Sauro Pardini
Sauro Pardini pittore macchiaiolo. La sua pittura, inconfondibile, cattura i colori e le forme di un realismo ontologico che si presenta con ogni sfumatura agli occhi e all'anima. Famosi i suoi dipinti di stradette e viuzze che si perdono tra gli anfratti di paesi toscani: Lari, il suo borgo, le sue strade, la sua gente, la maremma. Tra i tanti la pittura a olio del borgo di Lari che poi è apparso sulla copertina di un mio libro: CRONACA DI UN SOGGIORNO. La sua arte emerge dall'osservazione dei paesaggi di una Maremma dove l'artista si recava spesso per trarre ispirazione. Anima nobile, cuore infinito, geometra operativo, la sua produzione è conservata in case private. La riservatezza non gli permetteva di fare mostre o di esporsi in pubblico. Ma grande e personale la realizzazione dei suoi dipinti.
RICEVO E PUBBLICO
RispondiEliminaUna pittura all’aperto, sul campo, davanti ai segni della natura che diventano simboli di vita. E’ qui che Sauro Pardini dimostra tutta la sua abilità descrittiva, tutta la sua padronanza delle linee, dei colori; quei buoi sono veri come vera è la natura che ha davanti; bella pittura!!! Macchiaiola? Io la definirei piuttosto universale, perché contiene l’anima di un poeta reificata in sprazzi visivi. E non è facile dipingere così.
Prf. Franco Salvadio
Pur da profana mi avvicino emotivamente a questo pittore che ha dipinto solo per amore dell'arte, senza alcuna volontà di ostentare il proprio lavoro. Quanti di noi dovrebbero imparare da lui? Il talento che il nostro Vate mette in rilievo è indubbio, trascina i sensi in autentiche voragini, eppure Sauro Pardini conservava le sue Opere e le ha concesse soltanto in rare occasioni - vedi la copertina di uno dei testi del Maestro -. Di sicuro si può inserire nella corrente dei macchiaioli, perché le figure, siano esse persone o elementi naturali, emergono con chiarezza alla visione, l’immagine è riflessa e osservata attraverso uno specchio annerito che ne restituisce i colori in modo puro esaltando i contrasti chiaroscurali, lo stesso intenso contrasto viene poi riportato sulla tela, dando vita a visioni limpide, abbaglianti, su cui emergono a contrasto figure più scure. I dipinti non sono frutto di una foga artistica immediata, come avviene nell'impressionismo, vengono meditati a lungo. E che il Pardini scelga la sua campagna toscana è un altro segno di umiltà, di volontà di restare nei confini cari, familiari. Trovo che i suoi quadri risultino parlanti. Mi congratulo vivamente con Nazario per averci concesso di conoscerlo e di vivere simili suggestioni. Lo ringrazio ed esprimo tutta la mia vicinanza ai familiari dell'Artista. Restano ricchi, lo saranno per sempre!
RispondiEliminaNon ho considerato neanche per un istante che potesse essere tuo fratello, mio adorato Nazario. Puoi perdonarmi? Una famiglia nella quale l'Arte siede al desco con i commensali ogni giorno. Che meraviglia!
EliminaRICEVO E PUBBLICO
RispondiEliminaGrazie tato (zio),
pe avere ricordato tuo fratello Sauro mio padre nella sua espressione artistica. Un grande uomo di grande esempio. Rimarrà sempre nei nostri cuori.
Alessandra Pardini
RICEVO E PUBBLICO
RispondiEliminaCaro Nazario, grazie per averci fatto conoscere questo bravissimo pittore che io reputo essere tuo fratello (NAZARIO – SAURO) anche se l'epoca storica dei macchiaioli non credo corrisponda a quella dell'effettiva età della persona in oggetto. Al di là di ogni considerazione, questi dipinti di certo non sfigurano di fronte a quelli di un Giovanni Fattori.
Se la mia intuizione è giusta vorrei che mi spiegassi il perché i tuoi genitori abbiano con insistenza per i nomi dei loro figli fatto riferimento all'eroe della prima guerra mondiale.
Carla Baroni
Perché erano i tempi del nazionalismo e mio padre amava la Patria come pochi.
EliminaRingrazio Nazario per questo post su suo fratello, il pittore Sauro Pardini. Non sono un critico d'arte per cui non mi addentro nello specifico della tecnica pittorica, ciononostante mi è gradito parlare di ciò che questi dipinti mi hanno immediatamente comunicato.
RispondiEliminaTrovo che quanto afferma Nazario stesso sia indiscutibilmente vero: "La sua pittura, inconfondibile, cattura i colori e le forme di un realismo ontologico che si presenta con ogni sfumatura agli occhi e all'anima.".
Già, perché effettivamente di realismo ontologico si tratta, ossia di un realismo che non si ferma a ritrarre ma porta la realtà nell'anima. Si occupa e si preoccupa dell'essere dunque quest'arte; l'essere che sta a simboleggiare l'uomo nella sua fierezza, nel sua più alta dimensione etica, nel suo entrare a far parte della natura diluendosi quasi, e vestendosi degli stessi suoi colori.
I colori, si, i colori di questi dipinti sembrano staccarsi dalla tela per venire a ravvivare le stagioni dell'animo e della vita. Sono caldi, ecco, come i paesaggi toscani che rappresentano.
La natura - almeno qui - vive ancora in sintonia con l'uomo.
Grazie!!!
Sandro Angelucci
Beh grazie di cuore caro Nazario per questa opera di doverosa segnalazione che segna il cuore e gli occhi.. personalmente non sapevo di questa maiuscola presenza in famiglia, d'uomo come ci racconti e d'artista.. bene anche perché mi sembra espressione nella consonanza insieme più vera ed originale della corrente che fa capo a Fattori.. un mondo caro che ancora dilata le sue arie, il suo respiro e ci raggiunge e ci interroga in tutta la discrezione e la prossimità della sua luce più vera.. Grazie davvero, un abbraccio forte
RispondiEliminaRICEVO E PUBBLICO
RispondiEliminaQuei buoi, quel carro, quei contadini che si muovono su una stradetta di campagna. La natura è nell'anima di Sauro, è lì che la lascia a riposare per ridarla alla tela pregna di ogni sentimento di ogni spinta emotiva.
Carmelo Pace
Un regalo di comunicazione umana ed artistica del nostro Nazario che ricorda il fratello e la sua sconosciuta ai più vena artistico-pittorica: emerge la grande abilità realistica descrittiva del pittore e la grande la padronanza delle linee di colore coi contrasti decisi che ricompongono figure e paesaggio, non a caso l’amato paesaggio toscano, e che riconducono alla più grande pittura di Telemaco Signorini, certo un maestro del colore, cui Sauro Pardini sembra ispirarsi. L’opera è animata da uno spirito veristico ( i buoi, i due viandanti, i cieli, il borgo di Lari) che sa raggiungere e rappresentare con toni di luce ed ombra graduata e di partecipe lirismo, ma anche suggerirci una visione severa, morale e fiera della vita di campagna cui partecipava consenziente ed affettuoso come là dove dipinge la giovanetta presso il fiume, in cui la contrapposizione delle macchie di colore sanno rendere la felicità dell’attesa e della serenità della vita.
RispondiEliminaUn grande autore, abile,raffinato,sensibile come l'Arte vera richiede. Grazie,Prof. Pardini, per la condivisione.
RispondiEliminaDue fratelli, Nazario e Sauro. Ambedue hanno percepito il bisogno innato dell'uomo di esprimersi attraverso l'arte.
RispondiEliminaNazario attraverso la poesia, Sauro attraverso la pittura.
Due arti che si compenetrano e completano a vicenda.
“ Ut pictura poesis” scrisse Orazio, la poesia è come la pittura.
Quindi due facce della stessa medaglia.
Ricordando la celebre frase del poeta greco Simonide (556-468 a.C.):
“La pittura è poesia silenziosa, la poesia è pittura che parla”
E questi meravigliosi dipinti ne sono l'esempio. Come lo è la poesia di Nazario. Due fratelli accomunati da questa meravigliosa sensibilità artistica. L'uno si esprime con il pennello, l'altro con la penna. Cosa ci può essere di più fantastico. Mi piace immaginarli piccoli, seduti ai piedi di un albero, ad osservare il panorama.
Accomunati da quello sguardo straordinario, che riesce a oltrepassare il reale.
Serenella Menichetti
È proprio vero, carissimo Maestro, il verso oraziano dell’Ars Poetica, noto già a Simonide di Ceo e giunto attraverso Plutarco, “Ut pictura poesis”, continua a farci riflettere. In questo caso, l’emozione suscitata dai dipinti, ha a che fare sia con la loro bellezza silenziosa, sia con la lettura e la memoria di molte opere pardiniane; infatti la parola scritta, nobile elevata e pungente, i versi vivi e sonanti , i ricordi, i sentimenti e le descrizioni simili a pennellate di colore, realizzano con questi dipinti una notevole comunione artistica e poetica. I linguaggi dell’Arte qui concorrono ad accrescere il campo delle nostre emozioni nel segno della corrispondente concezione umanistica della pittura, della musica, della poesia. Mi par di vedere la casa da cui il padre del poeta guardava dalla finestra in attesa del figlio studente delle “Magistrali”, la fanciulla che presto fece battere il cuore al giovane Nazario, seduta presso la riva del fiume, gli arnesi da lavoro, la Maremma tra un colpo di luce e una zona d’ombra. E il tavolo su cui il fratello disegnava curvo e silenzioso, gli occhi del nipote, di cui fu “tato”, che gli restituiscono la figura del fratello. Ecco quei dipinti vengono da lì, sono i segni di una profonda cultura del lavoro, del sacrificio e della terra, unita ad un innato amore per la conoscenza e l’armonia. Se nei buoi, nelle figure in cammino, nel paesaggio e nel colore, cogliamo i segni del faticoso viaggio, avvertiamo subito anche i tratti di “qualcosa” che predispone all’incanto.
RispondiEliminaMarisa Cossu
Sì, colore e realismo. E soprattutto toscanita'. In tutti i sensi (non mi sfugge l'identità dell'Autore).Non sono una critica d'arte ma sono abituata a leggere-forse a cercare-il sentimento nell'arte, anche nella pittura, forse perché tra i miei parenti diretti ci sono ben due pittori,uno assai noto ( di San Giuliano Terme, scomparso da poco: Vero Pellegrini).
RispondiEliminaQuesti dipinti di Sauro Pardini-anche se in foto- trasmettono sentimenti puri,in primis l'amore per la campagna,la sua gente e il lavoro dei campi, valori che direi ricevuti col latte materno, in case costruite senza orpelli,ma con il senso di quella solidità che deve durare di padre in figlio. Le figure che Sauro Pardini tratta con pennello sicuramente di macchiaiolo, ma non solo, dicono tutto questo con una chiarezza espositiva che viene da dentro e si potrebbe anche chiamare purezza di tratto e di cuore.
(La famiglia di origine ha trasmesso ai figli questa 'ingenuità ' dell'animo in forma artistica,pittorico visiva nell'uno,etico poetica nell'altro.A entrambi nella sfera ontologica. Natura e sentimento comuni a entrambi.
Se è vero che questo mio discorso non attiene alla critica, non si distacca forse molto da quella dimensione di spirito in cui hanno operato artisti come Sauro Pardini.
Ringrazio il grande Amico per questa ulteriore prova di generosità con cui ci partecipa dei suoi beni.
Edda Conte.
Dipingere dal vero, "en plein air", all'aperto, fu la grande rivoluzione estetica che dette origine all'intero movimento avanguardistico dei tempi attuali. Dove la pittura accademica imponeva all'artista di dipingere nel chiuso del suo studio, facendo in fondo della natura un atto eminentemente mentale, la pittura a macchia, congiuntamente all'impressionismo d'oltralpe e ad altre correnti estetiche, promossero quella rivoluzione che chiedeva all'artista (come pure allo scrittore) il diretto coinvolgimento nella realtà del mondo, nella natura e nella vita. Se è vero che il tutt'uno dell'uomo con le cose è l'indiscusso portato della cultura contemporanea, di contro alle distinzioni egocentriche del passato, non può esservi dubbio che la pittura a macchia ha svolto in tal senso un grande ruolo di rinnovamento. Geniale interprete di quel ribelle movimento artistico, Sauro Pardini, fratello di sangue, ma soprattutto d'anima, del nostro Nazario, in questi dipinti "en plein air" mostra il volto dell'uomo e quello della terra felicemente abbracciati tra di loro. Tutto questo un attimo prima che la cultura del Nulla oramai dominante trasformasse quell'abbraccio felice in morsa stritolante e in reciproco annientamento.
RispondiEliminaFranco Campegiani
RICEVO E PUBBLICO
RispondiEliminaSAURO PARDINI PITTORE
Un soffio di poesia e un alito possente d'amore per la propria terra e per la propria gente, terra e gente di Toscana, percorrono le tele di Sauro Pardini, dense di sfumato ma intenso cromatismo e narrative della vita quotidiana di quell'antico popolo agreste.
Riduttivo sarebbe confinare questo pittore al campo ristretto dei macchiaioli; più corretto sarebbe inserirlo nell'ambito degli impressionisti.
Nel cogliere i momenti del mondo contadino, il tratto è sicuro, informato a un realismo figurativo che la morbida densità delle tinte, tutte abilmente coese in una gamma di tonalità calde e "terrestri" a cui fanno da sfondo la limpidezza dei cieli e delle acque,
trasfigura in un'atmosfera fortemente evocativa.
È questo il tratto saliente e distintivo della sua pittura.
"Per altre vie, per altri porti", d'arte e di pensiero, un analogo percorso si ravvisa nelle pagine poetiche del fratello Nazario, buona parte della cui opera letteraria si svolge in un grandioso e inesausto recupero delle memorie giovanili e nella riscoperta del loro patrimonio affettivo.
In una sorta di simbiosi artistico-familiare, i due fratelli, ognuno tramite l'arte sua propria, ridanno vita a quel tempo passato e a quel mondo lontano.
Luciano Domenighini
RICEVO E PUBBLICO
RispondiElimina"Avendo trascorso anch'io la prima parte della mia infanzia nella civiltà agreste e contadina, i soggetti ritratti mi sono familiari e mi rievocano atmosfere e magie che in altri contesti e ambienti non ho più ritrovato, se non nelle mie frequentazioni montane, ma in modo diverso. E' un viaggio nella memoria il rivedere una scena del duro lavoro dei campi con il carro trainato dai buoi in mezzo al coltivo e sullo sfondo un casolare quasi indistinto, contro un cielo lattiginoso: è ritratto il mondo della campagna e dei suoi abitanti, il mondo più sincero, onesto ed autentico che io abbia conosciuto; in letteratura mi rimanda al mondo pascoliano, di quel poeta grande interprete della vita della nostra società di quell'epoca, ancora ai margini della civiltà industriale e cittadina. Il dipinto che raffigura l'uomo a cavallo e l'uomo che cammina, entrambi con lo zaino in spalla, mi riesce di più difficile interpretazione: è ovviamente sempre un motivo campestre, ma rimane per me il mistero sul chi siano i due soggetti protagonisti - con la natura - dell'opera figurativa. Vanno o tornano dal lavoro? Stanno viaggiando come si usava allora, a piedi o in groppa ad un animale? Oppure si può ipotizzare la partenza di due migranti, fatto frequente, purtroppo, nelle nostre campagne? Il fatto che il quadro mi abbia insinuato tali domande, depone a favore dell'autore che ha saputo inserire nella scena l'enigma esegetico. La fanciulla con la veste bianca sulla riva del fiume a piedi nudi - si stava spesso così allora in campagna - possiede anch'esso una carica emotiva ed enigmatica: la fanciulla è sola, mentre questo nella realtà era raro; non si sa se si trova in un momento di riposo o di contemplazione; non si sa nemmeno se sia una abitante del villaggio - che non appare - o frutto della fantasia del pittore. Tutti tali elementi mi inducono a ritenere la pittura di Sauro Pardini appartenente ad un realismo metafisico molto interessante e da approfondire. Più tradizionale mi appare la rappresentazione delle case nella copertina del libro, che si distaccano dal resto anche nel colore: qui più vivace, là con tonalità tenui e leggermente cupe. Nell'insieme, comunque, mi sembra che emerga da questi esempi della pittura del Nostro un elemento base fondamentale: l'amore per la sua terra e per la pittura".
Enzo Concardi
RispondiEliminaRICEVO E PUBBLICO
Dipingere dal vero, "en plein air", all'aperto, fu la grande rivoluzione estetica che dette origine all'intero movimento avanguardistico dei tempi attuali. Dove la pittura accademica imponeva all'artista di dipingere nel chiuso del suo studio, facendo in fondo della natura un atto eminentemente mentale, la pittura a macchia, congiuntamente all'impressionismo d'oltralpe e ad altre correnti estetiche, promossero quella rivoluzione che chiedeva all'artista (come pure allo scrittore) il diretto coinvolgimento nella realtà del mondo, nella natura e nella vita. Se è vero che il tutt'uno dell'uomo con le cose è l'indiscusso portato della cultura contemporanea, di contro alle distinzioni egocentriche del passato, non può esservi dubbio che la pittura a macchia ha svolto in tal senso un grande ruolo di rinnovamento. Geniale interprete di quel ribelle movimento artistico, Sauro Pardini, fratello di sangue, ma soprattutto d'anima, del nostro Nazario, in questi dipinti "en plein air" mostra il volto dell'uomo e quello della terra felicemente abbracciati tra di loro. Tutto questo un attimo prima che la cultura del Nulla oramai dominante trasformasse quell'abbraccio felice in morsa stritolante e in reciproco annientamento.
Franco Campegiani
RICEVO E PUBBLICO
RispondiEliminaLa foto del fratello Sauro trasmette uno sguardo luminoso, diretto e gioioso.
L'espressione del volto chiarisce la sua vena artistica.
Si eleva dalla routine consuetudinaria del lavoro di geometra, dalla specificità del tracciato di linee ben definite.
I suoi occhi hanno luce.
Ed è luce creativa. Cattura la realtà visiva d'ispirazione paesaggistica maremmana fissandola sulla tela in pien'aria, strutturandola in immagini/macchia, date dal colore su contrasti di chiaroscuro; e/o accostamenti di vari colori. È luce d'armonia.
Congratulazioni.
Fulvia
Grazie per aver accolto anche il mio parere ed averlo postato, Nazario. Grazie di avermi dato l'opportunità di condividere dipinti così belli,"di grande classicità", di mano del suo fratello Sauro. Ancora congratulazioni e complimenti. Fulvia
RispondiEliminaL’ULTIMO DEI MACCHIAIOLI
RispondiEliminaSituata cronologicamente nella seconda metà del ‘900, la pittura di Sauro Pardini iscrive “in retrospettiva” le proprie opere in una scuola attiva tra le ultime propaggini del Risorgimento e la nascente Unità d’Italia: una dislocazione temporale che la rende suggestiva e per certi versi inquietante. I “democratici” Macchiaioli vissero e agirono tra la seconda e la terza Guerra d’Indipendenza, tra Cavour e Garibaldi, Francesco Giuseppe e Napoleone III.
Il nostro Sauro avrà, invece, sicuramente vissuto un’epoca avara di gloria ma comunque non meno ricca di eventi, tra sconvolgimenti sociali e culturali, impennate mass-mediali, vantaggi e invasività della tecnologia, occasioni ed eccessi di mercato. In un simile contesto, i suoi quadri a olio, nel ricordo visivo dei capiscuola dell’800 (soprattutto Abbati e Fattori), compiono un percorso “à rebours”, sia nel senso di “all’indietro” sia nel significato di “controcorrente”, dipingendo a macchie di colore nell’epoca della linea geometrica, insistendo sull’individuo là dove l’arte contemporanea lo ha reso ineffabile.
Tuttavia, i decenni non sono trascorsi invano, perché Sauro è artista dei nostri tempi. Oltre un secolo è passato tra le agitate riunioni al Caffè Michelangelo di Firenze e l’attività pardiniana discreta, riservata, quasi nascosta. Ad esempio, l’immagine della ragazza sugli scogli indica l’ammirazione per le ricerche della grande scuola romana; i candidi buoi in primo piano abitano un contesto cromatico irrealistico costituito da sprazzi di luce, in una versione dinamica e “boldiniana” della pennellata macchiaiola; la figura umana, infine, in specie nella coppia del contadino e del viandante, si trasforma in oggetto della medesima ricerca di essenzialità e sottrazione applicata alle nature morte novecentesche.
Sauro Pardini, in sostanza, suppongo sia un artista tale da meritare una “personale” postuma, a riconoscimento di un talento indiscusso. Nell’attesa, grazie a Nazario per aver permesso a tutti noi di apprezzarne alcune opere: anche dal loro esiguo numero, abbiamo imparato tanto.
RICEVO E PUBBLICO
RispondiEliminaFra ombra e luce la vita scorre a Lari. Così a una prima lettura di questo olio di Sauro Pardini a me già noto, degna copertina a “Cronaca di un soggiorno” inno d’amore di Nazario alla casa, alla famiglia, al suo stile di vita sempre attento agli altri, silloge intensa tra l’altro da me recensita. Ma ora, rivedendo con più attenzione l’opera, cerco di intuire il messaggio trasmesso dietro il paesaggio: poche case raccolte in un angolo di strade. Il pittore usa la luce, accesa dalla sua anima, come rivelazione d’amore per il borgo di cui illumina solo alcune parti delle case strette insieme in una forma di riservatezza, resa anche da macchie più intense, che è poi il suo essere uomo là fra la sua gente. Quindi l’opera è rappresentazione ontologica e psicologica che va oltre la pura descrizione: dice infatti la storia di un artista che la vive nella sua insula, rifugio, con senso di appartenenza alla sua terra ma nel chiaroscuro di un personale atteggiamento esistenziale molto riservato. È sotteso nel quadro un senso di non detto nelle macchie d’ombra, nei grumi di colore, nel cielo velato seppur da leggere nuvole.
Il non detto si avverte anche nelle altre opere, piccoli omaggi ad angoli di Toscana. Le figure infatti in primo piano come i buoi hanno uno sfondo paesaggistico, sfumato, a macchie di colore incompiute che possono esprimere la precarietà, l’effimero del mondo, la magia, particolari atmosfere della natura toscana. Nei buoi invece accesi dalla luce è realisticamente esaltata l’operosità della vita che procede nel lavoro animale e umano. Anche la figura femminile, evidenziata dalla luce in uno stato contemplativo, ha per scena un paesaggio toscano indefinito nei colori del chiaroscuro, forse contraltare al volto enigmatico della fanciulla che guarda, sogna un sogno sfumato o segreto nella bellezza dello sfondo. È quindi la rappresentazione della Toscana che è realtà e sogno insieme nei paesaggi magici, resi indefinibili dall’amore stesso per la propria terra, le proprie radici, una tensione amorosa così profonda che si può solo rendere nell’infinitezza dell’indicibile, quasi di un non-verismo.
M. Luisa Daniele Toffanin
Ringrazio tutti gli amici per la assidua partecipazione; dedico il tutto al mio caro Sauro che continua a ruzzolarmi nella mente come tesoro scoperto da sempre.
RispondiEliminaTuo fratello nazario