Marisa Cossu
collaboratrice di Lèucade
RICERCA
(madrigale)
Anch’io
sono salito sulla cima
di un
acero d’argento rivestito
per incontrare
Dio, mai visto prima;
lo
sguardo contemplava l’infinito
le
verdi valli e l’infuocata lava,
lì del
Signore il segno era scolpito.
E vidi
l’uomo figlio di quel segno,
ricurvo
e solo, perso e senza appiglio
all’eterna
ricerca del suo Regno.
Marisa
Cossu
Ed eccomi su Lèucade con una poesia in terzine molto semplici. Ti ringrazio, carissimo Nazario, per lo spazio concessomi. Sono contenta di questa pubblicazione. La tua disponibilità é straordinaria. Grazie!
RispondiEliminaMarisa Cossu
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RispondiEliminaDopo aver letto la tua Silloge, Marisa mia, e il tuo ringraziamento, che mi lusinga e mi fa sentire meno inadeguata, ti ritrovo con un madrigale che evoca i grandissimi della nostra Letteratura. In questa composizione, che esiste dal quattordicesimo secolo, con uno schema metrico fisso (due o tre terzine di endecasillabi variamente rimati seguiti da un distico a rima baciata o due a rima alternata), e che , nel tuo caso, si snoda in tre perfette terzine, tendi alla verticalità, al desiderio di incontrare il Figlio di Dio, che si fece uomo per noi. Vi sono tracce pascoliane nell'Opera, d'altronde la tua produzione risente spesso del suo influsso, e tracce del Leopardi, nella sua lirica - simbolo "L'infinito". La chiusa è da brividi, ci mette al cospetto di un Figlio di Dio fin troppo simile a ognuno di noi:
"E vidi l’uomo figlio di quel segno,
ricurvo e solo, perso e senza appiglio
all’eterna ricerca del suo Regno."
Le tue parole sono più esaustive di ogni commento. Mi chiedo come tu possa riuscire a esprimere in nove versi dubbi e domande universali di tale pregnanza. Sono tua fervida ammiratrice, Amica mia, e ti voglio bene!
Molto bella questa poesia di Marisa Cossu.
RispondiEliminaSi sale sulla cima di un albero per incontrare Dio e ci si imbatte nel Cristo, fattosi carne, solo e perso "senza appiglio" come un uomo.
Nella sua fragilità ci specchiamo e lo sentiamo come alleato e fratello.
Congratulazioni e un caro saluto alla Autrice e al nostro Condottiero Nazario Pardini che ci accoglie sulla sua Isola
Loredana D'Alfonso
Ti ringrazio per il gentile commento. So quanto sia difficile trovare estimatori della poesia in metrica. Per me é un fatto naturale, il mio linguaggio elettivo formale. Scrivo anche in verso libero: in fin dei conti la metrica e la conoscenza della tradizione letteraria, sono le basi per ogni altra ricerca. Grazie, cara e i saluti più cari,
EliminaMarisa Cossu
Senza dubbio è una bella, bellissima poesia per il messaggio universale che esprime. L'uomo in questa terra è in continua ricerca, seppure celatamente, di quell'Eden che lo stesso uomo, a mio avviso, ha disfatto e quasi distrutto con la violenza verso i suoi simili e verso quei momti e verdi valle sopra decantati. L'autrice mi perdoni se mi permetto di dire, fermo restando quanto sopra detto, che il testo lo percepisco un po prigioniero, frenato per la struttura obbligante della metrica. Ovviamente è un mio modesto ed insignificante pensiero. Complimenti. Pasqualino Cinnirella
RispondiEliminaCaro amico, ti ringrazio per il bel commento. Non cè nulla da perdonare, mi fa piacere ascoltare tutte le voci in campo in onore della poesia. Grazie ancora
RispondiEliminaMarisa Cossu