martedì 16 dicembre 2014

ROBERTO BENATTI "SUL VALORE DELLA PAROLA"


Roberto Benatti collaboratore di Lèucade

Sul valore della Parola

“Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire”, così almeno sostiene la saggezza popolare. Non tutti hanno facilità di parola. Non a tutti piace raccontarsi per farsi conoscere. A molti poi, non piace ascoltare ciò che l’altro vuole comunicare. Eppure l’ascolto è la chiave della comunicazione. Spesso si preferisce stare chiusi dentro torri  costruite intorno, con mani e polsi legati dall’orgoglio. Chiusi in compartimenti stagni per paura di compromettersi, per non rischiare, per non condividere di sè. Ci sono cuori che si tengono lontani dal naturale percorso di socializzazione, che solo ha la funzione di farci sentire meno soli. C’è chi, per un personale ed esclusivo vantaggio, apre il proprio forziere a danno degli altri, pronuncia soltanto parole vuote, e quelle blasfeme le rivolge al cielo, che poi rimane chiuso. Le parole sono ponti per raggiungere e unire sponde diverse, strade di incontro per abbracciare storie. Parole di pace, di tenerezza, parole di bene, di solidarietà. Parole vere, parole menzognere, parole di pane condiviso, parole di pane rubato. Parole volgari, suoni striduli di guerra, parole piene di rancore, insulti gratuiti per conquistare spazi. Siamo fatti di parole, consegna di noi stessi agli altri, e altri consegnati alla nostra attenzione. Ogni parola è un seme che produce frutto; un seme piantato nel giardino di chi ci sta accanto perché l'altro fecondato del mio possa partorire. Se il seme è malato, il frutto è compromesso, se invece è speranza di riscatto, gioia di futuro, condivisione di fiducia e di speranza, il seme produce bene in abbondanza e genera frontiere di luce. Le parole, anche per chi non le vuol sentire, si fanno sguardo, incontro inimmaginabile per costruire un mondo nuovo e pacificato. Una semplice parola, detta al momento giusto, è una carezza che trasforma. Anche un semplice “buongiorno”, pronunciato col sorriso sulle labbra, può avere questo potere. La parola “buongiorno” semplicemente scritta è solo una sequenza di lettere, il lemma di una giornata che inizia. E’ arido forse, ma è anche uguale per tutti. Però quando si prova a pronunciarlo, allora qualcosa cambia. Trasmette lo stato d’animo, trasferisce un sentimento che genera un altro sentimento. E’ una semplice parola ma può condizionare anche l’intera giornata di altre persone. E' come quando si percepisce che qualcuno ci vuole leggere dentro...spogliarci della membrana amniotica che protegge la nostra impenetrabilità. Che dire della sensazione che si prova quando senti le dita di qualcuno avvicinarsi per spogliarti piano? E' l'intervallo emotivo che si pone fra l'attesa del contatto e il brivido tra la pelle e la distanza. E' il sudore freddo nell'istante in cui gli spilli d'adrenalina ti pungono avvertendoti del pericolo. Sensazione che stranamente si oppone all'attrazione del rischio. E' anche simile a ciò che si prova nel leggere qualcosa che ti riguarda. C'è differenza fra l'ascolto di una voce e la lettura delle stesse parole su pagine scritte. La differenza sta nel tono della voce, nelle pause, nell'espressione del viso. Ogni creatura ha una voce con la quale si esprime e comunica la propria esistenza. Anche un oggetto inanimato, come una pietra, trasmette il suo messaggio. Sì, anche una semplice pietra, a pensarci bene, ha una vita e una sua storia da raccontare. Essa è come un registratore statico di tutte le immagini e i chiaroscuri, i cui fotoni sono rimasti intrappolati nei reticoli delle sue molecole, cristallizzando il respiro del tempo che le ha attraversate. Le pietre ci invitano a compiere un viaggio tra le vestigia di tutto un mondo, molto lontano, ma sempre presente. Un mondo silenzioso e nascosto, a volte misterioso, per rivelarne insieme oltre alla storia, alla poesia e alla bellezza, anche il suo significato. Esse liberano il loro spirito, nel silenzio e nella luce. E’ bello sentire l’ebbrezza del vissuto dove le emozioni sono condivisibili, e i sogni diventano “tangibili. Le pietre, quantunque essendo oggetti inanimati, raccontano cose, ci trasportano come una macchina del tempo. Basta saperle ascoltare. Parlano tutte con il loro silenzio. Raccontano di fatiche eroiche di intere generazioni impegnate a spietrare i suoli alluvionali per ricavarne coltivi, costruire muri, case, strade, chiese e conventi. Parlano per ricordare l'antica saggezza di un popolo operoso e geniale capace di plasmare con amore e perizia quest'umile materia, dandole vitalità e risalto per riaverne beneficio materiale e godimento spirituale. Sì, anche una semplice pietra  ha una vita e una storia da raccontare! Le pietre in ogni luogo, sembrano mute, e invece parlano. Se non riusciamo a sentirle, la colpa non è loro, ma certamente di chi non ne ha ancora compreso il linguaggio. Certo non tutti sono in grado di recepirlo. Chi ci dovesse provare, oggi, potrebbe anche rischiare di essere considerato fuori della realtà. La voce delle pietre però, come quella degli oggetti inanimati, non è fatta di semplici parole. E nemmeno di suoni. Noi per fortuna, disponiamo di molti modi per comunicare. I cinque sensi, con i quali veniamo in relazione gli uni gli altri. E le parole sono suoni intelligenti, che qualche volta però, vorremmo non avere mai pronunciato. Mentre esse libere, come soffi nel vento, possono aver ferito, angosciato, ucciso, trascinando con sé, tra i filacci della corrente, rimpianti e rimorsi. Poi ci sono le parole scritte, che colorano d’inchiostro i suoni della voce. Parole lette, ricordate e ridette o perché ascoltate o rammentate, perché già lette e trasferite in un dialogo, in un pensiero, in un desiderio espresso, o coltivato e cullato segretamente. Brevi sequenze di sillabe, che spesso scivolano via senza che nessuno se ne accorga. Parole lette e dette con tonalità e sfumature diverse, con l’intenzione di esprimere i propri entusiasmi e le proprie pene, con risonanze ed echi a volte sorprendenti e diversi da quelli attesi. Importanza mai sufficientemente dimensionata da chi scrive o un articolo di giornale o un libro, o una poesia. Mai abbastanza proporzionato o valutato, è l’impatto sull’immaginario di un qualsiasi lettore. Basti osservare come la sensibilità di chiunque venga stimolata dalla lettura di una storia, quasi volesse che essa diventasse la sua stessa storia. Succede come quando si va a vedere un film, al cinema, e ci si immedesima nel ruolo avventuroso o romantico dell’attore, il quale però, dà solo un volto al protagonista di un evento o di un’avventura. Permane per ore questa presenza nella mente e nella sensibilità di chi ha percepito quelle immagini e quelle parole. E forse finisce anche per condizionarne il comportamento. L’importanza delle parole anche di quelle apparentemente insignificanti. Esse sempre coabitano nei nostri cuori, con le anime di chi ci ha parlato. Vi sostano e poi proseguono nel loro peregrinare, gettando altri semi di arricchita sensibilità in altri cuori. Esse spesso scivolano via, non senza però aver lasciato la propria impronta dentro di noi. Impronte che quasi sempre, non consideriamo e delle quali ci dimentichiamo troppo rapidamente, solo perché non gli abbiamo dato il giusto valore. Occorre solo fare attenzione che il vento non le inghiottisca come soffi. Anzi mi piace pensare che siano i tanti soffi di parole rimaste inascoltate, quelli che formano il vento. 
Personalmente mi considero una persona semplice, che più il tempo passa, più si accorge di essere un contenitore “finito” dell’infinito Amore di Dio che in esso, comunque, continua ad essere versato, e che proprio per questo, non può esservi contenuto. Così, per  sua natura, fuoriesce, non prima di averlo colmato, e scivola piano, andando in ogni direzione, fino a toccare chi incontra. Così anche esprimersi in “poesia”, può essere un modo, tra i tanti, per andare incontro agli altri e verso chi ci sta più vicino. A me serve per farmi presente e per trasmettere l’energia che mi fa vivere. La poesia allora per me, è come un palcoscenico, dove le parole danzano al ritmo dei sentimenti. Succede che la danza non piaccia, i ballerini neppure, e neppure il ritmo della musica. Per questo motivo, in tanti non vanno a teatro,  e in pochi assistono a un balletto. Ciò non toglie che le danzatrici danzino, che le musiche suonino, e che i sipari continuino a richiudersi su di loro, spegnendo ogni luce e smorzando ogni suono..non senza però aver prima lasciato una traccia, aver seminato qualcosa. Anche questo fa parte di quell’Amore che, non potendo restare compresso e represso dentro la persona, esce nella forma, nella quantità e nella qualità che è propria di ciascuno di noi. Io sono uno che semplicemente scrive quello che prova,  ogni volta che gli capita di provare dei sentimenti e delle emozioni. E questo capita molto spesso, per fortuna!  Mi piace scrivere tutto quello che mi passa per la mente, soprattutto nel buio della notte e nel silenzio del mattino. Il pensiero sempre scivola dalla mente fino alla mano, ma non prima di avere attraversato il cuore. Il cuore che è sempre avido di emozioni, di desideri, del bisogno di donarsi e di sentirsi accolto. L’immaginazione e la fantasia sono gli umili utensili che mi aiutano ad esprimere tutto quello che mi tocca profondamente. Mi fa vivere dentro come vivessi in un mondo parallelo, che troppo spesso, mi è difficile spiegare. Per questo uso le parole che conosco, che sono poche purtroppo, e nonostante tutti gli sforzi che mi impongo, non riesco mai a dare l’esatta connotazione a ciò che vivo. Mi immagino di stare dipingendo un quadro e provo a colorare i toni dando le sfumature e le pennellate che meglio fanno avvicinare l’idea al soggetto dipinto. Per questo mescolo le parole come fossero colori, proprio per rendere più verosimile quello che di volta in volta, si genera dentro di me. Penso spesso che i colori base sono solo sette, ma miscelandoli opportunamente, danno origine a infinite tonalità. Le espressioni che talvolta ho usato, possono non essere state le migliori, ma sono le uniche che in quel momento mi hanno aiutato a dare una risposta, una dimensione a quello che provavo. Sono, comunque, sempre parole generate da un sentimento e che entrano in chi le legge generando un altro sentimento. Parole, lettere, sillabe, collegate e connesse, legate col filo del senso, diretto, metaforico o astratto, ma capaci di nutrire o inaridire un cuore; capaci di suscitare emozioni, generare quei sentimenti che sono i motori della vita, le spie dei nostri bisogni più profondi e nascosti. Parole, frasi, pensieri, espressioni....sorgenti di amarezze dolorose ma anche di dolcezze smisurate. Motori che servono a far volare l’aereo della nostra vita presente, mediante un dinamismo che avvolge e permea con i colori e gli odori della realtà verosimile, come fossimo nel mezzo della scena, di cui si è attori co-protagonisti. Aereo dai cui oblò si  osservano squarci di realtà possibile, o angoli di esistenza immaginata, dove le scene sono dipinte come quadretti di luce appesi alla memoria e dove le parole vengono usate come pennelli inzuppati nel colore della fantasia, per dare spessore alle espressioni, o per sfumare le rotondità degli eventi,  o per dare profondità agli sfondi. Un dinamismo nuovo, e molto personale, che spazia, inventando anche espressioni insolite, pur di impressionare e permettere di calarsi dentro quella realtà verosimile, usando i paradossi e le metafore come fossero dei ceselli affilati in grado di spellare la monotonia degli stereotipi e l’opacità del prevedibile e del convenzionale; per fare affiorare, come da un melograno sbucciato, i grani gonfi di tenerezze nascoste. E’ un modo semplice per condividere la poesia, vivendola dal di dentro e non soltanto da semplice lettore.

Parole

Parole,
bisbigli d’anima,
liberi s’arrampicano
sull’acero dei sogni.
Aspettano che il vento li scompigli,
come i capelli nel momento del risveglio.
Lì, al riparo, dall’uragano delle angosce,
scrollo la polvere nel vento dei rimorsi.
Ad uno ad uno si staccano piano
e spinti da setacci d’aria,
scendono, girando, con le eliche rosse.
Lì, ti parlo, lì, mi parlo,
perché mi senta faro del tuo mare.
E m’affogo nel tuo intimo pensiero,
fra i tanti ricordi scalzi,
deserti come inverni spogli.

Roberto Benatti




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