Giancarlo Baroni si presenta sulla scena artistica con una raccolta di foto che molto ha a che vedere con la vita, l’anima, le radici, la storia dell’uomo. La stagione è quella autunnale, quella ultima, i colori si fanno veri, schietti, di un violaceo ruggine, che tanto somiglia al nostro palpito vitale, al nostro tempo dell’addio. Qui ci sono gli abbrivi, le meditazioni sul nostro passato e sul presente; foglie che si staccano dalla loro radice, dove sono nate e cresciute, e destinate a volare oltre le barbe che gli dettero origine, sembra quasi piangano del loro destino. Una racolta che si fa simbolo di un esistere ritratto con passione e verità o concretezza del tempo che passa, della vita che fugge come afferma Orazio in una delle sue pericopi più vere: “Dum loquimur fugerit invida aetas” o come afferma Seneca: “Cotidie morimur”. I colori, le forme, tante foglie che in balia del vento si staccano dai rami per una ultima avventura, che attraverso piogge e bufere, non conoscono il loro destino. In queste immagini che il fotografo-artista ritrae c’è tutta una storia, che nemmeno la più grande poesia può definire coi suoi versi reificanti passione e sentimento, pensiero e filosofia: Verrebbe da scomodare Simonide o Paul Klee che nelle loro massime loquaci e plurali affermano, l’uno: “Ut pictura poiesis”. Ricordando la celebre frase del poeta greco Simonide (556-468 a.C.): “La pittura è poesia silenziosa, la poesia è pittura che parla”. Non possiamo al riguardo non fare nostra la celebre affermazione di Paul Klee: l’arte non riproduce il visibile, ma rende visibile ciò che non lo è.”. Questo è tutto ciò che suggerisce l’arte di Giancarlo, coi colori e le foglie del distacco, dell’abbandono ultimo voluto dal destino. Fotografie che parlano e dicono cose profonde e misteriose che l’uomo conosce e da cui non distoglie mai la mente, Chiudere questo mio breve excursus riportando il pensiero di uno dei massimi filosofi della storia, credo sia la ciliegina sulla torta. Del resto, non diceva Dostoevskij (ne L’adolescente) che “vivere senza Dio è soltanto una sofferenza”? Ci vuole coraggio – come constata Francesco Terrone nella brevissima poesia Vita, quasi un aforisma: “La vita è bella, / ma bisogna avere / il coraggio di viverla”. "Poiché gli uomini non sono riusciti a guarire dalla morte, dalla miseria e dall'ignoranza, hanno deciso di essere felici non pensandoci. Nonostante queste miserie l'uomo vuole essere felice e non vuole altro e non può non volerlo. Ma cosa potrà fare? Bisognerebbe che diventasse immortale, ma non riuscendoci si è proibito di pensarvi." (Blaise Pascal).
nazario pardini
So per esperienza familiare che per coloro che coltivano la passione della fotografia l'autunno ha più oro in tasca di tutte le stagioni e il nostro Vate ci presenta il testo di Giancarlo Baroni "Foglie senza rami" definendola: "Una raccolta che si fa simbolo di un esistere ritratto con passione e verità o concretezza del tempo che passa, della vita che fugge come afferma Orazio in una delle sue pericopi più vere: “Dum loquimur fugerit invida aetas” o come afferma Seneca: “Cotidie morimur”.Giustamente il Maestro ricorre ai grandi del passato, risarcendo la fotografia di quanto le è stato tolto in molte occasioni. Si tratta di Arte pura,
RispondiEliminaanzi è più che un'arte, è il fenomeno solare in cui l'artista collabora con il sole. Si fotografa un soggetto per sapere a che assomiglia quel soggetto quando è fotografato.Infatti il nostro esegeta cita l'estratto di 'Paul Klee: l’arte non riproduce il visibile, ma rende visibile ciò che non lo è". Quindi il pittore costruisce,il fotografo rivela. Eccellente, come sempre la recensione, affascinante e didattico il soggetto. Ringrazio il nostro Condottiero e l'Autore e saluto entrambi affettuosamente.
Grazie mille per questa colta e raffinata analisi critica al mio piccolo libro di foto "Foglie senza rami".
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