Lidia Guerrieri, collaboratrice di Lèucade |
IL SAGGIO
..
Quello che, sopra il
tetto,
si vide a un passo da
azzurre cimase,
e dai cieli trascrisse
in carta i fiati
tremuli delle stelle,
chi liberò dal ventre
della pietra
le belle forme chiuse,
o su misure
impresse l'armonia, e
chi per mano
a ritrovar se stesso
guidò l'uomo
dentro il suo
precipizio,
quanto più artista o
saggio è di quel bimbo
che fa il verso al
pulcino
mentre alza il suo
castello alla risacca
senza chiedersi l'utile
né il fine
o quanto tempo manca
alla marea
o se impronta ne resti,
ma sommerso
nell' attimo infinito
se ne sta,
colmo del suo momento,
e niente si propone, o
teme, o sa?
---------
QUEL CHE PIU' CONTA
Ciò che più conta, in fondo,
è quello che di noi non conoscemmo:
gli angoli chiusi, le crepe nascoste
dove si addentra di soppiatto il sogno
o qualche audace istinto
per risalirne senza conoscenza,
e con un vago senso di inquietudine.
Pure, è laggiù l'essenza, lungo il bivio
fra il tu conchiuso e il nebuloso immenso.
Laggiù i vulcani, i mari ed i deserti,
la spinta al volo e le catene sterili,
laggiù l' àncora salda, ed il purpureo
respiro delle vele.
E lì è l'inconoscibile:
non saprai mai quanto profondo è il fango,
quanto buona la terra, quanto il vuoto
che lasciò l'incompiuto, o quanto il peso
delle cose non dette.
--------
EURIDICE
Ed Eros resse l'ondeggiante teda,
lui che per primo emerse dallo squarcio
e da dominatore corse il mondo.
Resse la teda a rischiararne i passi
per le echeggianti forre dell'Averno
e guidò sulla cetra la sua mano
fin quando un'altra volta al Nume oscuro
piegò l'arido cuore .
Ed egli mi comprò con l'oro puro
delle sue note, sciolse alla Divina
i nodi del rimpianto sì che scelse
per me le stelle, e l'aria aperta e il mare.
Andai. Andai sui passi dell'amore
che in me vibrava a tratti, come lume
di lampada nel vento,
eco di voce cara, ma lontana.
Andai nel buio verso nuovi soli
mentre fremeva a tratti alla memoria
un ricordo di baci e odor di luna.
Volevo, oh, sì! Volevo.
Pure altro in me saliva: un'inquietudine
per le pallide ombre dei dirupi,
la morsa del distacco dalla fredda
quiete delle voragini.
Saliva il desiderio di una pace
senza pene e paura della fine,
la perfetta dolcezza del compiuto.
E pregai, dentro me, che egli a me stessa
da me stessa alla fine ritrovata
non mi strappasse per il cerchio amaro
di poche gioie e di infiniti dubbi,
sul filo barcollante della vita.
Non mi strappasse all'ombra aspra e sicura
degli abissi scoscesi
e ad Eros affidai questa speranza:
scelta di un taglio netto
per l'eterna dolcezza dell'oblio.
Muta, in me lo invocai, mentre tremando
ai capelli di Orfeo dicevo addio
e al suo odore dolcissimo e ferino.
Egli si volse...
La Poesia di Lidia, come sempre, tocca vette altissime. Il suo stile, inconfondibile, è musica assoluta. Ed ella in quest'occasione leva il suo canto ispirandosi ai classici,ma trovando estratti di originalità rari e sublimi. Il saggio si rivela essere il bimbo,infatti Lidia recita: "quanto più artista o saggio è di quel bimbo /che fa il verso al pulcino /mentre alza il suo castello alla risacca/senza chiedersi l'utile né il fine"... Quanta verità e quanta sanità nel suo poetare! E cosa dire della seconda lirica che esordisce così:"Ciò che più conta, in fondo,/è quello che di noi non cogli angoli chiusi, le crepe nascoste /dove si addentra di soppiatto il sogno". Le rivelazioni dell'esistenza sono celate proprio dove l'immaginazione non osa spingersi, perché esclude che i sogni osino celarsi nei buchi neri del vivere. E come commentare "Euridice"? Composta in prima persona, ci consente di rivivere in crescendo rossiniano la vicenda di Orfeo e della sua tentazione letale... allegoria delle nostre vite, della volontà di trasgredire, di superare i limiti. Lidia è volo. La sua Poesia trascina in vertigini uniche e ci ammalia. La ringrazio ancora e sempre e la stringo forte al cuore!
RispondiElimina