giovedì 7 ottobre 2021

FRANCO DONATINI: "MIRIAN ROSS. CONTROVENTO"

 

Marian Ross – Controvento - Rodaviva Edizioni

Recensione di Franco Donatini

 

Controvento è un romanzo che potremmo definire storico per la presenza e l’interazione con la storia dei fatti narrati e allo stesso un avvincente racconto d’amore. Le autrici si celano dietro lo pseudonimo Marian Ross che deriva dalla combinazione dei loro nomi. Un modo elegante di stigmatizzare il ruolo tipico dello scrittore che nel romanzo storico è quello di assumere un atteggiamento discreto e non invasivo nella accurata narrazione dei fatti. Una scelta, già adottata nel libro serial, L’amica geniale, che ha avuto di recente notorietà e successo di pubblico, in cui l’autore o l’autrice, che non abbiamo il piacere di conoscere, si cela sotto il nome d’arte Elena Ferrante.

 

C’è una ragione in questo, che non è quella di ingannare il lettore, ma bensì, di ribadire un ruolo quasi defilato del narratore e di accentuare quello della storia che fa da contesto alla vicenda. Detto questo, i personaggi assumono nel corso del testo una personalità sempre più definita e pregnante che si svincola progressivamente dal contesto storico, per assumere caratteri di comportamento, talora in contrasto con la realtà che li circonda, in una sorta di percorso controvento, evocato dal titolo del romanzo.

La loro caratterizzazione si esplica mediante sequenze riflessive, ma è soprattutto attraverso le lettere che si realizza un approfondimento delle dinamiche interiori che determinano gli snodi più significativi della trama. Un escamotage efficacie, che consente di rapportare il contesto storico alla interiorizzazione fatta dai personaggi, dando al romanzo un connotato epistolare.

La forte focalizzazione sui personaggi non esclude tuttavia l’intervento dello scrittore, che di tanto in tanto ne commenta la psicologia e ne anticipa l’evoluzione in maniera seppur sfumata.

 

La vicenda si svolge su un arco temporale di quasi mezzo secolo, tre generazioni di una famiglia dalla seconda guerra mondiale agli anni ‘80 del secolo scorso, in un contesto spaziale che si estende dall’Italia, all’Europa e all’Argentina. I capostipiti della famiglia, Andrea e Magda, ambedue di religione ebraica, si spostano da Milano in Argentina per le opportunità di successo economico che offre questo paese, una scelta che molti Italiani hanno fatto in questo periodo. Il successo sperato arride alla famiglia, ma i rapporti al loro interno si complicano e si articolano in una serie di scontri generazionali con i figli e i nipoti. Il successo economico si scontra con gli ideali di giustizia sociale dei giovani e si assiste a un progressivo sgretolamento dell’unità della famiglia.

 

La nipote Stella assume man mano il ruolo di protagonista del romanzo, interpretando con il comportamento il contesto storico in cui vive. Sono gli anni settanta durante i quali la rivoluzione del ’68 si evolve verso forme più estreme di lotta, in cui lei, tornata in Italia, si trova coinvolta. La prospettiva politica della seconda metà degli anni settanta è profondamente diversa dalla visione di modernizzazione sociale, politica e culturale del ’68, che ho vissuto e partecipato direttamente. Il movimento del ’77 teorizza non il rinnovamento ma l’abbattimento del sistema, il rifiuto del lavoro, introducendo termini come esproprio e spesa proletaria attraverso assalti ai supermercati e bollando come nemici da eliminare la sinistra democratica e il sindacato. Come scrisse a suo tempo il Time il ’77 è stato il rasoio che ha separato per sempre il passato dal presente. Una fase storica irreversibile, che si avverte profondamente nella narrazione e della quale Stella è il riflesso e allo stesso tempo la vittima. Diviene compagna di un giovane estremista, abbandona la religione ebraica e sceglie l’ateismo. Il riflusso degli anni ’80, consentirà a Stella di evolversi, maturare una nuova visione della vita e trovare alla fine la sua strada. L’amore è l’elemento determinante di questa trasformazione, che consentirà, in maniera seppur parziale, il recupero del rapporto con la famiglia.

 

Nel romanzo si avverte l’approccio di ispirazione manzoniana, per cui la storia determina in maniera essenziale le vicende personali, e anche la convinta consapevolezza che per la ricostruzione del processo storico non si possa che partire dalla vita delle persone comuni, che è di fatto il perno su cui si basa il romanzo storico.

La storia è protagonista, ma allo tempo le categorie universali, che sono l’amore, la famiglia, l’amicizia, la fede religiosa, sono gli elementi che muovono e danno significato alla vicenda umana nella sua complessità ed eterogeneità.

Insomma un’interazione, o più precisamente un’identificazione tra storia e umanità che caratterizza questo romanzo rendendolo contemporaneamente interessante, commovente e soprattutto intrigante.

 

 

 

1 commento:

  1. Questo romanzo è una vera sorpresa. L'intreccio è avvincente e lo spazio dedicato alle vicende storiche non rimpicciolisce i protagonisti, anzi ne fa risaltare la personalità e l'originalità. Si alternano parti in cui l'ambiente è descritto con pennellate vivaci, e parti in cui tutto è sfumato e avvolto dal silenzio. I personaggi sono indimenticabili, persino quelli secondari, come la vecchia "nodriza" india o l'avvocato geniale e generoso. La narrazione cattura sin dall'inizio: l'ho letto tutto d'un fiato!

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