Una
meditata risposta alle critiche di G. Linguaglossa,
di Marisa Cossu.
Marisa Cossu, collaboratrice di Lèucade |
Ritorno
sull’argomento, dopo alcuni mesi, alquanto stimolata dalle critiche inadeguate
e scarsamente solide, di G. Linguaglossa che insiste a criticare, non proprio
serenamente, la poesia del grande Nazario Pardini. Già qualche tempo fa sono
intervenuta sull’argomento; pensavo che
la polemica, il confronto, si sarebbero esauriti spontaneamente, data
l’inconsistenza pretestuosa delle tesi del Linguaglossa, tra ottiche
filosofiche, psicanalitiche e sociologiche.
“Per la poesia di Pardini è come se la civiltà
tecnologica e lo sviluppo capitalistico non ci fossero mai stati, sono
semplicemente ignorati”, scrive Giorgio Linguaglossa in una nota sul Blog
letterario “ L’ombra delle parole”. E
continua il critico, definendo la poesia di Pardini priva di una valenza
critica rispetto alla civiltà della crisi in cui siamo immersi.
Pardini
sarebbe, quindi, estraneo ad un ideologema paleo-capitalistico e ciò aggraverebbe
il tormentato rapporto del pensiero poetico con la tradizione, snodo cruciale
per giungere ad una nuova poesia e poi, ad una nuova ontologia. Con un gruppo
di seguaci, il critico letterario propone e giudica arbitrariamente positiva l’esperienza in cui si dipana con la sua
ristretta corrente di sostenitori; tuttavia ad una attenta lettura, la nuova
moda che indossa abiti di ricerca sofferta e fondata sui concetti propugnati
dal Linguaglossa nel saggio Critica della
ragione sufficiente, si rivela debole sia sul piano del significato che del
significante, mentre per quanto riguarda l’ontico e l’ontologico non si riesce
ad inquadrare in Heidegger, citato, né in altri studiosi coevi la motivazione
cruciale di tali comportamenti linguistici e ideologici; inoltre molte
composizioni degli autori di questa corrente, appaiono come liste di
osservazioni, slegate e frammentate, una corsa verso il non senso. Propongo
questi versi, appartenenti ad un lungo elaborato:
Distico
“La
foto di Degas
Vicino
a un grande specchio
Nella
foto di Degas si vede
Mallarmè.
È
in piedi contro il muro
Renoir
è sul sofà.
Nello
specchio (come fantasmi)
Lo
stesso Degas (con la sua camera)
E
la moglie di Mallarmè (con sua figla)
Paul
Valerj entra dopo lo scatto
Ora
guarda la stampa che Degas
Gli
ha regalato…”
(G. Rago)
¶È
lecito chiedersi, se questa possa assurgere a dignità poetica e non si
comprende come possa anche lontanamente essere accostata agli antichi distici
elegiaci, alla metrica barbara o ad una prosa lirica pregna di empatia.
Mi
chiedo se questa sia poesia o se essa non concorra invece, alla distruzione
della poesia stessa. “ la poesia va
lasciata in pace dai detrattori, dagli illusi
e da tutti coloro che non sapendo comporre, la riducono a un linguaggio
di tutti i giorni” (Ninnj Di Stefano
Busà)
In
pratica non si comprende come possa essere considerata poesia quella che
scaturisce dall’immediatezza oggettiva dell’ontico, un esistente freddo e
inespressivo, elencato, privo di emozioni, e sia, per contro, da considerare
antica e superata, la poesia che nasce sorprendentemente, nonostante la durezza
della società contemporanea e la sua rarefatta consistenza, dalla consapevole
maturazione di idee e valori che, senza elidere il moderno, scoprono la
bellezza nella classica tradizione letteraria.
Una
grande disarmonia, quindi tra gli individui, le loro relazioni, il rapporto con
i primari valori dell’esistenza Origina qui la crisi che, secondo Il
Linguaglossa, è “causa efficiente” della NOE.
La
ricerca di una innovazione non sorretta da sostanziali input etici, di alterità
ed estetici, è destinata a compiersi nel disfacimento della poesia, che alcuni
definiscono “morta”.
Si
comprende, invece, che si senta il bisogno di un rinnovamento della poesia, che
deve essere riportata al centro di un il
discorso su di essa per l’elaborazione di un progetto che riaffermi
l’unitarietà del processo creativo, nell’onestà e nella forza della parola
coincidenti con il proprio significato. La poesia dei secoli venturi ha bisogno
di un Progetto vasto sul quale è lecito interrogarsi e manifestare le idee che
lo sottendono.
Non si dovrebbe considerare la poesia
spezzettata in compartimenti correntistici perché essa è una e origina dal “complesso ingranaggio cuore-cervello”.
Recenti
studi di neuro estetica affermano che siano verificabili con strumenti tecnologici
le modificazioni del cervello durante l’esposizione all’opera d’arte; ma per
registrare l’accendersi di una fiammella, devono intervenire emozioni,
reazioni, sentimenti, scavo e una inspiegabile capacità di riconoscere i
sintomi del bello.
Di
fronte alla Natura l’uomo non ha mutato il suo atteggiamento di accogliente e
sofferta comunicazione: il filosofo non è un poeta perché indaga sulla realtà
conoscibile mediante la ragione e i sensi. Il poeta va oltre anche usando il
più moderno dei linguaggi, e non è detto che la parola riesca sempre ad
elevarsi e a volare al di là de foglio su cui è scritta. La poesia non è morta
perché alcuni poeti contemporanei, sono pronti ad offrire un potente contributo
alle poetiche dei giorni a venire e lo fanno, come il grande Nazario Pardini,
costruendo ponti tra la tradizione e la modernità con l’onestà, la purezza e la
profondità delle parole che suscitano emozioni, recuperano la memoria, rendono
viva una interiorità che ha radici nel vissuto e nel miraggio.
Se
poi queste opere accettano di confrontarsi con regole compositive, e si parla
di metrica apprezzata e riscoperta come perla rara nel mondo
indifferenziato dell’improvvisazione,
bisogna chiedersi quale profonda commozione metta in contatto le conoscenze culturali
con i bisogni comunicativi del poeta. In Nazario Pardini è tutto chiaro: si tratta di amore per l’Arte, ispirazione
viva, soffio che comprende, trasfigura ed eleva la parola a quella funzione
sacra e sociale che mai dovrebbe essere trascurata quando si vuol comunicare
l’interiore meraviglia verso l’infinito inconoscibile.
Si
tratta di Poesia, quella che fa battere il cuore abituato a tanta bruttezza e
che attrae per il messaggio del bello trasmesso attraverso un linguaggio chiaro
e fluente, una versificazione armoniosamente sorretta da endecasillabi e
settenari e da figure poetiche rilevanti. In Nazario Pardini si dipana chiaramente il
rapporto tra Poesia e Tempo: il linguaggio del Nostro è tempo eternatosi in
atmosfere, colori, suoni, visioni interiori, luci, ombre, musica del verso, che
fuori dalle gabbie di mode e di correntismi, svela il grande e nobile portato
poetico dell’Autore. Il vuoto del
Pardini è pieno di profumi, di tempo, d’amore, di rinascite nella natura e
nell’armonia. Qui il nulla non esiste
il caos si ricompone, gli opposti trovano spiegazione, perché la poesia è
dappertutto, la poesia è la vita, è il mare, non c’è la “non poesia”, concetto
alquanto artificioso da utilizzare per testi non comunicativi, astrusi, ad
effetto a tutti i costi. Il Pardini per tutta la vita ha conservato una
costante e motivata coerenza personale e poetica, non è mai sceso a
compromessi, a giri di parole, a pseudo studi falsamente eruditi. Nazario
Pardini è un uomo libero, così come è libera tutta la sua vasta produzione
poetica. Così egli si conferma essere non un qualsiasi intellettuale, ma un Maestro accogliente e generoso. Lasciamo
l’aria fritta degli alti studi a
coloro che la poesia praticata e sofferta, vedono e non vedono da molto
lontano.
Marisa Cossu
Carissima Marisa, mi complimento con la tua nota critica, che condivido, tuttavia, e per onestà intellettuale, ti voglio proporre la lettura di due poesie dello stesso autore che tu citi, Gino Rago, e che personalmente giudico meravigliose, poiché pregne, al di là della forma (credo sia il caso di andare al di là della metrica, parlando invece di ritmo) di contenuto, di sentimenti personali capaci di vestirsi di universalità (poesie presenti sul blog che tu citi).
RispondiEliminaIl problema allora non è tanto relativo al contenuto di un’osservazione (lasciamo che ognuno, Linguaglossa o chiunque altro, abbia la sua opinione) semmai alla non contraddizione, che è già una grande cosa, rispetto alla coerenza, di contenuto e forma. Lasciamo che in questo viaggio, che si chiama vita, ci si arricchisca di poesia, non di polemiche. Quando si dà troppa importanza alle polemiche, si fa il gioco di chi le crea, intento ad avere il maggior numero possibile di parole, e finiamo per dividerci, per disperdere il senso della condivisione,nella poesia della vita. Complimenti al poeta Gino Rago. Emanuele Aloisi
Fatelo sapere alla Regina…
Fatelo sapere alla Regina, ditelo
anche al Re: non abbiamo
bisogno di niente, né per la carne
viva né per lo spirito del tempo.
Siamo ricchi di noi,
dei profumi del sole nelle primavere.
E’ questo mare aperto
il poema di parole
sull’acqua, ci basta lo sciabecco
a sollevare spume.
Olio e ferite, vino e fatica,
festa e camicia pulita,
vento fanciullo a danzare
nell’erba, amore nelle mani
quando cercano
altre mani, oblio d’anemoni
sui nervi delle pietre,
mulinelli di zagare all’alba.
Ditelo alla Regina, fatelo
sapere anche al Re:
non ci servono rubini
alle corone
né domandiamo le monete
d’oro: siamo ricchi di noi
per i canti nel cuore, la saggezza
del pane, la quieta
sapienza del sale:
per le sciabole
rosse dei papaveri nel grano
Memoria di una madre
I falò di Carnevale… Tu ( opaca,
in un letto d’ospedale
già tutta pronta in cuore
al viaggio fra le stelle alla tua foce )
con l’occhio nella cenere
quieta sussurravi:
“Non sprecate l’acqua, lo capirete
quando è secco il pozzo… Di me
vi accorgerete forse a focolare spento.”
Per questo il mare urlò più forte
e smarrimmo l’odore delle mele,
di calce su quest’altra sponda
chiusi nel perimetro del pianto:
abiti neri, veli di pervinca,
condoglianze appena bisbigliate,
colpe da nascondere
come una vergogna,
contorni d’ombre , intermittenze d’asma,
tuo viaggio solitario verso l’onniscienza.
Luce di lampo, eternità d’istante,
colloqui da iniziare con l’assenza,
suoni a smemorare in quei labirinti.
Nel sole alto a candire i cedri
il vuoto di te
ruppe la barriera
fra vita finta e morte, atrocemente
straripò
come un’eco di strepiti lontani
o di remoti palpiti sapienti. Dall’ocra
dei licheni al fiore sui limoni
un vento soffiò rapido sul sangue della terra:
prosciugò le conche, disperse l’aquilone
ed essiccò la gioia del canto dentro l’anima.
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
RispondiEliminaAppunto, caro amico, queste poesie nulla hanno a spartire con la NOE,se non la forma prosastica,cosa di tutto rispetto in gran parte della poesia contemporanea. Non è un problema formale quello indicato nelle mie osservazioni, ma sostanziale. Riguarda il senso e la funzione della poesia, la sua definizione approssimativa, la posizione della natura, della memoria,del tempo, della tradizione letteraria, nell'umano sentire. Molto altro ancora mi separa da quella poesia, vedi quella citata nel commento. Nulla di personale verso poeti che stimo e cbe non intendo attaaccare come il Linguaglossa ha fatto nei riguardi di Pardini. Ho espresso il mio parere,non volermene. Ciascuno è libero di apprezzare o meno ciò che ci viene proposto anche con arroganza.
RispondiEliminaSono un' guaribile amante dell'utopia del bello. Nella NOE non vedo spiragli e non mi spiego il motivo immediato delle tue affermazioni. Grazie per la tua lettura e per il commento.
Mi scuso se non è apparso il mio nome: Marisa Cossu
EliminaIo non sono, non mi considero una Poetessa, ma penso che su quest'Isola della Poesia, della condivisione e sopratutto del rispetto, nostro e altrui, posso permettermi di dire la mia modesta opinione. Avevo già letto le poesie di G.Rago, e personalmente le ho trovate molto valide, il gusto o la preferenza sono poi sempre personali, riguardo stile e metrica.Io penso che la poesia debba essere LIBERA, nel senso che ognuno la scrive e sente come una sua creatura, qualcosa che nasce in noi da un'emozione, sia di dolore che di gioia, ciò che conta è che nasca dal cuore, e poi prenda il volo attraverso parole e silenzi, musicalità o metrica, purchè non sia forzata, fasulla. La poesia deve essere emozione e suscitare emozione, non deve essere catalogata, e sopratutto non deve creare dei gruppi a favore o contro questo o quel poeta, o chiudersi in parametri di conteggi e fazioni come fosse una politica, anzichè espressione di libertà e amore. Nazario Pardini ha in sè la Poesia, è in ogni sua parola, espressione, ne è ricco fin dentro l'anima, e il fatto che permetta a tutti noi, poeti o presunti tali, di pubblicare le nostre poesie arricchendole con le sue recensioni, gratuitamente, e con la sola passione per la Poesia, lo rende Poeta. Sicuramente i tempi cambiano, così le correnti, il modo di scrivere, ma la Poesia è solo una:quella del cuore.
RispondiEliminaNulla da obiettare sull'intervento dell'amica Marisa, se non questa mia piccola considerazione personale che ho voluto condividere. Un saluto a tutti, grazie Prof. Pardini.
Chiedo scusa, ho dimenticato di firmarmi nel commento della "non poetessa"...Franca Donà
RispondiEliminaIl commento è stato eliminato dal gestore perché l'autore no è identificabile
EliminaBrava Marisa Cossu nell'elogio alla concezione poetica di Nazario Pardini, poeta naturale che non ha bisogno di elogi.
RispondiEliminaPardini infatti crea per istinto di profondità inespressa che si esprime poi nella parola e nella testimonianza della propria esistenzialità reale e naturale.
Le disquisizioni teorico-ontologiche non servono a catalogare l'artista puro ma solo a pubblicizzare gli oppositori che tentano di trovare una collocazione nel dibattito critico culturale predominante
RICEVO E PUBBLICO
RispondiEliminaMi piacerebbe sapere di preciso i nomi di chi ha fatto questi commenti perché c'è molta ambiguità. C'è una di queste persone che parla di poesia prosastica ma sa cosa vuole dire? Le poesie di Rago riportate da Aloisi non sono prosastiche né nella forma né nei contenuti. Hanno nel complesso una buona metrica e possono piacere più o meno, è questione di gusti: a me personalmente sono piaciute.
Per terminare questo "tormentone" pregherei chi scrive di esprimere soltanto opinioni personali senza rifarsi a "sentenze" di chi critico non è. Stiamo trasformando un argomento piuttosto serio anche se non di importanza capitale in una specie di farsa in cui è stato messo un po' di tutto e non sempre con coerenza. Un saluto quindi da chi scrive per divertimento ma non si atteggia a critico perché non ha gli strumenti adeguati: sono laureata in matematica e giurisprudenza e di estetica (materia in cui aveva fatto la tesi mia nonna) non ne so proprio niente.
Carla Baroni
Scusate la mia ignoranza: ma chi è questo "famoso" Leucadiano che sputa sentenze?
RispondiEliminaCarla Baroni
IL COMMENTO DI TALE "LEUCADIANO" E' STATO ELIMINATO PERCHE' ANONIMO E NON IDENTIFICABILE.
EliminaProsastica: forma di poesia che ha l'andamento della prosa.
RispondiEliminaNon so se ho usato questo termine per definire alcune poesie della NOE, ma questo è il significato corrente. Come tu dici, cara Carla, è questione di gusto. Ci sono bellissime composizioni ispirate da questa forma, altre decisamente meno piacevoli. Ciò accade anche per le poesie in metrica classica. Io stessa mi lascio guidare dal gusto e dall'emozione. Sempre con grande umiltà e consapevolezza.
Mi scuso per aver omesso la mia firma. Tutta colpa del cellulare.
EliminaMarisa Cossu
Prosastica: forma di poesia che ha l'andamento della prosa.
RispondiEliminaNon so se ho usato questo termine per definire alcune poesie della NOE, ma questo è il significato corrente. Come tu dici, cara Carla, è questione di gusto. Ci sono bellissime composizioni ispirate da questa forma, altre decisamente meno piacevoli. Ciò accade anche per le poesie in metrica classica. Io stessa mi lascio guidare dal gusto e dall'emozione. Sempre con grande umiltà e consapevolezza.
Caro Leucadiano, mi piacerebbe sapere chi è lei che si cela sotto questo pseudonimo.Probabilmente persona conosciuta se Nazario la pubblica nell'anonimato che per gli altri non è ma per me sì. Il fatto che non conosca i termini dell'estetica non vuol dire che non sappia giudicare e solo per carità di patria non ho voluto sottolineare certe "fesserie" che sono apparse in qualche saggio da chi si è improvvisato critico per difendere Nazario che non ha alcun bisogno di essere difeso: basta la sua poesia. Poiché purtroppo mi trovo certi commenti cambiati le due poesie di Zago erano state definite prosastiche. Allora senza darmi la definizione da vocabolario di questo termine, le domando se conosce la metrica o la crede lo strumento con cui il sarto misura la stoffa? Carla Baroni
RispondiEliminaSono d'accordo con la Signora Carla Baroni, che in difesa di Nazario ci sia la sua immensa poesia, quella basta a cancellare qualsiasi insinuazione. Detto questo, chiederei gentilmente a queste persone che sputano sentenze senza firmarsi, e non è la prima volta, di uscire dall'anonimato. Perché questo è veramente vergognoso. Serenella Menichetti
RispondiEliminaGrazie Serenella, per avermi difeso. Non l'ha fatto neanche Aloisi che, non vorrei sbagliare, una di quelle poesie di Rago, ha premiato ad un concorso.
EliminaL'anonimato, aggiunto al fatto che questi commenti, appaiono, scompaiano, vengono modificati, può gettare ombre su persone che non c'entrano affatto. Non mi ha dato fastidio il dissenso, anzi spesso sono provocatoria e lo sollecito, ma l'astio con cui è stato espresso. Che il Leucadiano scriva peggio di me? Scherzo naturalmente. Grazie ancora.
Carla Baroni
Egr. sig.ra Baroni...le rispondo adesso, scusandomi per il ritardo, poiché è da poco che sono rientrato a casa, dopo aver lavorato, dopo essere andato all'università, dopo aver fatto visita a mio padre che è ricoverato e dopo aver fatto visita a un amico, colpito da emorragia cerebrale, marito di una persona divenuta amica, grazie alla poesia. Questo semplicemente per farle capire, e mi scuso, che non ho molto tempo da dedicare alle polemiche,soprattutto se non sono autografate. E con tutto il cuore, con stima e amicizia sincera, le do stesso consiglio, anche se non ne ha bisogno. Ci tengo a puntualizzare una cosa, la persona di cui le ho parlato, è la stessa organizzatrice del premio in cui ebbi modo, nel 2017, di ascoltare la lirica di Gino Rago,risultata vincitrice. In quella stessa occasione, io ero, nel 2017, un partecipante, e mi fu riconosciuta una menzione d'onore. Nell'anno successivo, e per la stima e amicizia nata, fui componente di giuria, e nelle vesti di componente di giuria non premio nessuna persona, mi limito a dare un giudizio, nel più totale anonimato, che va a sommarsi a quello degli altri giurati. Il riconoscimento a una lirica, dunque, viene attribuito dalla giuria. Questo solamente per amore di precisione. Cordialissimi saluti. Emanuele Aloisi.
EliminaSi, Carla, anche io sono stata colpita da questa aggressività, che non dovrebbe aver niente a che fare né con la poesia, né con Leucade. Giustamente ognuno può comunicare il proprio pensiero, ma in altro modo. Serenella Menichetti
RispondiEliminaCaro Emanuele,sappiamo bene che ogni concorso ha una sua giuria ed io, se non sbaglio quel concorso molti anni fa lo ebbi anche a vincere. Quel "premiato" stava a dire un voto favorevole , molto favorevole se Rago è salito sul podio a fronte di altri autori molto meritevoli. Ma ha ragione lei è inutile fare polemiche soprattutto quando ci sono avvenimenti più importanti con cui cimentarsi. E'che io resto sempre dell'idea che scrivere su un blog faccia parte di un gioco e non sia una cosa maledettamente seria come invece la intendono altri e quindi non sto a mettere i puntini sugli i. Comunque stia in pace: il mio non voleva essere un appunto nei suoi confronti ma solo rilevare che, dato che ero l'unica oltre a lei ad avere manifestato un apprezzamento positivo verso questo poeta, meritavo un po' di sostegno.
RispondiEliminaCarla Baroni
Il commento è stato eliminato dal gestore perché l'autore non è identificabile.
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