giovedì 18 dicembre 2014

CARMELO CONSOLI: "PESCATORI DI ARSELLE"

Carmelo Consoli collaboratore di Lèucade


Pescatori di arselle


Avanzano nella luce incerta che albeggia
e si fa chiarore d'orizzonti;
raccolgono frutti di mare,
spume vellutate di risacca.
Tirano su quello che resta delle stelle,
la luna che scolora nelle reti.
I pescatori di arselle
nel mare che sbava creste argentine
annunciano maree dorate, brezze mattutine,
ombrelloni aperti nel cuore caldo dell'estate.

Sono ombre lente e scure nel rito d'acqua
che li accarezza e si ritrae,
soli a tagliare a ritroso e in verticale
quell'ora che muta piano
tra blu profondo e rosa perlato.
Escono dai primi raggi screziati sull'onda
Tritoni emersi dalle nenie di correnti,
pazienti nel gesto ampio delle braccia,
nel passo misurato verso riva.

Poi se ne vanno nei controluce dell'aurora,
la sagoma appena rischiarata,
ingabbiati nelle fasce, nelle corde
con i secchi pieni di arselle, l'eco dei gabbiani
e il giallo delle ultime lampare.
Spariscono dietro le vele in secca,
oltre le radure di lentisco,
prima che il sole avvampi
su quel tempo tenue e discreto
e si dileguino i silenzi.

Carmelo Consoli 




3 commenti:

  1. In questa poesia si sente il forte profumo del mare e dell'atmosfera che l'avvolge quando il giorno saluta la notte. Il canto delle onde culla i pensieri dei pescatori che non hanno il tempo di godere la rosea scia che anticipa l'arrivo del sole. Parole che scorrono sulle ali dei gabbiani e lasciano emozioni che gorgogliano in nuovi versi...
    L'onda lenta accarezza
    e timida si ritrae,
    lasciando granelli di sabbia
    avvolti dalla schiuma evanescente
    che brilla nella rosea luce dell'alba.

    E' stato un piacere leggere questa poesia
    Francesco

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  2. Carmelo non si smentisce. Il suo canto si leva altissimo nel panorama poetico italiano e scuote le fronde dei cuori. Leggendolo ho respirato l'atmosfera rarefatta, sublime del romanzo "Il vecchio e il mare" e delle liriche dedicate al mare del Poeta francese C. Baudelaire. I pescatori sciolgono le loro reti nella notte e:
    "Tirano su quello che resta delle stelle,
    la luna che scolora nelle reti".
    Trema il cuore dinanzi a un lirismo così caldo, avvolgente, dinanzi a versi tanto ispirati. Il percorso degli uomini del mare è un rito, un'iniziazione, un battesimo:
    "Escono dai primi raggi screziati sull'onda
    Tritoni emersi dalle nenie di correnti,
    pazienti nel gesto ampio delle braccia,
    nel passo misurato verso riva".
    Difficile commentare il potere della parola poetica in questi casi. Forse è così che si inizia a nascere... un palpito ogni verso, un trovare l'altro nella piccola rinuncia a se stessi. Mi inchino ancora all'amico Carmelo e celebro il suo cantico con tono di preghiera....
    Maria Rizzi

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  3. Mi è molto piaciuto uno dei versi iniziali: "Tirano su quello che resta della stelle".

    Noto alcune rime, però non vincolate da schemi precisi, casuali. Una Poesia "libera" come il mare stesso è Simbolo di libertà.

    L'atmosfera descritta nei versi è molto suggestiva,
    mi ricorda la "Creuza de ma" di De André.

    Un caro saluto,

    Francesco Dettori

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