Maria Rizzi su “Via Tacito” di Claudio Scarpino – Youcanprint –
L’amico Claudio Scarpino nel romanzo “Via Tacito” - I racconti del calzolaio - porta avanti la saga dei gialli ambientati a Roma, che vedono l’ispettore capo Antonio Cosentino alle prese con casi misteriosi, che risolve grazie al proprio intuito investigativo e alla perspicacia dell’amico fraterno, Pietro, che ha un negozio di calzolaio. L’idea dell’Autore è originale, in quanto aderisce al giallo tipicamente italiano, con struttura solida, che lascia emergere profonda conoscenza del corpo di Polizia di Stato, delle gerarchie, dei ruoli, della divisione dei compiti, ma aggiunge elementi nuovi e creativi. Scarpino, infatti, introduce nel romanzo una vena di ironia, che sottende i rapporti e le situazioni e rende originale il testo. La prima forma di satira riguarda la propria funzione di ispettore capo, alla quale il protagonista è legato come a una seconda pelle. Non ammette che si possa definirlo semplicemente ‘ispettore’. La seconda vena di humour, che attraversa l’intero romanzo, è relativa al rapporto con l’agente Valentina Rinaldi, che non riesce a esprimersi in italiano, ma solo in dialetto. L’uomo la corregge di continuo, perde la pazienza, si altera, ma al lettore sembra evidente che i battibecchi tra i due sono finalizzati a rendere la storia divertente. Nei gialli di Scarpino il caso da risolvere esiste e presenta aspetti molto interessanti, ma l’umanità rappresenta il focus delle vicende. Cosentino è un uomo profondamente perbene, incline alla comprensione e lo dimostra il rapporto con il calzolaio. Quando si trova con Pietro l’ispettore capo lascia cadere ogni filtro e torna l’amico di sempre, incline a raccontare le vicende familiari e a chiedere consigli sul caso. Scarpino nei suoi gialli compie un’altra operazione di grande valore: ripristina le figure degli artigiani nella loro purezza. Oltre al calzolaio introduce il barbiere, che ha il negozio vicino al luogo della sparatoria, e li affresca come personaggi di rara gentilezza, desiderosi di collaborare, di sentirsi utili. Ci restituisce una Roma sparita, o forse solo nascosta, che fa bene al cuore. Anche all’interno del Commissariato non esistono il rigore e le distanze. Si tende a scivolare sul personale, a non esibirsi come divise nude e crude. Valentina Rinaldi è degna di un soggetto teatrale: romana fin nelle ossa, arguta, veemente e legata profondamente all’ispettore. Il romanzo può senz’altro definirsi corale e le caratterizzazioni dei vari personaggi sono perfette. Il lettore si affeziona inevitabilmente a ognuno di loro. Mi complimento con Claudio Scarpino per questa seconda prova, che dimostra il suo talento e la sua capacità di creare gialli che esulano dagli schemi consueti, ma risultano altrettanto incalzanti e ben congegnati. Se la saga continuerà, come credo, avrà molti seguaci e risarcirà i romani, restituendo loro una città a misura d’uomo, dove dominano la convivenza civile e i rapporti sereni. Ringrazio Claudio Scarpino per questo libro e vi invito a comprarlo, nella consapevolezza che ogni volume possiede più anime, l’anima di chi l’ha scritto e l’anima di coloro che lo hanno letto, e hanno vissuto e sognato grazie a esso. Ogni volta che un romanzo cambia proprietario, ogni volta che un nuovo sguardo ne sfiora le pagine, il suo spirito acquista forza.
Maria Rizzi
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