E ti rivissi, vita,con un sentire lieve e tanto amato che in ogni fatto lieto o meno lieto,ma scampato, vidi un superbo dono
giovedì 15 ottobre 2020
PATRIZIA STEFANELLI LEGGE: "NEL FRATTEMPO VIVIAMO" DI NAZARIO PARDINI
Lettura della silloge “Nel frattempo viviamo” di Nazario Pardini.
A cura di Patrizia Stefanelli, collaboratrice di Lèucade
Ore 6:30 del 14/10/2020
Credo sia una “poetica di ibridazione” quella che si esplicita nella silloge dal titolo Nel frattempo viviamo del poeta Nazario Pardini. Non che esista una poetica in questi termini, ma mi piace pensarla così. Una poetica in cui una condensazione simbolica ricercata si alterna e ingloba immagini semplici, naturali e antropomorfe. Questo libro mi ha sorpreso, ma solo inizialmente. Un Pardini diverso che, come un regista cinematografico, estrae da una sceneggiatura i momenti cruciali della storia da rappresentare. Una storia che dopo i titoli d'apertura potrebbe cominciare col frame di un rustico: chissà di chi è (o chissà chi è) quel rustico che guarda con occhio bieco/il cipresso solitario sul callare[…] mentre La dolcezza umida della sera/ taglia una cesena/ e il cacciatore è pronto sulla scena. Nazario Pardini è epigrammatico e analitico nel proporre immagini fotografiche iperreali, ma anche ipersensibili, come se l’occhio della macchina da presa avesse colto qualcosa di più, qualcosa che viene da un punto di vista interiore. Le parole sono precise: l’umidità taglia (ma è dolce) una minuzia, che è la cesena. Il cacciatore è pronto sulla scena nell’atto di uccidere. Sono versi d’incredibile pregnanza simbolica, essenziali e ben bilanciati. Vedo insieme le teorie che hanno fatto tanto discutere classici e romantici sul valore e la necessità della poesia. Sì, la poesia si inarca dalla natura e dall'immaginazione per diletto, ma anche dalla conoscenza del vero, degli accadimenti che segnano il poeta e sono da questi trasfigurati. Una cosa non esclude l'altra e probabilmente il corpo poetico spazia nella metafisica.
La visione poetica si avvale degli strumenti del mestiere, dell'occhio esperto, ma si lascia andare alla libertà espressiva che giunge allo sguardo come un'epifania emozionale in questa vita di destini incrociati. Gli occhi, specchio del “mistero”, sono fallaci, controllati dal cervello, ospite vicino; sinceri solo nel bisogno improvviso, nell’attimo di una caduta libera senza confini e quindi senza fondo. Senza tonfo. Quanto sarebbe terribile poter vedere in continuità ciò che siamo in quel che c’è? Miliardi di atomi, uguali e diversi concorrono al “prodotto” finito. Eppure, in retrosintesi non è impossibile giungere alla semplice sostanza delle cose: al punto di origine. È il percorso dell’anima, la retrosintesi, che scinde il reale fino al punto della prima reazione? Pag.59: L’anima è come un galeotto/ è sempre in procinto di fuggire.
Pag. 15: Abbarbicato al suolo/ il nostro corpo/ disseminata l’anima/ alla carne tiene strinta.[…] So della carne, del suo essere motore e combustibile al tempo stesso e niente mi appare più surreale dell’anima; esistente giacché si nomina. Oltrepassare la soglia del sensibile è necessario per l’approccio a tale pensiero che, immancabilmente, porta con sé quello della morte, l’interrogativo tutto umano sul senso dell’esistenza. Se non ci fosse la morte, nessuno cercherebbe il senso della vita. Joseph O’Dell, dice Pardini, è stato ucciso/ con una iniezione letale, / ma prima/ si è legato alla vita/ con un atto finale […] (Il fatto). Nazario Pardini lascia raramente ai margini della sua poesia la riflessione sul quel momento, a volte ce la porge con ironia: Nel foglio di quel giornale/ ha incartato due uova/ la contadina./Si intravedono/ due necrologi./Sono serviti anche da morti.
Anche da morti, quando più non siamo, o forse torniamo all'origine, siamo in altre forme, altra energia, altre vite? Non saprei. Non sono mai morta. Non completamente. E allora possiamo pensarci fuori di noi, entità pensanti in odore di eternità come in questi versi: Mi sono sentito sbandato/ non avevo voglia di parlare,/di giocare, di gioire; e viene da dire: e va bene, che ce ne importa, capita; ma poi ecco la rivelazione che ci lascia di stucco. La bravura del Poeta sta qui, nella svolta: mi è durato solo un attimo, però,/ diciamo il tempo della prima vita;/ ma per tutte le altre/ mi sono ripromesso/ di cambiare umore. Che grandezze e che concetto è riuscito a esprimere con tanta semplicità da lasciare di stucco. Fuori di noi, magari seduti su una panchina, nella solitudine di giorni in cui più non vediamo ciò e chi ci sta intorno ma, finalmente noi stessi, altro da noi. […] ho guardato solo e soltanto me/ che stava appollaiato tra le frasche/ lontano da sguardi indiscreti. / come mi ha fatto pena/ la sua solitudine.
Questo è quanto la filosofia molecolare pardiniana elicita in versi frammentati come le cose del mondo che solo il sesto senso può percepire in un dasein relazionale in grado di trascenderle in libertà.
Pag.16: La geometria che attorno/ si distende/ e visivo ti rende/ ogni reale, / è l’insieme visivo e frammentato/ di quello che compatto/ era ai primordi. […]. Insomma, la logica intuita da Giordano Bruno: primitiva, che esula dai rapporti oggettivi, diversa da quella discorsiva-attributiva, ma simbolico-relazionale.
Pag.18: Non vi è fine/ in seno alla natura/ è un’immagine forse/ dentro di noi; […] La geometria delle cose diviene dunque uno strumento per la memoria e l’immaginazione. Segno di significato.
Anche l’acqua ha memoria: di un raggio d’estate che esplode nel fiume oppure degli Albanesi che si affogano in mare. Il mare… tanto amato dal Poeta, sbatte sugli scogli e deposita molecole di sofferente umanità. L’acqua succussa si dinamizza. Tutto resta in potenza, dunque, in memoria dell’acqua. Così diceva Hahnemann, nella prima metà dell’ottocento, studiando e sostenendo il valore omeopatico (òmoios, «simile» e pàthos, «sofferenza») delle sostanze, lasciando le speculazioni teoriche deduttive a favore delle osservazioni e misurazioni dirette dei fenomeni. Come Bruno. Quante cose non possiamo né sappiamo spiegarci eppure esistono? Se io penso che l’acqua esista/ e la vedo e la tocco/ vuol dire che io e l’acqua esistiamo;/ se io penso che l’acqua esista/ ma non la vedo e non la tocco/ o non esiste l’acqua o non esisto io; perché non può darsi che io mi trovi/ in un posto dove non esiste acqua,/ ma io esisto?/ Perché non può darsi che io veda l’acqua/ ma non sappia che si chiami così […] ( Masturbazioni mentali).
Dove mi stanno portando queste poesie di Nazario Pardini? Stanno facendo un percorso solo nella mia mente o invadono in qualche modo il corpo? Se la mente è insita nel cervello, saprò tutto dal mio comportamento. Nel Frattempo viviamo, dice Nazario Pardini, e allora vado a farmi un caffè. Mangio l’ultima merendina rimasta. Ho dolore alla cervicale da giorni. Spero mi passi con le poesie: il mio simile in natura. Torno. Tutto scorre indifferentemente.
Com’è scaltro il tempo!/ Mi nasconde il suo passare / ora con il profumo del mare/ ora con il volare dei passeri,/ ora con foglie rame quando autunna. […] (Pag.27).
Chissà se servono tante riflessioni, quelle che l’uomo fa da migliaia di anni, e, in forma molto esplicita da Cartesio in poi, senza una risposta definitiva. Alcuni fisici pensano che il tempo sia addirittura un’illusione. Ci basti vivere finché si può e nel migliore dei modi, cercando di far bene, senza tante elucubrazioni empiriche, spesso errate. D’altronde, però, ognuno riconosce ciò che può. Nazario Pardini si accosta e ci accosta alle vastità del mare, del cielo e della terra, ma è consapevole dell’impossibilità di conoscere quell’infinito che li unisce e infinitamente ci separa...
Patrizia Stefanelli
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Conosco la Silloge "Ne frattempo viviamo", ho provato a recensirla e conosco la Donna, la poetessa e il Critico letterario Patrizia Stefanelli, che non finisce di stupirmi grazie al dono dell'imprevedibilità. Ella sa distinguersi. Sa leggere un testo divenendo il testo. Scrive e fa parte delle liriche, le incorpora nel proprio vissuto,le condisce con i gesti quotidiani, le rende parti pulsanti delle proprie vicende. E non lo fa per mettere in essere un'operazione artistica originale, non ne sarebbe capace, in quanto Patrizia è puro istinto. Ovviamente all'istintività unisce doti esegetiche e conoscitive dell'animo umano a dir poco rare. Straordinario il passo in cui asserisce:
RispondiElimina"Chissà se servono tante riflessioni, quelle che l’uomo fa da migliaia di anni, e, in forma molto esplicita da Cartesio in poi, senza una risposta definitiva. Alcuni fisici pensano che il tempo sia addirittura un’illusione. Ci basti vivere finché si può e nel migliore dei modi, cercando di far bene, senza tante elucubrazioni empiriche, spesso errate". Racchiude il senso intero della Silloge del Nostro. Tutto scorre, va avanti come sempre e 'nel frattempo viviamo..." La cara Patrizia sa districarsi fin troppo bene tra le speculazioni filosofiche, ma resta fruibile, schietta, limpida come acqua sorgiva e i suoi scritti avvolgono in una bolla di novità artistica, che appaga. La ringrazio per questa recensione unica e la stringo al cuore con l'affetto che sa, insieme a Colui che ispira e funge da Mentore per ognuno di noi.
Non ho letto le poesie della Raccolta di cui si parla ma, leggendo questa splendida recensione e le estrapolazioni di versi , penso che i versi che la compongono siano espressione di emozioni profonde che scaturiscono dalla contemplazione della natura e della vita ( contemplazione ) che, coniugandosi con il nostro immenso patrimonio classico, riesce a volte a farci interpretare i messaggi misteriosi che la Natura stessa , tramite la sua bellezza , ci invia.
RispondiEliminaGentile amico o amica, grazie per la sua lettura del mio commento. Sì, il nucleo poetico e dunque la consistenza "primitiva" di cui cenno, è proprio quella da lei menzionata. Riuscire a usare la parola con moto spontaneo e pervicace, poiché vince le resistenze delle infrastrutture mentalli, è solo da grandi. Alcune poesie, come quella sulla solitudine, ci lasciano fermi a raccogliere quell'attimo di immersione in noi stessi. Grazie .
EliminaMaria mia carissima, ti ringrazio per i tuoi complimenti e sono felice per la tua comprensione di questa mia lettura. Scrivo abbastanza spontaneamente poiché so che non sarei criticata da grandi intelligenze ultrasensibili quali tu e Nazario siete. Non sono un critico letterario, quelli veri si staranno rivoltando nel letto leggendomi, no, solo una lettrice che si lascia portare dal testo, come ben dici, se questo mi cattura e riesce a restarmi in testa mentre prendo il caffè o cucino. Certamente non tutto mi piace e ho limiti e tanti. Grazie, Maria, sai quanta stima io ti porti. Un abbraccio a te e a Nazario.
RispondiEliminaMaria mia carissima, ti ringrazio per i tuoi complimenti e sono felice per la tua comprensione di questa mia lettura. Scrivo abbastanza spontaneamente poiché so che non sarei criticata da grandi intelligenze ultrasensibili quali tu e Nazario siete. Non sono un critico letterario, quelli veri si staranno rivoltando nel letto leggendomi, no, solo una lettrice che si lascia portare dal testo, come ben dici, se questo mi cattura e riesce a restarmi in testa mentre prendo il caffè o cucino. Certamente non tutto mi piace e ho limiti e tanti. Grazie, Maria, sai quanta stima io ti porti. Un abbraccio a te e a Nazario.
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