venerdì 5 aprile 2019

SERENELLA MENICHETTI: "INEDITI"



Serenella Menichetti,
collaboratrice di Lèucade













VIAGGIO SOTTO LE LENZUOLA

Ci fu un anno particolare
Dove trascorremmo le nostre vacanze in ospedale.
Prima iniziasti tu, con il cuore.
Un cuore malmesso
dissero quelli in cappa bianca.

Ed io che ho sempre tenuto al tuo cuore
Rimasi di sasso.
Il cuore del mio tesoro, che immaginavo
traboccante di amore per me,
ammalato?
E l’amore? Si è pure lui contagiato?

Il viaggio che sognavamo fare in quel periodo
si sdraiò sul tuo letto e lì rimase.
Aspettai che al tuo cuore sostituissero
qualche pezzo.
-Mi raccomando, quando trovate la scatola
dell’amore, lasciatela.-
-Certo signora rispose il primario-
Mi sentivo in buone mani.

Tornasti a casa dopo un po’ di tempo.
Pezzi nuovi di zecca. La scatola dell’amore intatta.
Una miriade di scatole di pillole da prendere
prima e dopo i pasti.

Compreremo un beauty capiente per le medicine
da trasportare nel nostro viaggio, dicesti sorridendo.
Certo, risposi ne ho visto uno rosa sciokking.
Prima di partire farò pure io, un salto in ospedale
per la solita ecografia.

Forse saremmo partiti per quel viaggio,
se quel carcinoma non avesse
nidificato nel mio rene destro.
E l'idea del viaggio si fosse così abbattuta
al punto da rimanere a letto senza più alzarsi.

HA CHIOMA ROSSA

Ha chioma rossa il giorno fanciullo.
Abbracciati al silenzio cogliamo petali di memoria.
Al centro della piazza un cerchio nero di merli.

Le antiche pietre nella conservazione
di fossili sonori, nutrono la silente
materia di fresche voci.

Godiamo dell’alba e del silenzio.
I sensi appisolati al crescere del giorno.
L’ambulanza corre nella sua perseveranza.
I merli spariscono tra le foglie della magnolia.

Il sole sale e il giorno e si fa giallo.
La gomma dei pneumatici consuma l’asfalto.
I nostri corpi corrosi tra la ruggine di ricordi.
  
Le papille gustative, da tempo, ignorano la dolcezza.
Solo pillole amare da masticare.
Ingurgitiamo fiele come fosse acqua fresca.
Teniamo gli artigli ben affilati, per grattare via
la patina grigia che si deposita sui nostri giorni.
Con i denti riduciamo in granelli gli attimi
velenosi, disperdendoli nel vento.

L’attesa è una flebo zuccherina che ci pervade
le vene di speranza.
Ci  aspettiamo tempi lievi, da farci gettare
queste scarpe chiodate.
Tempi dai percorsi morbidi, da farci
saltare a piedi nudi sulle piazze.

L’ago della flebo, troppo spesso
fuoriesce dalla vena indurita.
Il liquido impregna il lenzuolo.


PROFUMO DI ROSE

Capita di salire insieme, la spirale della memoria,
scala a chiocciola dei nostri ieri, che introduce
gradualmente nella stanza scaduta.
La sabbia fuoruscita da clessidre rotte
tappezza il pavimento.
I nostri piedi nudi, restano feriti fino
a sanguinare.
Passi d’infante misti a passi di gambero
impediscono il volo.

Noi, uccellini ruzzolati dal nido
osserviamo penzolare
i giorni accaduti,
per vederli, poi, piombare a terra,
uno ad uno,
come petali secchi.
Un fresco profumo di rose ci rimane
attaccato alla pelle.

Accantonati nell’angolo più buio:
chilometri di passi di danza mancati
ci vengono incontro.
L’ isola trasparente dei sogni svaniti ci rincorre.

Nella serena consapevolezza
di ciò che è stato.
Nell'attesa di ciò che sarà
in silenzio restiamo a guardare.

Serenella Menichetti


1 commento:

  1. Cara Sere, leggo questi tuoi versi icastici- fin troppo, nonostante le numerose metafore- vi leggo la sofferenza nuda e cruda...Lontani i giorni del verseggiare lieve e armonioso, specchio di te....ma sei sempre e comunque tu, ricca dentro di passione e di forza.
    Accettiamo, condividendo, la chiusa dell' ultima composizione.
    auguri di affetto per tutto, per il presente in particolare!
    Edda Conte

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