Carissimo Nazario mi farebbe piacere inviarti le note critiche delle opere presentate alla Camerata dei poeti durante le nostre tradizionali " Tornate Letterarie" Il quindici Ottobre 2021scorso abbiamo ospitato la poesia di Franca Canapini validissima poetessa di cui ti mando il mio commento sul suo libro e la foto dello stesso. Ti ringrazio per l'ospitalità che vorrai darmi sulla tua ormai famosa e incantevole isola, crocevia di illustri personaggi. Un abbraccio .
Carmelo
Commento
al libro “Semi Nudi” di Franca Canapini
Risulta
coinvolgente e piacevole la lettura del libro “ Semi nudi”di Franca Canapini
per quella mistura di realtà antica, sogno, magia e consapevolezza esistenziale moderna
presente dalla prima all’ultima pagina,
con il tutto rappresentato attraverso un
linguaggio poetico di grande efficacia,
bellezza e musicalità.
Il fil
rouge che lega il libro, specialmente
nella prima sezione, è un ritorno dell’autrice ad uno stato antico di purezza e
Grazia nella natura e nella propria armonia vitale con un tuffo rigenerante e
amorevole verso il mondo, insomma un approdo ad una felice e antica
innocenza dopo essersi depurata da ogni
contaminazione ambientale e di convivenza esterna.
Una
sorta di legame con tutto ciò che la circonda in modalità poetica, ossia un vivere
poeticamente la vita.
L’autrice
e la natura si legano dunque in profonda
simbiosi ed in un rinnovato
ritorno alle origini, a quel suo
seme nudo della terra appunto, ossia ad
una antica e arcana bellezza.
I temi
cari da sempre all’autrice come la Natura, il Mito, particolarmente nella prima
sezione dal titolo” Un anno a passi leggeri sulla terra” si manifestano
ma in una nuova luce di splendori
misti a riflessioni sul senso dell’esistenza, in cui si prende atto delle
fragilità dell’uomo e del suo destino
nell’universo.
E così
la splendida e mitica rappresentazione dei paesaggi e delle stagioni, riportata
al suo originario splendore dai ricordi si carica di una matura e consapevole
nota di limitatezza, di inquietudine in cui anche il senso della morte emerge donando un particolare e maturo fascino alla sua
scrittura.
Davvero
interessante scorrere le pagine di questo volume e restare sorpresi da come la
tensione emotiva resti sempre alta sezione
dopo sezione .
Architrave
che regge il narrato e
fondamentale supporto a questo interesse di lettura è rappresentato dal
linguaggio poetico utilizzato dall’autrice, che si esalta in due tonalità.
Nelle
prime due sezioni con una sorta di
composta, equilibrata continua e variegata
stupefazione di fronte agli orizzonti e agli accadimenti della sua
terra, caricata di cromie e fragranze che non scade mai in sentimentalismi
sterili ma che anzi induce ad una dolce riflessione e dove i versi risuonano di
una pacata solennità, mentre nelle altre sezioni il verso si impreziosisce con l’accesso ad un
mondo onirico segreto e surreale che sorprende e affascina.
Si
avverte senza dubbio di come la Canapini abbia la capacità di calarsi
profondamente in una ipnotica fusione con ciò che descrive, di trasmutare con
vera poesia la realtà esterna e di accedere a mondi afferenti a surreali
fantasie, sempre con piena musicalità.
La
raccolta affronta una ricca una carrellata di tematiche, un percorso a 360 gradi nella
personalità umana e poetica dell’autrice , presenta un DNA personale attraversato da non solo
amore e pietas ma anche di spazi arcani di
espressione della parola.
Ma entriamo nel dettaglio delle sezioni:
la
prima ( la più corposa come opere presenti)
apre con una bella citazione da Tito Lucrezio Caro ( dal De rerum
natura) ed è esplicitamente un felice ritorno, dopo la pandemia, alla sua
natura selvatica dove abitano affascinanti
ricordi colmi di colori e fragranze, fauna e flora che teneramente si uniscono
in un territorio materno e dolce.
Una
semplice e trionfante felicità di epifanie riacquistate talora
attraversa i versi dell’autrice che si ritrova immersa nel suo
quotidiano spazio naturale di giorni e stagioni d’un tempo passato che ritorna
mitizzato e incantevole.
Versi
comunque non esenti da venature attraversate dal dubbio e dall’incertezza sul
divenire degli anni e delle stagioni sulla fragilità e decadimento degli uomini e della natura.” Chi siamo
noi ombre in cammino, scrive e ancora i bellissimi versi: Come foglie
noi/ accesi di bellezza, spenti di energia…./
Scorrono
dunque paesaggi, borghi, piane , cromie
di albe e tramonti, silenzi e casolari abbandonati, momenti e scatti fotografici di quell’antico quotidiano nella loro arcana
bellezza.
Significativa
è la poesia “ Kairos” della prima sezione a pagina 40, quando cita:
“Arriva sempre il momento giusto dopo il tormento e la bufera/”.
Nella
seconda sezione intitolata “Con
dedica” la poesia si fa memoria viva e nostalgica di volti e persone
scomparse, anche in modalità traumatica,
ricordo di figli e giovani con cui confrontare il tempo di ieri con quello di
oggi sempre in un’ottica di amorevole accettazione del prossimo e condanna
della violenza; una poesia simbolo di questa sezione è la bellissima: “
Chiedilo al ciliegio”, dedicata ai foreign-fighters .
Nella
terza e quarta parte la Canapini da una
svolta introspettiva e particolarmente onirica alla sua poesia, rendendola
maggiormente complessa, frastagliata e innovativa nel fraseggio poetico.
Dapprima
con “Nella casa della matrioska” e successivamente con “La Sibilla
del sogno”.
Una
immersione alla ricerca di sé stessa direi, talora con divertita partecipazione
e nel mondo della fantasia dove scrive:
“ Sono matrioska/nel mio palazzo di sette stanze/con sette porte
comunicanti”e concludendo dopo aver visionato le varie stanze del palazzo
con : “ Ma nella settima, infine/ sono seme nudo- fluisce l’acqua / dalla
sorgente dell’intimità”.
Si
fa forte il suo rifiuto di una realtà che non le appartiene e chiaro il suo
accesso ad un inconscio surreale e
purificato, attraverso una suggestiva successione di versi che caratterizza soprattutto l’ultima sezione
del libro, appunto: “ La Sibilla del sogno”.
Qui
torna a farsi sentire la sua voce di bambina e si attua una sua netta separazione dal corpo, con una caduta in una trance simile a un vortice
che conduce a territori di
smarrimento, sogno, fiaba, e
filastrocca, cadenze ipnotiche come
nelle liriche “Blu flamenco” e “ DéJà vu “.
Concludendo insomma questo libro veramente lodevole si può definire una silloge trascinante di notevole interesse letterario per i contenuti espressi ed i versi che li sorreggono, pura espressione del sogno dell’autrice di riconquistare antichi valori e perdute leggerezze, ritornando così ai semi nudi della sua terra, a quell’antico solenne silenzio che la caratterizza, alla sua ancestrale fragranza.
Carmelo
Consoli
Leggo commossa la recensione per la prima volta. Ringrazio di cuore Carmelo per essere sceso così in profondità nelle mie parole e aver portato alla luce le loro piccole verità.
RispondiEliminaE un grazie riconoscente a Nazario Pardini che ci ospita!
Franca