martedì 23 dicembre 2014

DOMENICO PISANA SU:"FRAGILE MANEGGIARE CON CURA" DI ESTER CECERE



             Ester Cecere: FRAGILE Maneggiare con cura 
             Kairòs edizioni. Napoli. 2014. Pp. 92. € 10,00
                                            

 Il Presidente
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Modica, 20 dicembre 2014

Gentile Ester,
nel ringraziarti ulteriormente per il dono del tuo “Fragile. Maneggiare con cura”, colgo l’occasione delle Festività natalizie non solo per rivolgerti i miei auguri ma anche per comunicarti alcune mie impressioni sulla tua silloge, che mi è giunta gradita.
L’impatto con le tue liriche mi è stato di forte impulso alla meditazione sul nostro essere nel tempo, tempo di forte naufragio dell’anima, di caduta dei grandi valori dello spirito e di nichilismo esasperato. Il titolo della tua opera contiene già in sé una dichiarazione di poetica e i versi si addentrano nei meandri più profondi della nostra coscienza per aiutarci a cogliere in essa “l’impronta del Divino” , la sola capace di supportare la nostra fragilità umana e di ribaltare l’ordine del nostro vissuto quotidiano: da “Manichino/ in esposizione” che si lascia vivere dal mondo, a uomo che vive “il” mondo e “nel” mondo.
Colgo nei tuoi versi una dolente meditazione esistenziale che si fa linguaggio lirico catartico; le liriche hanno infatti il sapore della vita necessitata dal bisogno di uscire dall’ “oscuro di insidie”, per ritrovare la dimensione veritativa in ogni dove: nelle persone, nelle cose, negli oggetti, nella natura.
Mi piacciono quei versi brevi, quasi epigrammatici, ove si trova essenzializzata la forza di una parola che si fa linguaggio allusivo, analogico, trascendente , polisemantico ed anche olistico.
Stupenda m’appare, poi, la geometria delle tue immagini, che danno “espressione e sostanza” a quella fragilità che cammina latente nelle nostre relazioni, spesso ferite da “Gelidi schizzi/ di marosi invisibili/ (che) il viso schiaffeggiano. Dici bene nella tua nota introduttiva al libro: delle nostre ferite corporee gli altri si accorgono e si dolgono, ma delle “ferite dell’anima” no. Queste , spesso, finiscono per tradursi nell’esistenza di ogni uomo in incomprensioni , solitudine, depressione e financo gesti che in una fragilità non guarita portano a innalzare muri invalicabili.
Cara Ester,
sento la tua poesia muoversi all’interno di coordinate metafisiche che fanno della tua raccolta non un libro di descrizione ma di introspezione. Si tratta di una metafisica istantanea. In un breve componimento riesci a dare una visione dell’universo, un segreto dell’anima, una poetica di cose, di oggetti, tutto insieme.
Il tuo libro ci fa veramente riflettere sul “ senso della fragilità dei sentimenti umani ”, che vanno maneggiati con cura ; nella tua versificazione vi sono rintocchi di amarezza, di incomunicabilità,
di ferite che si aprono e si chiudono, smarrimenti che, tuttavia , non ti impediscono di innalzare al cielo il “canto alla vita, nonostante..” ricordando a te e quindi a noi il monito di Seneca, il quale nel suo De Beneficiis rimproverava agli uomini di dimenticare troppo spesso la propria fragilità. Tu ce la ricordi con i tuoi versi, la vivi nei tuoi versi, la senti come sorella di viaggio e il tuo soffrire è dunque universale, appartiene a tutti noi, ci fa incamminare verso la ricerca di una uscita capace di maneggiare la vita perché non si perda nel bruciore di relazioni artificiali e distorte.
Chiaramente le sensazioni sono state molte e profonde, ma ho voluto comunicarti quelle più significative per testimoniarti che il tuo “sentire poetico” è abbastanza vicino al mio. Molto del tuo mondo interiore mi appartiene e si trova proiettato nella mia raccolta “Tra naufragio e speranza” che a giorni uscirà. Te ne farò giungere una copia per ricambiare il tuo gradito dono. Concludo augurandoti ancora un Buon Natale e un sereno anno nuovo, e lo faccio con le parole che mi sono congeniali, quelle della poesia, quasi a suggello del sorgere della nostra amicizia.
Con stima

Domenico Pisana



SI STENDE L’OMBRA DELLA STELLA

Si stende l’ombra della Stella
sul naufragio d’anime inconoscibili a se stesse
e si adagia sul cuore vuoto di doni
come veltro di speranza
per ricondurre ai piedi del bambino possibilità
rimaste nelle lacrime,
e verità vergate di nuvole.
Con passo timido scruti
attorno al presepe illuminato
questa grotta di silenzi tracimati,
librandola in desideri di pace
irrepetibili e coprendola
di muti oltraggi e di rancori.
Ed ecco che viene il Figlio
sopra le piaghe laceranti
custodite negli scrigni di popoli e razze
attraverso sentieri di un parto non compreso,
sussurrando nella paglia gemiti d’amore
iscritti nella Parola eterna e consegnati
al grigiore di mani fiacche.
Ma là, nella grotta, ove l’Infinito s’è fatto carne
per liberare la rondine nascosta nell’anima,
si rivela il mistero nudo di ragione che dà senso.
Non c’è parola né potenza,
né grido né odio,
né trionfo né vittoria.
Al sorgere dell’alba divina vorrei
che il mio cuore fosse una grotta aperta;
non una pietra sepolcrale.


Domenico Pisana

2 commenti:

  1. Un uomo assai raffinato, con una terminologia poetica di grande sensibilità. Se penso poi che viene da Modica, in qualche modo mi sento coinvolta, date le mie origini. Nessuno meglio di lui avrebbe saputo commentare la tua fragilitá, Ester. Ada Zapperi Zucker

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  2. Caro Domenico,
    la tua recensione sulla mia silloge, perché tale è: una vera RECENSIONE, è stata per me il più bel regalo di Natale! E' acuta, profonda, attenta; rivela il tuo affinato e raffinato senso critico e la tua grandissima cultura. Grazie, Grazie e ancora Grazie. Le "attenzioni" come quelle che tu hai riservato al mio caro "Fragile...", valgono più di qualunque primo premio!!!!! Spero di avere il piacere di conoscerti personalmente. La poesia che mia hai mandato è significativa ed arrivante. Superba la chiusa. Buon Natale, carissimo amico!

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