domenica 4 ottobre 2020

FRANCO CAMPEGIANI: "LA FORMA MOBILE"

                                                             Presso il Museo Civico 

                                         "Mario Antonacci" 

                                                  di 

                                      Albano Laziale  

                               LA FORMA MOBILE

Dal 3 al 24 ottobre, mostra postuma di opere dello scultore Lamberto Limiti

  collaboratore di Lèucade
    

Tra i ricordi più significativi che ho di Lamberto Limiti, artista e amico da poco scomparso, spiccano quelli legati alla sua partecipazione alla Fiaccolata dionisiaca, kermesse ideata dall'Accademia Castrimeniense nel 2009, con animazioni di poeti, musici e artisti chiamati a sfilare in corteo per le vie del centro storico di Marino ad apertura della 85^ edizione della Sagra dell'Uva. 

Torce in mano, in orari serali, poeti giunti da ogni parte d'Italia si esibirono a declamare i loro versi in angoli suggestivi del borgo antico, dove erano state collocate sculture (tra cui quella di Lamberto) realizzate con materiali deperibili e poi bruciate in un falò scenografico ed altamente simbolico al termine della manifestazione, arricchita dalla partecipazione dell'attore Gianni Musy e di noti personaggi del mondo musicale e dello spettacolo.

Atmosfere da happening, con un indubbio richiamo al retroterra di tradizioni orali e gestuali che tendono da tempi remotissimi ad avvicinare artisti e spettatori, facendo del risultato estetico una sorta di environment, con pantomime e parodie, performances destinate ad esaurirsi in se stesse, entusiasmarono il colto corteo e i visitatori bacchici, nonché la gremita platea appesa alle finestre e ai balconi del centro storico. Il tutto ispirato a Dioniso, ai temi festosi e tragici dell’effimero, del contingente, del caduco, mandando al macero l’egocentrismo che tende a irrigidire in formule e schemi fissi e statici l'opera dell'uomo, mentre ogni vero artista sa che la sua creatura può essere viva per un solo istante, dopodiché precipita nel rogo del tempo, per fare spazio a nuove primavere della creatività.

Fu grande, Lamberto, in quella circostanza. In disparte, con gli occhi lucidi, assistette commosso, tra la commozione generale, alla distruzione del suo Mascherone di cartapesta, mentre prendeva fuoco scoppiettando nel grande piazzale antistante le cave di peperino, dove si svolse l'atto finale dell'evento dionisiaco nel mezzo di una spettacolare danza del ventre. Aveva aderito con entusiasmo allo spirito della manifestazione, intimamente convinto del fatto che l'opera oggi creata deve essere bruciata a fine giornata dall'artista, come dall'uomo in generale, chiamato domani ad avviare nuovi processi della propria creatività. Ed è in tal modo, sacrificando il proprio narcisismo, che egli può avvicinarsi al modus operandi della natura, riconducendo la propria storia evolutiva entro l'ambito della crescita naturale. 

C'è, nella poetica e nell'opera di Limiti, la felicità per l'incontro e per l'intesa intima e profonda dell'uomo con il creato. C'è la ricerca inesausta di una forma archetipa, mobile ed essenziale a un tempo, principio inesauribile della nascita e dell'espansione della vita. Il tutto prediligendo la linea ondulata, flessuosa, maternale, che muovendosi crea il proprio spazio, assorbendo la linea retta e mascolina che invade e modifica esplosivamente dall'esterno uno spazio già dato. Una visione sacrale della vita, dall'erotismo panico, con rappresentazioni di anatomie emblematiche, deputate alla continuazione perenne della vita. Una poetica biomorfica, organicistica, dall'intenso movimento plastico che non conosce interruzioni e si sviluppa in moti curvilinei con respiro unitario costante.

Forme duttili, tentacolari, aperte a ventaglio, che nascono da un'unica spinta e si sviluppano fluidamente in mille direzioni. Masse proteiformi, alludenti alla cellula organica, alla forza genetica interna della vita. L'artista è giunto a questo vitalismo festoso dopo avere attraversato fasi estetiche di indagine scientifico-matematica del mondo, alla ricerca delle architravi portanti ed essenziali della realtà fisica e sviluppando gradatamente il geometrismo iniziale in uno strutturalismo organico che ricorda l'armonia di opposti propria dei processi creativi del creato. In tal modo la sua poetica si è depurata di ogni apriorismo umanistico, assimilando la creatività dell'uomo a quella della natura; il suo fare (da poiein, poesia) al fare del creato; la sua opera a quella del fulmine tra gli alberi, la sua poesia al canto degli animali.

Un lavoro, quello di Limiti, fortemente influenzato dalle avanguardie storiche - di ascendenza surrealista, più che futurista - con quella scoperta di una natura artifex che sancisce un netto distanziamento dalle estetiche umanistiche dei secoli trascorsi e spinge ad un'arte vitalistica, tendenzialmente anonima, modellata dalla natura stessa, da cui la mano dell'uomo si lascia docilmente guidare. Il tutto nel solco di artisti come Arp (ma anche Brancusi e Moore), dominati da un demone che li spingeva a lavorare come il vento tra le nuvole o tra le scogliere il mare. Una visione della natura non più naturalistica, ridotta ossia ad oggetto dell'osservazione umana, come accadeva in passato, bensì fondata sul coinvolgimento diretto dell'uomo con le cose.

Diplomatosi presso l'Istituto Statale d'Arte di Roma nel 1963, Lamberto ebbe Maestri eredi delle avanguardie più accreditate, i quali non fecero che esaltare il vitalismo di cui la sua visione estetica era istintivamente imbevuta. Tra costoro Ettore Colla, con la sua lezione del recupero in senso estetico di materiali scartati da una cultura altera e dissennata; o Lorenzo Guerrini, con la sua tensione all'essenzialità rupestre che lo aveva  portato a scolpire direttamente in cava; o Carlo Lorenzetti, con il senso spaziale ed aereo della sua arte metallica. O ancora Giuseppe Mazzullo per l'arcaismo petroso ed archeologico delle sue sculture; o Alberto Gerardi per la sapienza artigianale e per la stretta aderenza del fare artistico ai materiali (il legno, per Lamberto, in prima fila). 

Un altro ricordo che ho dell'artista è la sua partecipazione alla Rassegna Regionale d'Arte Giovanile svoltasi a Marino nel 1962 presso l'antico Tempio Gotico di Santa Lucia, ora Museo Civico "Umberto Mastroianni", dove venne premiato fra le giovanissime promesse regionali dell'arte, dando inizio a un interessante percorso di mostre organizzate in Italia e all'estero. Finiti gli studi si dedicò all'insegnamento, in un primo tempo presso l'Istituto Statale d'Arte di Tivoli nelle discipline di cesello e sbalzo, e successivamente, dal 1971 al 2000, presso l'Istituto Statale d'Arte "Paolo Mercuri" di Marino, come Docente di Forgiatura e Tiratura nella Sezione Metalli. Molte attenzioni Lamberto dedicò all'arte orafa e va qui ricordato il progetto di una grande mostra di monili di cui volle informarmi prima dell'insorgere della lunga malattia che infine lo consegnò alla morte.

Sono gioielli, i suoi, a tre dimensioni, ori e argenti dal sapore arcaico, con rari e suggestivi innesti ceramici, lavorati con raffinatissima maestria in un primitivismo simbolico rude e gentile nello stesso tempo. Minisculture che comunicano l’idea della metamorfosi, della trasformazione, della crescita, le cui rotondità alludono all'equilibrio dinamico della natura. Una natura non idilliaca o bucolica, ma dall'indomita forza che genera, si, morte, ma anche e soprattutto vita. E fu il legno, come già detto (mogano, frassino, noce, ulivo, eccetera; anche se non solo il legno) il materiale largamente prediletto dalla sua musa affascinata dal mistero vegetale. Né è qui fuori luogo accennare, al di là del suo impegno estetico, alla passione di Lamberto per l'agricoltura (ovviamente biologica) cui dedicò amorevoli cure nell'arco della vita.

Un amore per la natura a trecentosessanta gradi. E memorabili i legni con cui egli partecipò, nel 2007, alla ricognizione artistica intitolata Profili, organizzata dal Comune di Marino nel Museo Civico "Mastroianni". Un artista immerso nella potenza tellurica della terra sulla scia dell'avanguardismo in generale. Quell'avanguardismo che, dopo millenni di storia tesa all'affrancamento dell'uomo dalla natura, profetizzava il tutt'uno dell'uomo con le cose, in un progetto che avrebbe potuto e dovuto essere di collaborazione cosmica, ma che sta invece degenerando in un processo di annullamento e di reciproca fagocitazione. Ci troviamo oramai nel Postmoderno, in uno scenario che sta repentinamente cambiando e che richiede sforzi titanici per evitare sia all'uomo che al mondo di imboccare la strada senza ritorno di una definitiva uscita di scena.

Franco Campegiani  

 

OPERE DELL'AUTORE (Foto tratte dall'archivio personale di Franco Campegiani)

 





                                                                         

 

 

 

1 commento:

  1. Non sono potuta andare al Museo Civico di Albano Laziale, ma conosco le doti esegetiche del nostro Franco e la sua immensa capacità di rendere valore alle mostre d'arte, in quanto in passato ho presenziato a numerosissimi eventi inaugurati dal mio amico. Leggendo la sua introduzione alla Mostra di Limiti, artista e amico del Nostro, da poco scomparso, resto avvinta da ogni parola, dagli infiniti messaggi lasciati dall'Artista. Di grande valore il richiamo alle 'atmosfere da happening, con un indubbio richiamo al retroterra di tradizioni orali e gestuali';il suo infinito amore infinito per la Natura. Franco asserisce che era 'immerso nella potenza tellurica della terra sulla scia dell'avanguardismo' e tramite la forza tonante delle parole di Franco e le foto esposte, si ha la sensazione di vedere questo Scultore - Orefice, di celebrarlo e di trovarci in questo scenario post -moderno eppure caldo, avvolgente, vicino alle tradizioni. Pagina che stordisce e consente di sentirsi fusi con l'Arte. Ringrazio Franco, mi scuso per l'assenza e lo stringo insieme al nostro immenso Condottiero.

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