domenica 21 dicembre 2014

LOREDANA D'ALFONSO PRESENTA: "IL LUPO" DI ANTONIO MOSCATELLO


Presentazione (il 13 dicembre) de "IL LUPO" di Antonio Moscatello, 
Edizioni Kairos





IL LUPO – 13 dicembre 2014


Ho recensito con piacere il romanzo di esordio di Antonio Moscatello, ‘Il lupo’.
Appena mi è stato per così dire, affidato, ho riscontrato due elementi di affinità con chi l’aveva scritto.
Il primo consisteva nel fatto che si trattava di un romanzo giallo, il secondo era il titolo di giornalista dell’autore. Il terzo elemento l’ho trovato addentrandomi nella lettura: parte della vicenda è ambientata in Abruzzo, dove ci sono le mie radici.
E a proposito del lupo e dell’Abruzzo, mi è subito tornano in mente un ricordo di bambina.
Un pomeriggio d’estate, una pineta vicino L’Aquila, un grande recinto con le sbarre di ferro verniciate di verde, e , dentro, la casetta del lupo.
Lo vidi di schiena, grigio e magro, e pensai con delusione ‘sembra un cane’.
Poi il lupo si voltò e mi guardò fiutando, immobile.
Lo sguardo del lupo in cattività è fuoco dentro il ghiaccio, non si dimentica più.
‘Il lupo’ di Antonio Moscatello è un campanello d’allarme, un incubo, un urlo che viene dal passato e che incombe su Marco Polizzi, il personaggio principale.
Un grumo scuro, solido, era rimasto nascosto dentro di lui. Non aveva mai neanche sospettato che fosse lì, in agguato tra le fibre del suo corpo, nella fitta oscurità del suo inconscio, si era mimetizzato perfettamente. Era incombente fin dall’infanzia’.
Marco Polizzi è un giornalista di 42 anni, inviato di punta, uno ‘arrivato’, che va in TV.
Viene spedito nella Marsica per inseguire un caso, ‘il giallo dell’estate’, un bimbo di tre anni sparito nel nulla e ritrovato massacrato in un bosco.
Ad Aquila incontra Leda, giovane corrispondente abruzzese della stessa testata, e le due vite, da quel momento, si intrecciano significativamente.
Leda è frizzante, dolce e tagliente nello stesso tempo, ha un viso con mille espressioni e cattura sia Marco che il lettore.
Il colpevole dell’assassinio si trova subito, l’articolo è scritto e il caso è chiuso, ma.
Ma l’assassino fa un riferimento lupi che hanno sbranato delle pecore. Il lupo, il lupo della favole, è stato il lupo. ‘Fu quella frase, fu il lupo a far scatenare il meccanismo, a muovere gli scambi della memoria, riportando il treno della sua vita su un binario che gli era stato vietato’. Il grumo esplode in Marco quella notte, in uno squallido albergo di paese, il grumo è scuro e denso come i boschi della Marsica.
Marco capisce che deve andare in fondo ai suoi incubi e capire che cosa lo tormenta. L’amore condiviso per Leda sarà la mano ferma che lo sorreggerà in questa ricerca, che parte da un paesino della Puglia, dove abita la madre del protagonista.
Il protagonista è, tra l’altro, una bella figura di uomo, che ama le donne, non come corpi ma come persone. Già preso da Leda, in Puglia incontra Cristina, 21 anni, bella ed eterea, ma con  il seno mutilato da una macchina agricola in un incidente in campagna, sola e rifiutata. Bella la scena in cui fanno l’amore in uno ‘scambio equo’, chiesto da lei.
Marco aiuta la femminilità mortificata di Cristina a venir fuori e non per pena, e non  si ferma qui.
L’aiuta a costruirsi una vita diversa, libera dal padre-padrone.
Le dona le ali.
Una vecchia cartolina che ritrae una spiaggia, sul frigo della casa materna, guida Marco nei labirinti del suo passato.
Seguendo quella spiaggia, torniamo in Abruzzo, sui marciapiedi intarsiati di Silvi marina a me familiari.
Gli oleandri, l’acqua bassissima del mare, la sabbia con il secchiello e le biglie di vetro che i contendevo con i maschietti nei ‘circuiti’ costruiti sul bagnasciuga.
Lì, dai registri dello stabilimento balneare ex Lupo di mare relativi agli anni dell’infanzia di Marco prende forma e identità Virginia Montaguti, un nome che lo perseguita nei suoi incubi e che appartiene ad una bambina vissuta realmente. ‘Virginia emerge dal lago di catrame del suo inconscio, aveva mandato in pezzi i punti fermi della sua vita’.
La madre di Marco, Nora Polizzi, 70 anni, severa e senza dubbi, nella sua casa pugliese rimasta ferma nel tempo, rivela una crepa nella voce quando ricorda Virginia, la bimba che era stata compagna di giochi di Marco.
La madre è inquieta. La madre mente. Perché?
Marco e Leda tornano a Silvi, ma nella notte una bomba fa esplodere l’auto di lei.
Il lupo azzanna.
E’ cangiante, indefinito, è un incubo ma è anche una realtà scottante, se qualcuno li vuole vedere morti.
Torna il Marco Polizzi che ama le donne.
Con un colpo di mano geniale, cavalcando l’onda emotiva dello scoppio della bomba che avrebbe potuto uccidere una giornalista precaria a 4 euro al pezzo, strappa via mail la lettera di assunzione al Direttore, che Leda firma quasi in trance.
Non è solo amante , Marco, ma è collega e amico solidale di Leda che ha il nome di un cigno e un carattere d’acciaio.
A Silvi spunta un’altra figura di donna, Valeria.
Non è vecchia, forse non è nemmeno sulla cinquantina, forse ne ha quaranta mal portati, ma qualsiasi età abbia, è già rassegnata, squallida nella sua acqua gym al mare con la musica a tutto volume.
Ossessivamente concentrata  sulla giovinezza che inevitabilmente sfiorisce. Ha un bel bimbo, potrebbe essere felice ma è vuota come un sacco vuoto.
Eppure l’autore la guarda con dolcezza, svelandone i dolorosi misteri solo alla fine.
E da Roma, nome tutelare di Cristina, si affaccia ammiccando una Ingrid in spider rossa, che evoca immediatamente l’amica nordica del commissario Montalbano che scorrazza con la sua due posti nell’assonnata cittadina di Vigata.
Nel paesino materno Marco non trova risposte.
Tutto quello che, fino a quel momento, era stato terreno certo sui cui camminare, si trasformava in molle argilla in cui affondare. Bastava una pioggia per cambiarne completamente l’aspetto. Seguire le tracce, nel fango, diventava un’impresa: erano impronte poco profonde, appena visibili, lasciate da una leggera bambina di sei anni’.
Virginia Montaguti è il nervo scoperto che Marco  e Leda hanno fatto riemergere dai registri di uno stabilimento balneare.
È stata uccisa a sei anni, nel 1971,  da uno psicopatico.
Ma Marco, da bravo giornalista, ‘l’aveva imparato che spesso la soluzione di un caso è quella più semplice. Ma qualche volta, quando è troppo semplice, è possibile che qualcuno cerchi di farti arrivare a tutti i costi ad un esito di comodo’.
Il giallo continua in un ritmo incalzante e diventa impossibile staccarsi.
Si apriranno nuovi scenari assolutamente imprevisti fino al colpo di scena finale.
Dal punto di vista tecnico, ‘Il lupo’ è un romanzo giallo a schema classico, a enigma, cioè a fatti già accaduti, con un finale che risolve, contrariamente al noir che lascia il finale indistinto.
Il ritmo narrativo è incalzante, lo stile è veloce e fluido.
I luoghi in cui si svolgono le vicende del romanzo sono ben delineati ed hanno una importanza fondamentale nella ricerca degli indizi e nella soluzione del caso.
All’inizio del romanzo, l’autore utilizza la tecnica del flashforward cioè un brano che lancia il lettore nel cuore della vicenda e si riannoderà ad essa più avanti nella lettura.
I personaggi sono delineati brevemente con pochi tratti essenziali che riescono comunque a ritrarli con efficacia.
Insieme alle figure femminili, che abbiamo già esaminato, indimenticabile quella di Virginia, fantasma e folletto, spirito guida e angelo.
La vita di Marco alla fine si ricomporrà in nuovi equilibri e acquisterà una nuova fisionomia.
La famiglia - gli fa dire l’autore – non è una cosa di sangue e di geni, ma è dove ti vogliono bene.
Semplicemente questo’.


Loredana D’Alfonso













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