martedì 2 dicembre 2014

ALDA MAGNANI: "UN PAESE E UN BOSCO DEL NOSTRO APPENNINO"




Le 30 righe di prosa poetica a tema "Gli
Appennini" che hanno fatto vincere ad Alda Magnani il primo premio al concorso “In ricordo di Dino 
Campana”.


Un paese e un bosco del nostro Appennino

Un borgo del nostro Appennino

Un bosco del nostro Appennino

Spingo lo sguardo oltre il sagrato della chiesa più antica di Tarsogno. Altro non vedo attorno che monti e cielo, qualche piccola casa abbarbicata lungo le pendici, fra vene nodose di radici, fitti rami di frassini e castagni. Abbandono la borgata che si stende attorno all’unica strada che attraversa il paese. I viottoli in salita che conducono al monte hanno riflessi di muschio e trasparenze di dolci chiaroscuri. La campana diffonde i suoi rintocchi fra palpiti di cuori innamorati di questa pace panica. Cerco fra i ricordi dei miei passati incontri uno sguardo, un sorriso, un volto amico. Poi entro nel bosco e rispetto il silenzio. Una rosa selvatica mi attira al limite incantato dove il sole gronda più alto chiari silenzi. Le gente che emigrò lieve ritorna in sogno a questa terra odorosa di muschio, funghi e di sambuco e ricorda i tanti cestini di fragole e lamponi che raccolse in lontane stagioni.
Avanzo furtiva, spezzo i fili dei ragni che marcano i confini, sigilli tesi in ore di pazienza. Io, l’intrusa, salgo tra i primi alberi ancorati a pilastri e fondamenta a fianco della strada, carico il piede che non fa rumore sul morbido tappeto delle foglie, bisbiglio quieti passi nel silenzio. Spiccano alcuni fusti, salgono in verticale, seguendo la linea della luce, altri piegano a valle e fanno sforzo maggiore di radici. Cerco appoggio su un sasso imbottito dei corti aghi del larice e con parole zingare racconto al bosco stesso il suo disegno. Gli parlo del fuoco sulle pietre dove ardono pigne e rami secchi. Imito il cinguettio di nidi in mezzo al verde fra stormire di fronde e frullio d’ali. Penso all’agile corsa delle lepri, dei caprioli in fuga dai cinghiali, alla vita nascosta che ferve tra i cespugli. Un gorgoglio lucente squarcia le forre e svela una sorgente sperduta. Alto nel cielo vola roteando un falco nell’aria tersa e spumeggianti nubi raccolgono profumi di ginepro. Ascolto il silenzio del bosco e trovano risposta mille domande sotto questo cielo di pure convergenze. Tutto parla di pace, anche se un vento calligrafico e bizzarro spettina la montagna e scrive una storia millenaria di partenze e ritorni, di speranze e di attese. Io unisco il mio respiro al palpito segreto della montagna. Se più non tornerò, questi luoghi d’incanto vivranno per sempre nel mio sguardo ferito dalla luce e io vivrò nell’orma impressa dal mio incedere dentro il tenero cuore di questi boschi. Sotto il cielo turchino della sera, ormai privo di luce, venato dalle scie dei colori del tramonto, ritorno sui miei passi, rigenerata. Ragnatele di seta si faranno i ricordi.


 Alda Magnani

3 commenti:

  1. Prosa fascinosa. Poesia. Un andare col piede, con gli occhi e con l’anima…tra natura conosciuta che rivela nuova vita e nuove dimensioni di comunicazione, ricordi e significati,…Un andare in salita, in verticale, tra suoni conosciuti e silenzi immoti, incantati, monologando nella dimensione della luce, che svaria e i colori che si fondono e confondono.
    Come mi ricorda una bella, strana, intrigante ed inquietante poesia della grande Antonia Pozzi!, che non ha saputo cogliere nella sua breve vita come l’autrice di questa splendida prosa poetica la dimensione della consolazione, il ritornare rigenerato, le ragnatele di seta che si faranno ricordi

    Io fui nel giorno alto che vive
    oltre gli abeti,
    io camminai su campi e monti
    di luce-
    Traversai laghi morti- ed un segreto
    canto mi sussurravano le onde
    prigioniere-
    passai su bianche rive, chiamando
    a nome le genziane
    sopite-
    Io sognai nella neve di un’immensa
    città di fiori
    sepolta-
    io fui sui monti
    come un irto fiore-
    e guardavo le rocce,
    gli alti scogli
    per i mari del vento-
    e cantavo fra me di una remota
    estate, che coi suoi amari
    rododendri
    m’avvampava nel sangue .(Nevai.1934, da Parole)
    M Grazia Ferraris

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  2. Bellissima, ma della prosa lirica ha ben poco. Molto prosa, poco lirica.

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  3. Gradirei che l'Anonimo mi desse una definizione di prosa liri o mi riportasse almeno qualche esempi di autori famosi. Intanto gli chiedo se conosce la produzione letteraria di Dino Campana.

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