Lino D'amico, collaboratore di Lèucade |
Il gabbiano
Vorrei fermare l’attimo
che svapora, inerte,
nel tempo incognito che fugge.
Chi sei gabbiano stanco,
che cerchi approdo amico
al di la d’esotici orizzonti?
Sei forse trasmigrato, ignaro,
da un’altrove essenza
d’altro tempo, d’altri luoghi,
d’altro io,
senza memoria, senza
conoscenza?
Chi, nei tuoi giorni di prima?
Eri lombrico, crisalide o
ranocchio,
ape operosa o paziente ragno,
perlacea goccia di rugiada
che baciava petali di rose,
eri Inca, sacerdote a Cuzco,
Esseno a Qumran, Ilota a
Sparta,
o, ultimo fra gli ultimi,
paria reietto a Delhy?
Chi, nei tuoi giorni di prima?
Ora percorri rotte nuove
nel nulla di un vuoto
sconosciuto,
felice solo di volare nel
vento,
intento a recitare un ruolo a
braccio
nel canovaccio del tempo che
verrà
Davvero straordinaria la lirica del mio amico Lino dedicata al Gabbiano. Allegoria del tempo andato, del presente, dei giorni a venire e della caducità dell'esistenza. Evoca magistralmente i noti versi di Vincenzo Cardarelli: "Non so dove i gabbiani abbiano il nido / dove trovino pace / io son come loro in perpetuo volo". La versatilità dell'Autore diviene la sua cifra e lo rende depositario dell'incantesimo della vera Poesia. Lo ringrazio per questa luna calda carezza e lo abbraccio forte!
RispondiEliminaVeramente bella e incisiva questa poesia dell'amico Lino, in cui traspare, oltre la nota nostalgica che caratterizza le liriche del Nostro, un soffio delicato, un vento che porta a nuovi orizzonti. Voli che accompagnano a sognare, nidi in cui è tesoro il tempo in ogni sua trasfigurazione. Complimenti, carissimo.
RispondiEliminaUn caro saluto, Franca Donà