sorriso pieno di promesse.
  
...................

Con il ricordo di quel sorriso e di quella voce Domìna cammina sul sentiero del ritorno. Arriva vicino al mare e, come se fosse lì per un appuntamento , si ferma  e sosta.
Guarda il mare che è immenso, guarda la sabbia che è infinita, ricorda che il Sapiente ha parlato di Dio, di Eternità, di Vita...ha parlato della vita dell'uomo nel Tempo. Il Tempo che è infinito  ed eterno, come infinito ed eterno è Dio. Ha parlato anche di Mistero....
Domìna si sente piccola, un piccolo essere insignificante davanti all'immensità del mare, sotto un cielo che non ha limiti...
 Si china lentamente, raccoglie la sabbia nelle due mani a coppa...pensa,  riflette... poi allarga le dita .
La sabbia scende piano piano lasciandole le mani vuote.

Edda Conte  (da : Miraggi dell'Isola- Ediz. Helicon Arezzo)






5 commenti:

  1. Un affettuoso grazie a Nazario e un caro saluto agli amici che si soffermeranno a leggere questo racconto.
    Edda

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  2. Il tempo di Edda ..
    È stato in questi giorni anche il tema di mia meditazione. Il corona virus mi ha rubato tre mesi di tempo. Non potevo non riflettere. Come la capisco quella Domina che vive solo il presente e che solo un’occasione infelice le fa scoprire il tempo!. È espressione della nostra epoca impietosa e futile, fatta di un tempo anfibio che non scandisce più la vita e del quale ci sentiamo ospiti estranei. Storie straordinarie le fantasie di Edda che entrano in modo indelebile nel nostro immaginario, anche se non appartengono al piano dell’immaginario, ma a una realtà di cui forse abbiamo perso il codice. In alcuni quadri ( penso a un quadro di Elena Schiavi- cui si può dare tanti titoli), il trascorrere del tempo appare non sospeso, ma contraddetto e vanificato. Sembra far fiorire nel presente il passato remoto, senza ricorrere alla scorciatoia degli arcaismi comuni (a tanta figurazione novecentesca), né ad alcun’altra forzatura stilistica che possa manifestare il gusto della sua o di alcun’altra epoca. È TEMPO, forse Attesa. Il suo legame con il mondo è sancito da una parentela nutrita ed esercitata nel lavoro, alla scoperta della realtà senza reciderla dalle sue misteriose radici. È questo che Domina non ha mai messo in conto: gli echi dispersi di voci remote. la magia del verso, o del colore, del presente, …ha bandito l’arbitrio del tempo, ma lo sguardo forse penetra oltre la scorza delle apparenze, lo spirito incontra forse la patria che sempre attende il suo ritorno. È l’augurio per Domina.
    Alla sabbia del Tempo urna la mano
    era, clessidra il cor mio palpitante,
    l’ombra crescente d’ogni stelo vano
    quasi ombra d’ago in tacito quadrante.
    (da G. D’Annunzio, Alcione)

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  3. Carissima Edda, sono rimasta molto colpita dal tuo testo, in quanto anch'io scrissi un racconto su questo tema e lo conclusi con l'asserzione che noi uomini prima o poi perdiamo il senso dell'infinito e ci accorgiamo di avere bisogno di tempo... Mi lego alla magistrale Maria Grazia per sottolineare quale fulgida intuizione sia il riferimento al Tempo in un periodo come quello che stiamo attraversando, che ci rende tutti simili a Domina, eppure consapevoli che la clessidra va avanti e svolge il suo lavoro. Il personaggio che hai creato, degno di Italo Calvino o di Gianni Rodari, è tra l'onirico e il fiabesco, così come il co-protagonista, ovvero Il Sapiente, e nella sua inconsapevolezza si rivela l'allegoria della vita infantile, del senso di beata onnipotenza delle creature che non sanno e non possono sapere. La vita a poco a poco le racconta un'altra storia e la conduce nel mondo adulto con la mediazione favolistica di una luce più alta - forse il Creatore? -. Non è bello parafrasare i racconti, temo si rubi la loro anima, si rischia di riscriverli. Il tuo capolavoro, Amica mia, merita rispetto profondo. Hai una padronanza dell'arte di narrare che incanta. Sei incisiva e lieve, forte e dolce. E il tuo costrutto è davvero perfetto. Ti abbraccio forte!

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  4. Straordinaria Maria Grazia, di questo tuo bel commento ti ringrazio!
    Sei sempre un ottimo interlocutore dei miei personaggi...sembrerebbero usciti dalla tua penna, per quanto riesci a comprenderli.
    I miei sinceri complimenti, sempre.
    Ti abbraccio. Edda

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  5. e tu, carissima e dolce Maria Rizzi...! Con la tua inconfondibile penna adorna di piume leggere sai scrivere con l'anima , nell'eleganza della scrittrice di classe....
    Così ti ho ritrovato nel tuo "Mare invisibile", di cui mi accingo a tracciare una pur breve ma sentita nota di lettura.
    Ti ringrazio con un forte abbraccio. Edda.

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