Domenico Distefano
VITA NEL CUORE
DELL’AMORE E DELLA FEDE
Recensione di Raffaele
Piazza
Vita nel cuore dell’amore e della fede, la raccolta di poesie di Domenico
Distefano che prendiamo in
considerazione in questa sede, è un esempio di autobiografismo creaturale nel
quale l’io – poetante effonde i suoi stati d’animo sulla pagina quando proprio
la poesia stessa fa il miracolo e la creatura cioè il poeta stesso diviene
persona.
Una vena tout-court neolirica ed elegiaca alimenta i componimenti di questa
preziosa silloge che presenta una prefazione di Nazario Pardini acuta, sensibile
e ricca di acribia nel cogliere in profondità il senso dell’opera.
In un panorama come quello odierno
della poesia italiana contemporanea questo lavoro si rivela originale perché va
controtendenza; infatti attualmente le tantissime opere di poesia che vengono
pubblicate in Italia risultano complesse, spesso oscure e sono il frutto di personali
sperimentalismi.
Per un critico imbattersi in un poiein,
come quello di Distefano, è un fatto sorprendente perché ci si trova di fronte
a composizioni sorgive, chiarissime e mai elementari, sempre d’occasione.
Il trinomio cuore, amore e fede si fa una cosa sola e si svela attraverso una
parola quasi sempre gioiosa e stupita nel credere in Dio, che ha creato la
Natura che è protagonista del volume.
Ma l’essere umano stesso è Natura e
quindi lo sono anche i figlioletti e il padre del poeta ai quali sono dedicate
molte composizioni e del resto la Natura matrigna per Leopardi è stata definita da Goethe
come l’abito vivente della divinità.
Bellezza e linearità dell’incanto
costituiscono la cifra distintiva della poetica del Nostro che come persona ha
il privilegio di sapersi stupire dinanzi allo scenario della vita, assaporando
gioie quotidiane semplici eppure fondanti nell’esistenza dell’individuo.
Un canto estatico dinanzi alla vita
stessa che ha qualcosa di vagamente paragonabile al Cantico delle creature di San Francesco D’Assisi.
Uomo di fede Domenico si fa anche
portavoce del profitto domestico implicitamente nel senso della fiduciosa
alternanza delle generazioni che si passano il testimone l’una con l’altra come
in una sportiva staffetta.
Il testo non è scandito e per la sua
unitarietà formale, stilistica e contenutistica potrebbe essere considerato un
poemetto che diviene implicitamente un inno di lode a Dio innanzitutto per la
gioia che concede al poeta di poter avere una moglie e dei figli da amare e si
deve comunque sottolineare che l’amore del poeta è in primis quello per Dio
Padre il Creatore.
Anche un senso di struggimento per il
tempo che passa pare alimentare questa raccolta quando in una poesia si rivolge
all’amatissima consorte e la invita a ripensare ai giorni magici e incantevoli
della loro giovinezza vissuta insieme nell’interanimarsi con le bellezze della
natura stessa.
Un linguaggio colto con una patina di
neoclassico si rivela in questa silloge e uno dei versi è scritto in lingua
greca antica («… Complici il silenzio / ed Eros giocherellone,
/ della cipride Afrodite figlio, / risplendevano fiori di sogno / in un
dardeggiar di sole / e volavano promesse / di percorrere insieme / il resto del
cammino / e dividere a metà gioie e dolori. / “Kαί ἐγώ σέ φιλῶ” / ti dissi in greca lingua / e tu mi prendesti per mano, / per
varcar la soglia, / che conduce all’infinito: / “Il nostro amore - mi dicesti - / non avrà mai fine, vive e vivrà con noi e
oltre”….», A mia moglie, ieri,
oggi, domani).
E forse la forma d’amore più toccante messa in scena dal poeta è quella per i suoi bambini, figlioletti tenerissimi e indifesi, fanciullini, se il poeta stesso secondo la poetica di Pascoli per il suo stupore empatico per la realtà è un fanciullino.
Raffaele Piazza
Domenico Distefano, Vita nel cuore dell’amore e della fede, pref. Nazario Pardini,
Guido Miano Editore, Milano 2021, pp. 68, isbn
978-88-31497-49-7; mianoposta@gmail.com.
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