sabato 3 ottobre 2020

FRANCESCA LUZZIO LEGGE: "IL RETAGGIO DELL'OMBRA" DI ROSSELLA CERNIGLIA


Rossella Cerniglia

IL RETAGGIO DELL’OMBRA

Guido Miano Editore, 2020

 

Recensione di Francesca Luzzio

Il retaggio dell’ombra è un titolo emblematico, un sintagma che racchiude in sé la valenza semantica di tutta la silloge, divisa in quattro sezioni e preceduta da un poemetto che funge quasi da proposizione ideologico-figurale del contesto da cui sgorga il sentire della poetessa che, poi, progressivamente si dipana nelle varie sezioni.

Rossella Cerniglia,
collaboratrice di Lèucade

Infatti il poemetto Apocalisse con cui si apre la silloge, da un lato denunzia il male, la sofferenza e l’indifferenza che caratterizza la società globalizzata, sì da indurre a pensare vicina l’Apocalisse di cui parla l’apostolo Giovanni e dall’altra tale triste condizione sociale, la induce a lamentare l’assenza di Dio, “… un Dio non indulgente \ che ignora l’infinito strazio della terra” (pag.17) e si chiede come mai non intervenga e non abbia pietà “del muto pianto” (pag.18), così come lei ha pietà delle piante assetate e bisognose di acqua vivificante. Di questi “margini oscuri” del mondo attuale, come afferma il titolo della prima sezione della silloge, la poetessa dà testimonianza, lamentando la solitudine che la circonda quando cammina per le strade tra tante assenze-presenze e che solo a casa, la compagnia del suo gatto riesce a lenire. Un mondo di solitudine, di sofferenze che riaffiorano nei ricordi e riaprono ferite mai guarite, mentre la vecchiaia avanza dirompente, in un’ambiguità che, nonostante la sua criptica essenza è sfuggente, non smette di farle cercare luce ed amore e, aspettando che arrivino, non le resta che stare “… in attesa \ che un raggio arrivi…” (Che sforzo per sorridere, pag.31) e nel frattempo scendere nell’ipogeo della notte ed eludere il mondo, “metterlo in un canto, \ dimenticarlo nel buio” (Elidere, pag.51). Ma la vita, pur nella discrasia dei tempi e dello spazio, è qui sulla terra che si svolge ed ha compimento e bisogna vivere in sintonia con essa: con il suo paesaggio, con il suo cielo, ora grigio, ora solare, come la vita. Così se il cielo è a volte “un ricettacolo di virtù”, che invita alla gioia di vivere e la poetessa si bea “in quest’oasi improvvisa” al punto da subire una sorta di metamorfosi e divenire lei stessa “azzurra aria senza vento \ immenso luccicore” (Oggi il cielo, pag.90), talaltra nel paesaggio “si muovono ombre attraverso rami che non si vedono” (Paesaggio, pag.93), espressione di angoscia, doppiezza e solitudine che drammaticamente vivono in lei. La trasposizione poetica del suo poliedrico e tormentato sentire, non esclude tuttavia nell’anima di Rossella, la presenza della speranza e delle fugaci gioie che nell’incessante ed amaro scorrere della vita, talvolta cesellano di brillanti momenti particolari. Come Franco Fortini propone al lettore una poesia in cui l’io guarda se stesso, anche in quanto corporeità, ma anche nel suo essere in sintonia armonica con la natura, pur rilevando la solitudine dell’io nel rapportarsi con l’altro chiuso ormai nell’individualismo egotistico che alligna nella società globalizzata. Lo stile presenta una libera versificazione, un lessico appropriato e pregnante, talvolta elevato, sempre idoneo comunque a rendere il poliedrico sentire della poetessa.

Francesca Luzzio

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